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L'ESTASI DELL'ANIMA = USCIRE (dagli ingranaggi) PER ENTRARE (in SE STESSA)





L'ingranaggio della nostra umana esistenza ingloba ogni cosa [tutte le stravaganze del pensiero e le varianti del dolore... L'ingranaggio del mondo ingloba ogni stupore, ogni ricordo, ogni attesa... ]


Tuttavia l'ingranaggio è soltanto l'esterno rispetto ad un'interno vividissimo e ignoto; questo interno può negarsi alla conoscenza - figlia dell'ingranaggio - ma non all'anima, che libera si leva in volo verso l'esperienza vivente.

L'anima si tende spasmodicamente per far saltare l'ingranaggio e ad esso sottrarsi. 

Essa sperimenta così l'unità dell'io e del mondo: non entra più in un singolo contenuto, ma in ciò che vale infiniti contenuti.

... Eppure, per l'anima, neanche questo è ancora completa libertà.

Non da sé l'ha ottenuta, bensì dall'altro, un altro che è preda dell'ingranaggio. 

Così un qualsiasi evento dell'ingranaggio - un pensiero che muta il volto dell'amato, una nuvola che muta il volto di una roccia - può impradonirsi dell'anima e minare l'unità, sicché essa si trova abbandonata e nuovamente asservita al vortice di sentimenti e degli oggetti. 
E anche nell'istante della purezza, può apparire una sorta di lacerazione, il prorompere di qualcosa , e allora, al posto dell'unità, ad un tratto ci sono due mondi separati, e tra loro un abisso sul quale è teso il più traballante di tutti i ponti; oppure c'è il caos, il brulichio delle tenebre che non conoscono unità.



Esiste però un'esperienza , che dall'anima cresce in se stessa, senza scosse né intoppi, in pura singolarità.
Essa si attua e si completa al di là dell'ingranaggio, libera dall'altro, inaccessibile all'altro.


Non ha bisogno di nutrimento, e non esiste veleno che possa raggiungerlo.


L'anima che in essa è immersa sta in se medesima, possiede se medesima, sperimenta se medesima - sconfinatamente.


Non vive più un'unità perché si è data tutta a una cosa del mondo, perché si è tutta raccolta in una cosa sola del mondo, ma piuttosto perché si è tuffata interamente in se stessa, si è immersa completamente nel proprio fondo, nocciolo e buccia, sole e occhio, bevitore e bevanda. 

Questa esperienza , assolutamente interiore, è ciò che i Greci chiamavano ékstasis, cioè andare fuori [ dagli ingranaggi , è sottinteso :D]

(Martin Buber - Confessioni Estatiche)



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