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COME NASCONO I RETTILIANI ? ... CORRELAZIONE TRA RAPIMENTI ALIENI E COSCIENZA UNIVERSALE-INDIVIDUALE

 
Accade sempre più di frequente che sia la rete a stimolare in me il desiderio di fare, per quanto possibile, chiarezza su alcuni aspetti della vita che, probabilmente da sempre, l’uomo considera fra i più misteriosi e bizzarri.
Questa volta, il destro me l’hanno fornito gli utenti Werther e Blissenobiarella di UfoForum (http://www.ufoforum.it/default.asp), il primo con un sogno pubblicato direttamente nel forum, la seconda sempre con un sogno che mi ha inviato privatamente.
Per entrambi i sogni i suddetti utenti hanno dato il permesso alla pubblicazione.

Di seguito, il sogno di Werther:
Ultimamente ho fatto alcuni "Sogni" diversi dallo schema, arriva il solito rettiliano, che ti dice che tu sei speciale, che sono venuti per restituirti quello che ci è stato tolto. Ma stavolta mentre cerca di portarci nella sua base, arriva un altro essere e lo "paralizza" con una sorta di raggio, lui è incazzato a morte, ma non riesce nel suo intento . L'essere è femminile ha un effetto calmante.
I sogno era abbastanza lucido, vedevo i particolari ad esempio del rettiliano: lingua biforcuta, altezza, colore. L'unica cosa che mi lascia un po’ così è che non cerca di portarci (parlo al plurale perche siamo in due, la seconda persona non so chi sia) in un’astronave sottoterra.
Il fatto e che siamo noi a seguirlo, poi improvvisamente c'è il rifiuto di entrare nella base sotterranea.
È lì che interviene una seconda figura di forma umanoide femminile. Gli spara, lo immobilizza ma non
lo uccide, sono io che nel sogno cerco di ucciderlo.
Ma l'arma che possiede l'essere non funziona se la uso io. 

Grido «fallo fuori, fallo fuori!», ma sembra che non capisca il perché dovrebbe farlo. Ci allontaniamo, in una specie di cerchio rotondo, siamo in parecchi lì. Il rettiliano si riprende, incazzato come non mai, ma ormai non può nulla. Ci dice solo "ritornerò» e poi sparisce con la classica figura «raggio e ufo» che tutti abbiamo in testa.
Il sogno ovviamente è fuori dal classico schema, anche per le cose che mi vengono dette. Cose del tipo: «voi avete qualcosa di speciale ma non lo sapete usare», «io posso insegnartelo, ma devo far parte
di te». 

Parla di simbionte?
Non so.
Resta il fatto che il rifiuto e la sensazione negativa, non ti molla mai con loro. Mentre l'altro essere, quello femminile, non so come spiegarti, è ingenuo in un certo senso e ti lascia un senso di benessere e appartenenza.


Partendo dal sogno di Werther, quindi, cercherò di scrivere qualcosa che possa servire a tutti (tutti, oddio … a più d’uno). A tale scopo, ho pensato, come si dice in Emilia, «di metterla giù bella ‘pesa’» muovendo niente meno che da un'ipotesi formale.
Baseremo la nostra ipotesi sui seguenti assiomi:

a) La Coscienza crea il Multiverso e lo mantiene in essere descrivendolo continuamente.

b) La Coscienza che crea è detta Universale, quella che mantiene in essere è detta Individuale.

c) Non esiste alcuna differenza essenziale rilevabile fra Coscienza Universale e Coscienza Individuale. Ne consegue che le qualità che
è possibile predicare esistenti per l’una lo sono anche per l’altra.

d) Solo la Coscienza (Universale e Individuale) è reale e, in quanto tale, è ontologicamente immutabile. Definiamo tale immutabilità ontologica come «oggettività».

e) Il Multiverso, in quanto oggetto creato dalla Coscienza, è ontologicamente modificabile. Definiamo
tale mutabilità ontologica come «soggettività».

f) L'unico ambito oggettivo esistente è, dunque, ciò che chiameremo 'Campo di Coscienza' mentre ogni altra cosa diversa da esso è pura soggettività.

g) È facoltà della Coscienza trattare ogni cosa diversa da se stessa in modo sia soggettivo, sia oggettivo. 

Ecco fatto, questi assiomi disegnano i limiti del nostro sistema di riferimento e, per restare al sogno di Werther, iniziamo con l’affermare che, in base a f), sia il rettiliano, sia la femmina umanoide sia,infine, la poltrona sulla quale siedo ora sono considerate in eguale misura componenti soggettive della realtà descritta (mantenuta in essere) dalle singole Coscienze Individuali in questo spazio-tempo.
Ora e in base a g), possiamo anche decidere, al contrario di quanto abbiamo fatto sopra, di riconoscere ‘valenza oggettiva’ a tutti gli oggetti che gravitano all’interno dell’esperienza di qualsiasi Coscienza.
Questo perché, nell’ipotesi proposta, la qualificazione d’oggettività o di soggettività è del tutto slegata dal parametro d’esistenza dell’oggetto.
In altri termini, l’oggetto esiste solo ed esclusivamente perché creato dalla Coscienza Universale.
Poi, la Coscienza Individuale potrà decidere di trattarlo come un oggetto modificabile (soggettivo) o non modificabile (oggettivo).
Tuttavia, ciò non necessariamente all’interno di un giudizio di verità, bensì all’interno di un giudizio di
convenienza rispetto alle necessità conoscitive della Coscienza stessa.
Quel che c’interessa, quindi e preliminarmente, è di ricondurre ogni fenomeno che ricada nell’esperienza percettiva dentro un ambito omogeneo nel quale, cioè, i diversi oggetti percepiti dalla Coscienza Individuale siano classificati alternativamente tutti in modo oggettivo o tutti in modo  soggettivo.
Chiaro che non sarà la stessa cosa giacché una Coscienza alle prese con oggetti ontologicamente immutabili è una Coscienza che ha rinunciato al suo potere rispetto agli oggetti che essa stessa ha creato.
L’enfasi, quindi e in questo caso, è posta sull’oggetto osservato che, proprio in quanto tale, acquista una sorta di sacralità intangibile (resa, tra l’altro, formidabile proprio dal Principio di Indeterminazione il quale rende di fatto inconoscibile l’oggetto-particella). A ben vedere, la sacralità d’ogni impianto religioso potrebbe stare proprio tutta qui (compreso l’impianto religioso razionalista, ossia l’ultima grande religione monoteista dell’umanità, ma è discorso che allo stato non c’interessa d’approfondire).
Di contro, la Coscienza Individuale che tratta ogni cosa soggettivamente, ossia come oggetto modificabile, enfatizza l’osservatore.
Ciò, oltre spogliare l’oggetto di qualsiasi sacralità ne legge i comportamenti come espressione
immediata del divenire dell’esperienza.
Ma cosa spinge la Coscienza Individuale a scegliere una visione oggettiva in luogo di una soggettiva?
Semplice: il cervello rettile.
L’uomo è un animale a tre cervelli.
Tre componenti hardware conosciuti come archipallium o rettile, paleopallium o emotivo e neopallium o intellettuale, filogeneticamente ordinati e che, in questo contesto, chiameremo la Triade (struttura che nell’homo sapiens vede il predominio quasi assoluto del cervello rettile e delle pulsioni che da questo derivano, segnatamente: sopravvivenza e riproduzione).
Quando la Coscienza Individuale (potremmo chiamarla Anima, Eloah o Paperino, quel che conta è che siamo tutti consapevoli che si sta parlando di «quella roba lì») prende ad esistere dentro un corpo fisico (per quel che sappiamo potrebbe farlo anche in altri modi), la sua manifestazione è strettamente condizionata dalla Triade che, a sua volta, si trova sotto il dominio incontrastato dell’archipallium e delle sue primitive pulsioni.
Ciò comporta esattamente quello che vediamo ogniqualvolta osserviamo noi stessi o un nostro simile.
Esiste, infatti, una cifra unica che appartiene a ciascuno di noi e che va normalmente sotto il nome di «umanità».
Quella cifra specifica che ci fa sentire, in fondo, tutti quanti «sulla stessa barca».
Tutti quanti uguali e uniti da quel cenno «saputo» che non ha bisogno di parole per far intendere chiaramente: «lo so bene chi sei e che cosa vuoi perché voglio la stessa cosa: sopravvivere e riprodurmi.
Quindi, fai poco il furbo, abbassa la cresta ed uniformati alla svelta perché il lupo cattivo (la morte) è
sempre in agguato».
Ecco, questo spinge fortemente l’intera Totalità psichica (e, quindi, la Coscienza Individuale che la genera) verso una visione oggettiva dell’esperienza perché il profondo senso d’insicurezza che deriva in modo naturale dal predominio di queste pulsioni primitive può essere lenito solo se l’oggetto con il quale ho a che fare è solido e ontologicamente immutabile.
Ho costruito la mia casa sulla roccia … cosa posso temere?
Di seguito, posto il sogno inviatomi dall’utente Blissenobiarella a titolo d’esempio di come la Coscienza Individuale, ente noumenico, è condizionata dalla parte fenomenica della Totalità costituita dalla Triade fisica:

Passeggiavo per il mercato con un bimbo di pochi mesi nel marsupio. 
Il bimbo aveva la pelle chiara e gli occhi azzurri ed era completamente glabro.
Non sapevo se fosse mio figlio. 

Camminavo con lui ed avevo la sensazione che tra di noi ci fosse un dialogo continuo, uno scambio mentale incessante.
Mentre passeggiavamo assorti dai pensieri l'uno dell'altra ci allontaniamo dal mercato e cominciamo a salire lungo una strada di montagna.
Qualcuno si inserisce nelle nostre menti e comincia a raccontarci una storia.
È un racconto lunghissimo che riguarda le vicende di tre bambini down che a dispetto della loro condizione di inferiorità, riescono ad acquisire poteri straordinari ed insieme salvano il mondo dalla
catastrofe.
Io ed il bimbo, che intanto è cresciuto fino ad assumere le sembianze di un bambino di due anni ed al quale sono cresciuti stupendi capelli biondi e boccoluti, siamo entusiasti della storia.
Senza rendercene conto siamo arrivati presso una casetta isolata con il tetto spiovente coperto di neve, in cima ad un monte.
Abbiamo voglia di giocare.
Così invento per il bambino una situazione mentale in cui noi ci troviamo a scivolare sul tetto della casa e spicchiamo il volo, come i piccoli eroi del racconto. Entrambi ci divertiamo e ridiamo felici.
Poi qualcuno mi chiama ed io mi allontano lasciando il bambino a sgambettare attorno alla casa.
Indossa solo un pannolino e degli scarponcini alti, come dei piccoli anfibi.
Scambio qualche battuta con qualcuno che non vedo, poi mi volto ad osservare il bambino.
Un orrore profondo mi pervade.
Come in una serie di flash vedo cosa il piccolo sta per fare: vuole richiamare un meteorite affinché si venga a schiantare accanto a lui.
"OH NO! Ma perchè lo vuole fare?", urlo angosciata.
"Perché richiamare un meteorite e farsi una passeggiata fra le radiazioni è il metodo più rapido per trasformarsi in un coccodrillone siriano..." mi risponde una voce maschile che ho la sensazione sia la fusione di molte voci.
Vedo nella mia mente l'immagine del bambino gonfiarsi fino a stravolgersi ed assumere le fattezze di un enorme drago.
Tutto mentre lui è lì che mi fissa con il suo pannolino, i boccoli biondi, gli occhioni azzurri e un sorriso innocente sulle labbra rosa.
Faccio per correre da lui e fermarlo, ma quelli con cui stavo parlando mi fermano.
"E' quello che vuole. Non puoi impedirglielo» Mi dicono con voci neutre.
Io capisco che hanno ragione. 


Molto bene, nel sogno è presente una profonda interazione dell’io osservatore tanto con il bambino
«biondo e boccoluto» (ossia con una forza psichica nascente), quanto con la parte rettile della Totalità Psichica (ossia con l’archipallium o cervello rettile).
Tuttavia, il «pezzo forte» è costituito dall’evidentissima autonomia che proprio il bimbo mostra d’avere rispetto all’io osservatore (personalità cosciente).
Affermiamo che esso rappresenta senza alcun dubbio una pulsione nascente e sostanzialmente ancora indistinta. È anche facile vedere come il «richiamare un meteorite e farsi una passeggiata fra le radiazioni» sia, in sostanza, un’allusione ad una pratica «spinta» d’iniziazione che permetta a quella pulsione di evolvere rapidamente sino a caratterizzarsi in modo definitivo in senso rettile («trasformarsi in un coccodrillone siriano»).
In effetti e subito dopo il bambino compie la definitiva trasformazione in grande drago.
In buona sostanza, la personalità cosciente non ha alcun potere sul destino delle forze psichiche nascenti che, in base ad a) e b), affermiamo generate direttamente dalla Coscienza Individuale.
Tali forze, infatti e una volta in circolo, sono sotto l’imperio del cervello dominante.
Quello rettile, appunto. Tra l’altro e in riferimento sia alla passeggiata fra le radiazioni, sia alla trasformazione in drago è interessante notare come nel cervello rettile, assieme alla suddetta spinta oggettivista, sia presente anche una fortissima componente magica.
E come questo generi una profonda contraddizione che, tuttavia, è risolta in modo brillante (sic!) tramite la divisione fra religione da un lato e scienza dall’altro.
Ma teniamo il punto, ossia ciò che ha generato questa speculazione.
Parliamo dello schema, piuttosto preciso e sostanzialmente inusuale, riscontrato nel sogno di Werther rispetto alla dinamica delle c.d. abduction.
Mi riferisco, naturalmente, all’intervento della femmina umanoide che entra in aperto (e violento) conflitto con l’adduttore rettiliano, facendolo desistere.
Anzitutto lo schema di base sul quale innestare l’abduction operata dal rettile. Che significa?
Chi sono gli alieni rettiliani? E perché rapiscono?


Sulla scorta dell’ipotesi proposta, la risposte potrebbero apparire semplici.
I parassiti sarebbero oggetti generati dalla Coscienza Individuale sin dal suo primo insorgere nel primate.
Da allora, i parassiti avrebbero preso a vivere di vita propria. In altre parole, nel preciso istante nel quale la Coscienza Individuale si manifesta nella prima scimmia bipede, sarebbero generati i parassiti, per lo più come espressione dell’archipallium (allora dominante al 99.99%), ma non solo.

In realtà, da subito vi sarebbe stata generazione di parassiti anche da parte del paleopallium e del neopallium (giacché anche queste due componenti generano pulsioni specifiche).
Sin dall’inizio, quindi, la parassitosi si sarebbe manifestata come indiretta espressione dell’attività del cervello che l’ha generata, attività divenuta ‘riflessiva’ per l’intervento del centro intellettuale (indiretta poiché gli oggetti generati dal cervello specifico continuano a porre in essere comportamenti
coerenti con la cifra caratteristica della fonte che li ha generati).
Quando, infatti, entra in gioco la terza forza (consapevolezza, il terzo cervello) iniziano i guai perché, assieme ad essa, nell'uomo entra la morbosità poiché la consapevolezza porta con sé la morbosità nella forma di un attaccamento eccessivo e malato alle cose.
Si pensi, ad esempio, ad un’emozione come la semplice attrazione.
Questa, perfettamente funzionale nel primate poiché regolata sino ad un momento prima dalle sole
dinamiche feromoniche, diviene improvvisamente oggetto di speculazione consapevole.

In altre parole, il centro intellettuale comincia ad usare delle energie degli altri due centri.
Gioco estremamente pericoloso giacché se con il centro emozionale le cose possono ancora essere tenute sotto relativo controllo, con quello rettile il controllo è del tutto fuori discussione.

Così nascono i rettiliani.
Così nasce il Mostro che, in realtà, non è che un'istanza rettile vestita di consapevolezza.
Senza consapevolezza avrebbe portato il primate ad uccidere una preda per cibarsene. In questo modo, invece, il primate è portato ad accaparrarsi quanto più può perché dal centro rettile la paura della morte non cessa mai di fluire mentre la mente consapevole, da parte sua, non vuole morire affatto.
Con lo scorrere del tempo, poi, si ha un’evoluzione coscienziale inevitabile che determina un aumento del peso delle istanze derivanti dagli altri due cervelli.

Questo fa sì che nasca e si affermi il concetto di morale che, di conseguenza, porta l’uomo ad un traguardo drammatico.
Tale traguardo è rappresentato dalla vicenda cristica, ossia l’evento grazie al quale la stessa Coscienza Individuale compie una scelta molto precisa: il sacrificio del Logos (il Cristo) in favore del Serpente (il cervello rettile).

Il fatto è che un tale sacrificio sembra rendersi necessario poiché l’uomo (i.e. la Mente) è ancora troppo giovane.
L’uomo è appena uscito dall’infanzia e quel che c’è, quindi, è una Mente adolescente, problematica ed ipercritica conquistabile non più con la semplice promessa di beni terreni (l’unico interesse del cervello rettile), ma piuttosto spostando il fuoco della tensione vitale sul problema morale (istanze
superiori divenute molto attive).

È per questo motivo, quindi, per questa sostanziale inadeguatezza ad una realizzazione spirituale
piena e consapevole che l’autonomia delle istanze superiori (incarnate dal neopallium) deve essere bloccata tramite la messa in scena del dramma divino che si concretizza nella crocifissione  (paralizzazione) del Logos, ossia dell’espressione della parte noumenica della Totalità che incarna le istanze più alte.
Con ciò il cervello rettile (il Serpente, Satana) è messo nelle condizioni di regnare sul mondo materiale, ancorché per un tempo finito.

Il passo si può leggere direttamente nell’Apocalisse di Giovanni:

20 – 

1 Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'Abisso e una gran catena in mano. 
2 Afferrò il dragone, il serpente antico - cioè il diavolo, satana - e lo incatenò per mille anni; 
3 lo gettò nell'Abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni. Dopo questi dovrà essere sciolto per un po' di tempo. 

Difficile essere più espliciti.

Il veggente dell’Apocalisse disegna con chiarezza disarmante la fine del regno del cervello rettile: «2 Afferrò il dragone, il serpente antico - cioè il diavolo, satana - e lo incatenò per mille anni».
In altre parole e a mente del sogno di Werther, l’intervento assolutamente sorprendente, aperto e diretto della «femmina umanoide» (istanza superiore) nei confronti del rettile rapitore potrebbe (dico potrebbe) rappresentare il segno autentico che il tempo indicato nell’Apocalisse di Giovanni è realmente venuto.
Il tempo nel quale la Coscienza Individuale libera il Logos dalla croce per inchiodarvi il Serpente.
Interessante, a questo proposito, il fatto che il «controllo» dell’intera vicenda (destinata a durare duemila anni) è affidato ad accadimenti e scritti di tono morbosamente religioso (Nuovo testamento).
Ciò è voluto per evidenti ragioni di coerenza.
Il sodalizio fra il Serpente e la parte morbosa del terzo cervello, infatti, connota da sempre e in modo naturale l’intera esperienza cosciente in senso profondamente religioso (spesso smaccatamente manicheo).
Ne consegue che l’era del Serpente deve essere dominata da strumenti idonei e perfettamente comprensibili come, appunto, lo strumento neotestamentario.
Il dramma cristico, quindi, costituisce l’aggancio fenomenico rispetto a vicende riguardanti noumeni.
In questo senso, nulla d’oggettivo.
Sennonché e proprio per le necessità esposte, nulla di più oggettivo.
Ma è solo un gioco di parole il quale, infine, rende bene la forza del sogno nel quale la Coscienza
ha scelto d’immergersi.
Sogno che in Oriente chiamano Maya.
Manca solo l’eventuale relazione con il 2012.
(articolo tratto dalla rivista tracce d'eternità, nr.8)


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, Il professor Corrado Malanga, ricercatore e docente di Chimica Organica presso l’Università di Pisa dal 1983, si interessa dell’esplorazione nel campo degli oggetti volanti non identificati da quasi quarant’anni, durante i quali ha dapprima organizzato la ricerca per il Centro Ufologico Nazionale (CUN) in qualità di responsabile del Comitato Tecnico Scientifico, proseguendo poi il suo lavoro come fondatore del Gruppo Stargate Toscana. È stato columnist di importanti riviste di settore quali Notiziario Ufo, Ufo Network, Dossier Alieni, Stargate, Stargate Magazine, Area 51, nonché collaboratore di due opere enciclopediche sugli UFO, ed è stato più volte invitato dai principali network radio televisivi italiani per dibattere il tema degli ‘ET’. Fra le più significative ricerche effettuate dal professor Malanga ricordiamo gli studi sulle analisi al suolo di tracce di presunti UFO e gli studi sul fenomeno dei Crop Circle. È autore de ‘I fenomeni BVM’ (Mondadori) con R. Pinotti e ‘Gli Ufo nella mente’ (Bompiani). I suoi articoli possono essere rintracciati in Internet sui siti www.ufomachine.org e www.sentistoria.org. Attualmente i suoi interessi sono rivolti alla problematiche legate ai Rapimenti Alieni (abduction), che studia mediante tecniche di ipnosi regressiva e Programmazione Neuro Linguistica.

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