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NICOLA CUSANO





Nicola Cusano, De docta ignorantia:
« [...] ed ha con la verità un rapporto simile a quello del poligono col circolo: il poligono inscritto, quanti più angoli avrà, tanto più risulterà simile al circolo, ma non si renderà mai uguale ad esso, anche se moltiplicherà all'infinito i propri angoli, a meno che non si risolva in identità col circolo. [...] »



-> Ogni ricerca consiste, dunque, in una proporzione comparante, che è facile o difficile. Ma l'infinito, in quanto infinito, poiché si sottrae ad ogni proporzione, ci è sconosciuto
-> tanto più egli sarà dotto, quanto più si saprà ignorante  


 Da wiki:

-->   noi siamo il poligono, Dio è il cerchio
->  l'uomo non potrà mai conoscere Dio finché è parte del finito, e dunque finché è in questa vita, ma nell'infinito può risolversi in identità col cerchio, cioè con l'Infinito stesso (Dio); questo potrà, però, solo se moltiplica per l'infinito di Dio il suo finito.
-> un chiaro limite alla ragione umana, che non può andare oltre il finito, e che, dunque, di fronte all'infinito non può che annullarsi, e in questo diventare infinita. Il concetto di episteme, quindi, per Cusano è assolutamente impossibile, dacché non è possibile cogliere Dio nella Sua totalità nel durante finito, o anche nella Sua parzialità attraverso dei gradi, che dovrebbero essere infiniti e dunque sempre fuori dal finito che è l'uomo.
--> La congettura è l'unica conoscenza umana possibile, ma tuttavia è sempre sbagliata a causa della sua indefinita parzialità; comunque, nonostante le congetture siano sempre sbagliate, sono nobili, e bisogna congetturare perché la verità non sta nelle varie ed infinite congetture che l'uomo può fare, ma sta nella stessa tendenza alla Verità infinita e pura, che nell'uomo si traduce poi necessariamente in qualche congettura. Quindi la verità non è nella congettura, ma nella tendenza alla verità che è stata causa di tale congettura.
-> tutti gli opposti coincidono in Dio, poiché Egli, essendo infinito, è al di là del principio di identità e di non contraddizione.
-->  la ragione è la sfera umana "aristotelica", ovvero dove vale e regna il principio di non contraddizione, ed è comune anche agli animali; l'intelletto, invece, è la sfera "divina" nell'uomo, poiché in essa si può intuire la comune radice di ciò che appare opposto alla ragione e nella quale, dunque, gli opposti coincidono.
-> Il mondo come "Dio contratto" -> il mondo è tutto contenuto in Dio, ed è dunque "implicito" in Lui, poiché Egli stesso è la "complicatio" di tutte le cose, ovvero l'implicazione che ogni cosa ha in sé -> ne diviene anche l'esplicatio, cioè l'esplicazione, in quanto si dispiega nelle cose stesse, rimanendo comunque al di là di esse; per spiegare questo pensiero, fa l'esempio matematico dell'unità, che genera la molteplicità rimanendo sempre sé stessa. -> Dio il centro dell'universo, allo stesso tempo anche circonferenza.

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