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DELLA IMPRONTA DELLE COSE -

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DELLA IMPRONTA DELLE COSE - CAPITOLO 1 .

Quanto si dice di Dio non ha valore senza la conoscenza della Impronta, la quale si trova secondo l'Essere di tutti gli Esseri

1.- ogni parola, ogni scritto, ogni insegnamento su Dio non ha valore, se la conoscenza della impronta non sia acquisita, perché tutto ciò allora non trae origine che dalla storia e dall'udito dire, in cui lo Spirito è muto. Ma se lo Spirito svela la impronta, si intende e si comprende allora come lo Spirito si sia manifestato fuori dell'Essenza, mercé il Principio, nel suono e con la voce.
2.- Perché sebbene io oda parlare, insegnare, predicare, e anche se io legga, non comprendo completamente e non assimilo i discorsi e le letture, se il loro Spirito, balzando fuori dalla loro impronta formale, non entri nel mio e non vi si imprima. Solo allora ho una base visuale o auditiva solida, come solo allorchè si dispone del batocchio si può suonare la campana.
3.- Da ciò deriva che tutte le facoltà umane hanno un'unica radice e madre e se ciò non fosse, un uomo non potrebbe comprendere la parola d'un altro.
4.- Perchè mercè la parola una forma d'essa un'altra forma, secondo il suo principio particolare. ci si intende dando allo spirito una forma con la quale può penetrare in altri uomini e risvegliare in essi le forme d'una Impronta eguale. I due moti si inqualificano allora l'un l'altro e allora non v'ha più che una comprensione, una Volontà, uno Spirito e un Intelletto.

5.- In secondo luogo diciamo che l'impronta o forma non è lo Spirito, ma il corpo dello spirito così come una viola la quale se non è toccata e fatta vibrare, non lascia udire alcun suono. La Natura formale non è che una essenza muta, una viola ben accordata, che, sotto le abili dita dello Spirito della volontà diffonderà armonie meravigliose a seconda delle proprietà delle corde sfiorate.
6.- Nell'anima umana l'Impronta esiste secondo l'Essenza delle Essenze e non manda all'uomo che l'abile Artista capace di trarne soavi melodie, cioè il vero Spirito dell'altissima Potenza eterna. E quando si suscita nell'uomo e lo commuove al Centro, allora esso tocca l'Istrumento della forma umana e la forma esce dalla bocca con la parola. L'uomo interiore si manifesta nel tono della parola e così l'anima prende naturalmente coscienza di se stessa.
7.- L'uomo ha in sè effettivamente tutte le forme dei tre mondi, essendo una immagine completa di Dio o delle essenze, e vien disposto così durante la gestazione. In lui v'hanno tre architetti, che sono il triplice Fiat dei tre mondi e che lottano per rendersi padroni della sua forma. L'uno dei tre ottiene il Predominio e lo riceve nell'Essenza; dopo di che lo strumento si accorda nella sua triplicità.
8.- Non appena l'uomo è nato, il suo Spirito fa risuonare questo strumento. Allora la forma spirituale si verbalizza e agisce fuori del bene e del male, perchè nello stesso modo che risuona una viola, i sentimenti escono dalla Essenza dell'anima e con essi la volontà con i suoi atteggiamenti. E in tal modo si spiegano le differenze di carattere tra figli degli stessi genitori.
9.- Bisogna poi rimarcare che, quantunque un fiat abbia il predominio e modelli la forma a sua immagine, gli altri due gli si accompagnano purchè vibri il loro strumento. Perciò un uomo o una bestia, quantunque naturalmente inclini o al bene o al male, reagiscono tanto per l'uno che per l'altro, contro la naturale tendenza, all'orchè subiscono una reazione esterna molto forte e il cattivo attenua spesso la sua complessione esterna quando la sua complessione interna sia eccitata, cosa che accade allorchè in Buono eccita tale Strumento interno col suo desiderio di carità. Al contrario, allorchè il Malvagio agisce con la sua forza collerica sulla complessione interna del Buono, l'ira si risveglia in quest'ultimo.
10.- Come le forme vitali sono Materiate dal Fiat durante la gestazione, così pure vien delineato lo spirito naturale, perchè esso emana dall'Essenza dei tre principi ed esala una volontà egualmente somigliante.
11.- Ma questa volontà può essere infranta da una volontà più forte che sforzi le forme interne e prenda il sopravvento, come vediamo la forza del Sole convertire la piacevole dolcezza l'acredine dun profumo amaro. Una buona pianta non può mostrare le sue qualità in una terra ingrata e un onest'uomo si corrompe in compagnia dei malvagi. Queste azioni si imprimono nella forma esteriore proporzionalmente al potere dell'azione interna e si possono scorgere in un uomo nel suo eloquio, nelle sue azioni, nella forza delle membra e del viso. Anche gli animali, le piante e ogni cosa infine sono contrassegnati esteriormente secondo l'interna struttura.
12.- Gli stessi cangiamenti dal Bene al Male producono la loro impronta esterna e si può seguirne lo sviluppo attraverso i loro atti quotidiani.
13.- Così le bestie feroci, una volta domate, non manifestano più il carattere primitivo, che riappare solo mercé emozioni straordinarie. Allora l'artificiale e l'acquisito scompaiono.
14.- Così una pianta, trapiantata da un terreno ingrato in un terreno fertile, acquista profumi aggradevoli e qualità benefiche, rivelando la sua essenza interna.
15.- D'altra parte noi vediamo in questo mondo in che maniera l'essenza unica interiore si sia manifestata con la sua somiglianza secondo il desiderio della generazione e in che modo s'è diversificata, per il lavorio interno, nelle Stelle, negli Elementi, nelle piante e in tutte le creature.
16.- Solo perchè la comprensione risiede nella impronta, è permesso all'uomo, l'immagine della maggiore virtù, di conoscere se stesso e l'essenza delle essenze, giacchè dalla forma esterna di tutte le creature, dai loro desideri, dal loro linguaggio si può comprendere lo spirito nascosto, avendo la Natura elargito a ciascuna cosa il suo linguaggio secondo l'Essenza e la forma. Il linguaggio si origina fuori dell'essenza e si manifesta con la voce nelle creature animate e nelle altre con l'odore, le qualità e l'aspetto.
17.- Tale è il linguaggio della Natura, per cui ogni cosa esprime le sue proprietà ed esalta la Madre che l'ha generata e le ha largito l'essenza e la facoltà di assumere una forma.

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DELLA IMPRONTA DELLE COSE - CAPITOLO II

Dell'opposizione e della lotta dell'Essere di tutti gli esseri.

1.- Dalla quantità infinita delle forme, di cui ciascuna produce la sua diversa volontà, possiamo dedurre che l'Avversità esiste anche nella Essenzialità originaria e che le peripezzie di questa lotta in cui una essenza attacca sempre l'altra generano le malattie e i dolori.
2.- Qui è la base della medicina, vale a dire l'arte di temperare l'una con l'altra le essenze di guidarle tutte verso un equilibrio armonioso. Senza questa lotta non esisterebbe la natura né la volontà, ma il nulla eterno, perchè la volontà origina il moto, che tende al riposo e s'eccita di per se stesso cercandolo.
3.- L'ufficio del medico consiste nell'eguagliare le volontà, che tendono d'altra parte, come alla gioia più completa, a unirsi alla volontà similare. così è riprodotta l'eguaglianza della Natura eterna, nonchè l'eterna sua Pace.
4.- Tali azioni non sono d'altra parte estrinsecate materialmente, ma sono caratterizzate dalle lotte interiori, ciascuna essenza tendendo senza posa a sottrarsi a ogni urto e a ricuperare la tranquillità perduta.
5.- In tal modo verifichiamo come il migliore rimedio della Contrarietà sia la Libertà che è una luce e quasi il desiderio dello spirito e come la bramosia dell'essenza sia l'eguaglianza: due alimenti per cui si può che dare e cessare d'inqualificare la fame dell'Avversione alla lotta.
6.- Dunque, poichè la vita umana consiste nell'azione di tre principii in una triplice essenza e possiede un triplice spirito di ciascuna proprietà dell'essenza, cioè il Fuoco centrale, la Luce eterna o la proprietà dell'essere divino e la proprietà del mondo esterno, ci abbisogna considerare in qualmodo ciascun spirito combatta con la sua essenza e in che consista la cura, vale a dire il rimedio dell'armonia.
7.- Oltre la Natura si trova il Nulla, o il silenzio e il riposo eterno. In questo Nulla, o il silenzio e il riposo eterno. In questo Nulla sordo, dall'eternità, una Volontà versa qualche cosa ch'essa appetisce e non è in fondo che sè stessa,  poichè non v'ha Nulla fuor che sè stessa. Tale brama è la proprietà della fame che si sazia di sè medesima e questo ingerimento produce l'oscurità.
8.- La Volontà è obbligata dunque a restare fra le tenebre e volendone venir fuori si crea una seconda volontà che tende verso la libertà. Ma è una tensione che non può riuscire che al Nulla perchè più essa vuole e più la volontà primitiva la raffrena in se stessa. Questa lotta origina tre forme.
9.- La cupidigia è l'Astringenza che da la purezza, la quale è una chiusura, da cui proviene il freddo; poi l'espansione, che stimola la durezza che causa il movimento, la quale lotta contro l'Astringenza e la rinforza d'altrettanto. Questa lotta provoca un miscuglio nella cupidigia che è l'essenza e da questa rottura, da questo conflitto perpetuo proviene la terza forma, l'Angoscia dolorosa.
10.- Queste tre forme s'esaltano e s'attivano sempre più provocandosi l'un l'altra e originano la Natura, che, essendo qualche cosa, è opposta al Nulla calmo e immobile.
11.- E ne nasce l'Inimicizia. Tale è il centro della Natura. All'inizio, nel primo principio, è uno spirito; nel secondo è un Amore; nel terzo è una Divinità. E nel terzo principio, che è il mondo fisico e astrale, le tre forme si chiamano Solfo Mercurio e Sale.
12. - Nel primo Principio Sol è la volontà libera come tendenza del nulla verso qualche cosa nella libertà soprannaturale; Fo è la bramosia di questa tendenza, che comprende la genesi della Natura eterna e della Natura esterna, perchè la durezza e l'attrattiva severa aguzzano le essenze e le perpetuano contro. Mercè il Sol, l'angoscia tenebrosa diviene una luce è nel terzo Principio il Sol è l'olio della natura in cui arde la vita e crescono tutte le cose.
13. - Il Sol in realtà non è separato dal Fo. E' un unica Divinità che ha due proprietà: gioia e dolore, luce e tenebre; due mondi: L'uno di fuoco oscuro nella severità, l'altro di fuoco luminoso nella libertà. Quest'ultimo fa comprendere la Divinità, il primo la Natura ed entrambi sono la causa reciproca della loro esistenza.
14. - Il dolore è il medico del desiderio di libertà, mercè l'angoscia che fa che il Nulla divenga una vita e prenda coscienza di se stesso cosa che non gli sarebbe stata consentita restando nella calma.
15. - E la luce, o il Sol è il medico della bramosia della natura tenebrosa, arrestando il turbine dell'Angoscia, che si converte in una sonorità nell'essenza.
16.-  Ciascuna delle tre proprietà sta a sè pur albergando l'una nell'altra e per mezzo dell'immaginazione l'una è il medico dell'altra, perchè l'Eterno è Magico.
17.-  La seconda forma della Natura nell'Eternità è l'Irraggiamento delle essenze acute e pungenti. L'essenza nasce dove v'ha turbamento, giacchè il Nulla è tranquillo. Nel terzo principio v'ha il Mercurio ostile e velenoso, causa della vita, del moto e dei sensi. Esso esiste affinchè sorga la molteplicità senza fine e senza fondo.
18. - Questa forma cerca il riposo a mezzo dell'irrequietezza ed è l'inimica di se stessa. La sua medicina è dupplice come la sua bramosia che si volge a un tempo verso la libertà tranquilla e verso l'irrequietezza della ricerca di se medesima. La volontà radicale cerca la gioia; perciò esce dal Nulla e s'immerge nel movimento doloroso, in cui essa stessa può ritrovarsi.
19.- Questa volontà trovata desidera ancora la pace del Nulla, per poter godere la tranquillità e la gioia. Così, al fondo d'ogni cosa vanno due volontà l'una tesa verso il fuoco irascibile e la ruota d'angoscia per generare la Natura, l'altra verso la vita di luce e la gioia della Natura.
20. - Il medico della prima è il desiderio della libertà e quello della seconda il furore nella bramosia affamata. Tali sono nel Centro di ciascuna vita, l'amore e la collera di Dio, il bene e il male, il piacere e il dolore e il loro incessante mescolarsi.
21-22. -- V'ha una terza volontà che nasce come da un'essenza delle due prime ed è il loro spirito e il loro padrone, perchè può provocarle tutte e due a suo capriccio. Essa è la vera vita.
23.- Il desiderio della libertà ha nome Dio, il desiderio della natura è chiamato la collera di Dio. Il mondo oscuro è il primo principio e il mondo luminoso è il secondo principio. Essi non sono separati l'un l'altro, ma vivono insieme e sono la causa e la cura l'uno dell'altro e quello dei due che agisce, si manifesta all'esterno per suo Carattere.
24.- La terza forma è l'Angoscia, che si per se stessa è il Fiat e che, operando con le altre due, produce la quarta forma che è il Fuoco.
Nel terzo principio essa è il Sale secondo la sua materia, ma secondo il suo spirito essa ha molti aspetti. E' la forza corporizzante, può essere solforosa o un bagliore mercuriale; in se stessa è un'agonia acuta.
25.- Essa contiene un fuoco freddo e oscuro e un fuoco caldo. Il primo si genera dall'Astringenza, o attrattiva acuta; il secondo proviene dallo stimolo del moto nell'Angoscia e lo accende il desiderio della libertà.
26.- Le tre forme si sviluppano l'una nell'altra e non hanno che una sola Madre, che è la volontà bramosa della manifestazione.
27.- L'angoscia, o fame dello spirito del Sale, ha due volontà. La prima è quella verso la Natura, la seconda è figlia della precedente. E gira intorno a se stessa dalla manifestazione alla libertà. Perchè la vita che circola nella Natura non le appartiene essenzialmente ed ha in se stessa il desiderio di manifestare il suo interiore.
28.- La prima volontà del Sale nella ricerca di sé stesso costituisce il centro della Natura. E' un baleno e un terrore e questo si sprigiona da quello per spiegarsi in un qualche cosa.
29.- Questo centro, questo furore è il mondo tenebroso. l'uscita verso la manifestazione è il mondo esteriore, l'altra volontà che si sprigiona dalla prima è il mondo della luce, il regno della gioia, la vera divinità.
30.- Il mondo tenebroso appetisce il mondo esteriore, manifestato per saziare la sua fame; il mondo esteriore aspira all'essenza o alla vita, che è la risultante dell'Angoscia.
La sua bramosia è il miracolo dell'eternità. un mistero, o uno specchio, o l'oggetto della ricerca della prima volontà.
31.- E' il Solfo, il Mercurio, e il Sale, perchè una tale bramosia è un appetito di se stessa e la sua propria sazietà. Sol desidera il Fo. Fo desidera il Mercurio e questi due desiderano il Sale, loro figliuolo loro abitazione e loro alimento.
32.- L'immagine dell'inimicizia prodotta dalle sue bramosie è l'uragano e i baleni. Allorchè il fuoco del sole scatena la grande angoscia, raggiunto che abbia il Salnitro, l'infiamma, giacchè esso è il baleno o il pungolo del Mercurio. Questo baleno provoca la tensione fredda dello spirito del sale, che si riconcentra in sé stesso, così che il baleno visibile cede a causa della leggerezza del Salnitro.
33.- Poi si leva il vento, vale a dire lo spirito delle quattro Forme e la grandine è provocata dal freddo e l'acqua proviene dalla brama della luce che agisce sullo spirito freddo del sale, vale a dire sulle nubi, disciolte in pioggia da quest'ultimo.
34.- Così il baleno, Salnitro ardente, riceve il fulmine che provoca l'astringenza. Indi il vento comincia a turbinare.


DELLA IMPRONTA DELLE COSE - CAPITOLO III

 CAPITOLO III
Del grande mistero di tutti gli esseri.
1.- Cerchiamo mostrare la manifestazione Divina attraverso la Natura. Come Iddio ha un principio eterno e una fine eterna, così anche la Natura del mondo interiore è eterna.
2.- Fuori della Natura Dio è un mistero, un Nulla. Questo nulla abisso senza fondo, è l'occhio dell'Eternità e contiene una volontà che è il desiderio della manifestazione per ritrovare sé stesso.
3.- Questa volontà che ha il nulla ha sé davanti, non può ricercare che sé stessa e non trovare che sé stessa nella Natura.
4.- E' in questo mistero prenaturale v'ha una volontà verso la manifestazione e un'altra volontà, nata dalla prima, verso la possanza e desiderosa del Reame della Gioia.
5.- La bramosia avvampa ed è lo spirito della volontà un tessuto che crea immagini spirituali nell'infinito del mistero.
6.- Questa stessa forma è l'eterna saggezza della Divinità, la triplice unità di cui non possiamo scandagliare il fondo. Ma considerando l'atto della creazione, noi separiamo Dio dalla Natura.
7.- Questo è l'arcano più occulto. l'abisso si manifesta, la Natura eterna ne è l'estrinsecazione corporale, la Natura esterna visibile è una generazione dello spirito interiore nel bene e nel male, una rappresentazione dei mondi incandescente e luminosa.
8.- L'anima concepisce la natura eterna; lo Spirito dell'anima, o la nobile immagine di Dio, concepisce la genesi del mondo di luce angelica; lo spirito sidereo e elementare concepisce la genesi e le proprietà delle stelle e degli elementi. Ciascun occhio contempla la madre che l'ha generato.
9.- Descriveremo la genesi di tutti gli esseri, indicheremo come queste tre madri sieno l'una la causa dell'altra e come ciò possa avvenire dopo la scaturigine di ciascuna madre.
10.- Nessuno contesterà che l'uomo sia una similitudine di Dio, un immagine dell'Essere degli Esseri. Restiamo dunque in Dio, poichè la visione si compendia nella luce.
11.- Abbiamo spiegato come il generarsi di questo mondo sia da attribuirsi al Solfo al Mercurio e al Sale; vedremo adesso in che modo si stabiliscano le separazioni interiori e come tutto si formi dal Centro.
12. - Nel principio eterno come nel principio temporale del mondo, il Solfo ha due forme. Sol è la tendenza verso l'eterma libertà, il desiderio che balza dall'abisso e in questo desiderio è l'iniziarsi della Natura.
13.- Sol è Dio, Fo è la Natura, Come si riscontra nella essenza solforosa del corpo materiale di questo nome. La sua essenza è una Materia disseccata e contrita, la sua proprietà è dolorosa e composta di esalazioni ignee e la causale risiede nella sua dupplice origine, provenendo dalla bramosia che è attrattiva e dalla libertà che è irraggiante.
14.- La bramosia essendo un'attrazione, produce la durezza e il fuoco; la libertà produce l'accensione del fuoco o la luce. Sol è la luce, Fo è il fuoco. Nondimeno la luce e il fuoco si manifestano non nel Solfo, ma pelMercurio e nel Sale, che è il vero corpo dell'essenza.
15.- La prima bramosia che si accende nel desiderio nella libertà sostanzializza tutto. E' la madre unica di tutte le cose create.
16.- Il Mercurio Nato dal Solfo è la distinzione in luce e tenebre, la ruota infrangente causa delle molteplicità ed esso separa i metalli, in cui era accolta la libertà, dalle terre grossolane in cui agisce la bramosia cupida.
17.- Al principio del suo formarsi, esso possiede tre qualità: il tremito della severità, l'angoscia per l'Impressione della bramosia austera e l'espansione della molteplicità, che è la sua vita essenziale.
18.- Quest'ultima qualità tende di per sè stessa a venir fuori dalle tenebre ed è stata stimolata dall'oppressione dell'austerità. Diventa allora una vita attiva e sensibile, uno splendore che è il regno della gioia.
19.- Bisogna Comprendere che lo spirito si separa dall'essenza e l'essenza resta nell'Impronta e diviene materiale, ossia tale o tal altro metallo, a seconda della primitiva compressione nel Solfo, o anche terra. Nessun metallo può esser generato senza il Salnitro, che è lo spavento nel Mercurio, che si materializza mercè l'impressione austera e si scinde in Solfo, salnitro e sale, senza che v'abbia in ciò corpo di sorta, ma solo lo spirito dell'essere. L'essere si libera dalla morte con un agonia che si compie nella grande angoscia della impressione, la quale è la vita mercuriale e in questo dolore lo spavento salnitrico brilla come un baleno. Poi la libertà rientra in sè stessa e l'essere s'immerge nell'angoscia austera e tenebrosa.
20.- Non appena la collera trabocca così, provocando lo spavento, concepisce la dolcezza e comincia a chetarsi. Questo spavento proviene dal Mercurio, o dall'angoscia della morte.
21.- Con esso divampa il fuoco, che scinde l'essere in due parti, rispettivamente Verso la collera e verso l'amore.
22.- Questa seconda parte della materia, che vuol essere liberata dalla Collera, s'abbassa al di sotto di sé stessa ed è un'acqua che la collera mantiene prigioniera. la collera produce i metalli. la libertà è l'acqua generata col fuoco dalla morte nella dolcezza della luce.
23.- Siccome quest'acqua si forma nello spavento del Salnitro, è multipla, perchè lo spavento produce una vita essenziale e un corpo bruto e insensibile, di cui la materia è morta. Ogni corpo è simile al suo spirito essenziale.
24.- La prima parte della Materia è generata dal desiderio verso la Natura e verso la manifestazione dell'abisso, la seconda dal desiderio verso la libertà.
25.- Nel momento dello spavento, dall'angoscia in un primo tempo, si produce un'acqua solforosa.
26.- Poi, dall'allettamento austero, un'acqua salina. tutte le cose create hanno un sale che contiene e attrae i Corpi e un Solfo che possiede l'olio o la luce, vale a dire il desiderio della manifestazione, da cui proviene la crescita.
27.- Poi, dallo spavento del salnitro proveniente dall'amarezza, un acqua terrestre oscura e morta che contiene tutto ciò che è divenuto corporale.
28.- Consideriamo adesso il più grande Arcano, quello dell'essenza celeste e delle gemme e dei metalli di cui essa è il principio.
29.- Abbiamo visto come il primo desiderio verso la Natura passi attraverso tutte le forme sino alla più alta esaltazione, raggiunta la quale rientra in sè stesso, come una vita che esca dal fuco. Il fuoco eterno è magico e spirituale.  La libertà lo accende, la Natura eterna lo attizza. ciò che il fuoco distrugge è divino e perciò la luce e il regno della dolcezza si manifestano per il suo ardore.
30.- Le proprietà della prima madre si frazionano, mercè lo spavento salnitrico, in un'acqua che è un essenza possente e che il Cristo ci assicura che colui che ne beve riceve la vita eterna e in un fuoco che si chiama il cielo ove si realizzano i miracoli della gioia divina. L'acqua è il verdeggiare del paradiso, il fuoco genera l'elemento eterno, cioè la corporeità divina in cui si trova tutto quanto può esser conosciuto di Dio.
31.- Circa il mondo esteriore, scrutando i diversi corpi dei Metalli delle pietre e delle creature viventi, la ragione si chiede qual mai sia l'origine di ciascuna cosa, posto che non hanno che una Madre unica e che l'eternità non ha principio. Noi osserveremo dunque questa madre e la separazione del tempo e dell'Eternità nei due Principii, il divino e il terrestre, che anch'esso è divino.
32.- Gesù chiama Satana principe di questo mondo; pure questo principe è la creatura più miserabile di questo mondo. La madre che tutto ha generato contiene nella sua proprietà il Solfo, il Mercurio, e il Sale, spirituale, cioè quanto è uscito dalla sua Impressione, e il suo Fiat produce creature differenti secondo la qualità originaria della separazione.
33.-  E anzitutto gli spiriti eletti generati dal Centro di tutti gli esseri col libero desiderio della proprietà del fuoco, che hanno le proprietà dei due mondi eterni. Dopo la loro corporizzazione, quelli fra essi che restarono nella proprietà del libero desiderio e che introdussero la loro volontà del fuoco nella luce, furono angeli. Coloro invece che introdussero daccapo la loro cupidigia nel Centro, divennero diavolo e furono discacciati dalla libertà e dalla luce.
34.- Così i diavoli non possiedono né il regno di Dio né quello di questo mondo, perchè quest'ultimo fu creato con le due qualità e il diavolo non possiede che la Collera.
35.- Dopo gli spiriti eletti, Dio ha creato il mondo visibile con le stelle e gli elementi a guisa di filiazione della madre eterna e tutto ciò è stato tratto dall'eterno cominciamento e ha avuto un punto d'inizio temporale. Il moto della madre ha scaldato le forme ed esse hanno prodotto le corporizzazioni. In seguito Dio ha creato la terra.
36.- La prima bramosia verso la Natura s'imprime in tre forme: Solfo, Mercurio e Sale e tutto ribolle e s'agita in seguito a questa impressione sino a raggiungere la più violenta angoscia, sino allo spavento salnitrico.  Il fuoco dilata. ciò avviene nel Solfo.
37.- L'attrattiva austera è un pungolo assillante, la forma stessa del Mercurio e in questo stato coesistono sue volontà: l'angoscia proviene dalla bramosia e il desiderio della libertà. Esse non possono scindersi e la lotta aumenta sino a che il fuoco non divampa per l'accensione del Salnitro. L'ardore del fuoco placa il dolore e tale è la morte.
38.- Ma la libertà domina la morte, lo spirito dell'angoscia si materializza e non conserva più se non un'azione essenziale impotente e in mezzo a quest'incendio, fra il crepitare del Salnitro, ciascuna proprietà s'individualizza e si materializza formando i metalli e le pietre.
39.- L'oro, il metallo più perfetto, proviene dalla Libertà conquistata, nell'impressione austera, libertà che è l'involucro del Sol e che fa crescere i metalli. Mentre le pietre non hanno che pochissimo Sol. Quelle preziose nascono dal baleno che separa la vita e la morte nell'istante del suo congelarsi scricchiolante. Perciò esse possiedono grandi virtù e racchiudono in esse il nome della potenza divina. Per la stessa ragione l'oro è assai prossimo alla corporeità divina, in modo che con esso potrebbero essere liberati i corpi morti e resi spiriti alati, naturalmente con la permissione di Dio, benchè ciò sembri impossibile.
40.- Gli altri metalli provengono dalle differenti impressioni del fuoco e della luce al loro liberarsi dal caos divino e ciascuna materia è un essere analogo allo spirito da cui è stata generata e trasformaibile col fuoco in una luce parimente analoga.
41.- Nello stesso modo che l'anima si rispande entro le facoltà dell'uomo, l'Anima eterna si ritrova nella luce più sfolgorante e tra le tenebre più profonde. Il mondo terreno non è che un'immagine del mondo eterno.
42.- I cori Angelici, le stelle, le piante e quanto altro esiste, tutto ha la stessa costituzione.



DELLA IMPRONTA DELLE COSE - CAPITOLO IV .


Dalla nascita dei quattro elementi e delle stelle alla proprietà metallica e creaturale.
1.- Tutto d'unque proviene da una sola e unica Madre e, secondo la Legge dell'Eternità, tutto si scinde in due essenze, la mortale e la immortale, spirito e corpo. Lo spirito è la vita e  il corpo, che è come un'abitazione per lo spirito, è la morte. La santa Trinità s'afferma mercè la nascita e la Generazione. Anche in cielo si trovano l'Essenza e lo Spirito, di cui vediamo l'immagine in questo mondo esteriore, animato da quattro Elementi che provengono da un solo.
2.- Al tempo della creazione del mondo tutta l'essenza dell'Eternità di commosse e la sua forma s'arroventò pel desiderio della manifestazione, dividendosi all'atto della generazione in quattro parti: Fuoco, Acqua, Terra e Aria.  Quest'ultima è lo spirito mobile dell'essenza. E tutto ciò si può osservare nel Solfo, che comprende queste quattro cose.
3.- Gli astri sono anche generati dalla prima Madre, formano insieme come un corpo ed escono dallo Spirito interiore come un piede o una mano crescono dal tronco, secondo la forma ricevuta sin dal primo istante della vita del centro.
4.- La madre primitiva, che è il desiderio o la bramosia, s'introduce e si manifesta in sette forme, benchè non dimori che in tre sole forme.
5.- La prima forma è austera ed è un attrazione severa, causa di freddezza, del sale e di tutta la corporeità.
6.- La seconda forma è un pungolo del moto e causa la sensibilità dell'amarezza, dell'odio, delle gioie e dei dolori.
7.- La terza forma è la grande Angoscia della realizzazione, sorgente di sue volontà: l'una che tende alla più alta esaltazione del Fuoco, l'altra alla morte nel Fuoco della gioia, che s'immerge nella Collera e ritorna in sé per fornire elementi di splendore all'esaltazione del Fuoco.
8.- La quarta forma è il fuoco stesso, principio primo della Vita, mercè cui il mondo tenebroso viene separato dal mondo luminoso. Tutte le separazioni materiali si compiono nel suo ribollimento e la corporizzazione ci s'inizia così come la moltiplicazione secondo la proprietà del primo Spirito eterno, corpo mortale secondo l'Essenza, essere vivente  secondo l'effervescenza del Fuoco.
9.- La quinta forma è il secondo desiderio, che nasce dopo la separazione dal desiderio della Libertà, l'ideale più alto dell'amore, e dal desiderio del Fuoco, sorgente della Gioia ed ogni vera esistenza. L'Amore largisce l'Essenza perchè come questa è attivo e espansivo. Dio è incluso in ogni essenza e dà al fuoco la fame dell'Essenza senza della quale esso non potrebbe sussistere,  così come avviene dello splendore della Luce e del desiderio dell'Amore, perchè la luce Brilla pel fuoco e senza di esso si estingue e l'amore diventa angoscia, come si riscontra nei demoni.
10.- La sesta forma esce dalla Ruota infuocata che produce la molteplicità delle essenze, mercé il Mercurio, nel ribollimento nitroso. Una forma s'introduce nell'altra pel concorso del Fuoco; allorchè dunque il desiderio amoroso penetra le forme, esse divengono desiderose, perchè il Mercurio, Fanciullo amoroso, risiede in tutte le cose.
11.- Quì risiedono e nascono il gusto, l'odorato, l'udito, la vista, il tatto e la parola; là una nuova effervescenza contenuta nella Luce Riempie tutto; altrove la Vita nella Morte, l'Amore nella Collera, la Luce nelle Tenebre; Quivi infine lo sposo abbraccia la sposa e Dio stesso fa tacere la collera, il furore degli elementi. Da questa forma provengono il linguaggio, l'intendimento, i sensi e la vita che circola nei vegetali, gli alberi e le erbe, a seconda delle loro proprietà particolari.
12.- La settima forma serve di corpo, e di dimora a tutte le altre, allorchè queste gustano il desiderio dell'amore per la loro azione mutua. allora in ciascuna sorge una bramosia di luce, un desiderio penetrante e una possente attrazione e dalla bramosia e dall'oggetto della bramosia scaturisce un'essenza che agisce indipendentemente dalla morte. Allorchè l'immaginazione della Bramosia è troppo veemente, se non può saziarsi, si spegne nel ventre della Madre e il nascituro muore.
13.- La prima fame del Centro innanzi al Fuoco è una fame spirituale che produce il mondo tenebroso, mentre la fame del libero piacere produce il mondo luminoso. Questi due mondi restano spirituali sino a che non attraversino il Fuoco e allora muoiono allo Spirito e di essi non restano che l'immagine e la manifestazione di quello Spirito incomprensibile che si chiama Dio nell'Amore e nella Collera.  
14.- Così tutto permane: la fame temporale produce un corpo temporale, la fame eterna un corpo eterno e tutte e due non formano che una cosa sola, pur senza confondersi. 
15.- La settima forma corporizza dunque questi spiriti secondo l'istessa loro fame e nella creazione del mondo s'è effettuata una separazione riscontrabile in tutte le cose: Sole, Stelle, metalli e pietre.
16.- Nel Firmamento v'hanno sette pianeti, nella Terra sette metalli; i pianeti, come i metalli, hanno proprietà costanti; gli altri minerali e le altre Stelle sono meno importanti e la nascita delle cose è sottomessa alla ruota planetaria.
17.- La Divinità, considerata come luce, è il centro d'ogni vita, proprio come è del Sole nel mondo manifestato. Dalla vita più intensa le creature più elevate sono cadute nell'angoscia più bassa. In ogni cosa esteriore si riscontrano due proprietà, la temporale e l'eterna; la proprietà del tempo è manifesta, quella dell'eternità è occulta, benchè imprima ogni cosa di sé. 
18.- Quanto proviene dal desiderio della Libertà risiede con la radice in una proprietà celeste e col corpo in una proprietà terrestre; l'eterno giace nel tempo e si manifesta per suo mezzo. Solfo è celeste nell'inferiore e terrestre nel corpo. Non dimeno produce una rassomiglianza celeste fuori dall'eterno, come è visibile nell'oro e ancora meglio nel corpo dell'uomo, se questi non sia stato corrotto dalla cupidità di Mercurio. Perchè l'uomo spirituale celeste si riscontra nel Solfo e l'uomo corporale nel Mercurio. Ugualmente la proprietà metallica è nel Solfo, la più nobile. 
19.- Anche nel mondo celeste v'ha una proprietà proveniente dall'effervescenza della Libertà, allorchè il suo desiderio s'infiamma nel regno della gioia e ciò accade quando il Solfo celeste diviene per opera Del Verbo un'essenza nel Mercurio celeste. Ma se il verbo desidera manifestarsi a somiglianza dello spirito e dell'essenza, secondo la Trinità divina e secondo l'Essenza mortale e immortale s'imprime negli Elementi e finalmente nell'Uomo,  immagine vivente di ogni Essenza, nei mondi divino e esteriore. Egualmente i metalli sono un'immagine mortale dell'essenza vivente e celeste del mondo interiore.
20.- Il Solfo ne è il principio, perchè Sol è il libero piacere della Luce desideroso di manifestarsi a mezzo del Fuoco e Fo è la sorgente del desiderio attrattivo, che produce la proprietà terrestre e teneborsa e la severità dello spirito, cioè l'essenza ignea. In questa severità si ritrova Saturno, ciò che è impresso; Mercurio; appetenza cupida e Marte, furore della fame e causa della Collera: cose che appartengono al Fo,  proprietà del desiderio libero.
21.- Questa proprietà genera l'Essenza in Saturno Mercurio e Marte, Prodigando sè stessa in ogni proprietà e improntando loro forma corporea. ma se il desiderio libero diventa anche una fame, esso modella altresì tre forme; Giove,  Sorgente del desiderio; Venere, desiderio del desiderio e Luna, corpo del desiderio; mentre il Sole è prodotto secondo la Proprietà della Luce. Tutto ciò è Spirito e ciascun Spirito si converte in Essenza a mezzo della fame, essenza fissa e variabile, mortale e immortale, celeste e terrestre.
22.- Nella proprietà saturniana, il desiderio del libero piacere produce il piombo secondo la proprietà di Saturno stesso, il sale secondo l'acqua di Saturno, le pietre e la terra secondo la terra di Saturno.
23.- Ma la libertà, agendo in Saturno secondo il suo modo particolare, vi produce l'oro. Perchè, separandosi lo spirito e il corpo, lo spirito del desiderio è sole e il corpo è oro, oro che va inteso in Saturno secondo la proprietà del Desiderio libero e non secondo la proprietà terrestre e la salinità del piombo. Il desiderio saturniano raccoglie in sè questo fanciullo dorato, non nella sua forma grigia, ma in un fulgore oscuro, così che diviene un gran Signore, non per sè medesimo ma pel figliuolo che ha in gestazione. Ed esso non è il padre suo, ma lo copre del suo manto nero, affinchè Mercurio che modella il fanciullo non possa allietarsene, ed è il suo Fiat o il suo Creatore. Nè può largirgli un corpo differente dalla sua proprietà, perchè costituisce l'essenza del libero desiderio pervenuto al più alto grado della corporeità nella morte fissa. Nondimeno esso non è la morte, ma una chiusura rappresentativa della divina essenza celeste. 
24.- Mercurio è l'Architetto di questo fanciullo coperto da Saturno e l'inghiotte e lo impasta secondo la sua fame ignea e lo spoglia del suo manto nero e gli abbisogna il sole per essere saziato. Poi lavora nel fanciullo col suo fuoco, soddisfa il suo desiderio satollo della proprietà del sole di cui si è nutrito e ne sostenta il fanciullo sino a che questi non abbia assimilato i quattro elementi e gli astri. Allora il Padre gli da l'Anima come spirito igneo e la sua prima Madre, che soddisfaceva la fame di Mercurio come spirito dell'anima, o vita luminosa. La morte è discacciata in tale istante, la Tintura è prodotta, il fanciullo è nato e poco dopo s'individualizza e diventa migliore del Padre, ma non della Madre, nella semenza della quale esso era prima che il Padre operasse. Esso infrange l'essenza ignea del Padre, che è la testa del serpente e passa per la morte del Fuoco. Se tu non comprendi ciò, tu non sei nato per concepire le sublimità della scenza spagirica.
25.- Consideriamo egualmente i gradi di Azione della libertà eterna sul Solfo nelle altre proprietà dei Pianeti. La forma della Generazione è una Ruota. Così agisce il Mercurio nel Solfo. 
26.- La nascita più elevata è circolare come il Desiderio, poichè questo mondo è sferico. Allorchè la Libertà ha dato a Saturno il suo più intenso piacere, si ravvolge nel desiderio suo proprio secondo il modo della Dolcezza e della Gioia e s'inabissa; in seguito la Luna vi risiede e Mercurio vi lavora egualmente. Dalla prima Impressione, secondo la quale il Fuoco separa il giallo dal bianco, si produce allora un corpo che è l'Argento. La Luna scaturisce dal giallo e si tramuta in bianco mercè la dolcezza divina e siccome la sua sorgente ha il colore del Sole, essa sospira senza posa dietro il Sole e ne attira a sè il fulgore. 
27.- L'Argento è il metallo più prossimo all'Oro ed è generato quasi nel modo istesso; Venere lo copre del suo manto, come Mercurio, ma l'Argento non ritiene le proprietà né dell'una né dell'altro, ma quelle bensì di sua madre, la Dolcezza nella Libertà. A causa del SoleLuna ha proprietà celesti, benchè resti terrestre per la potenza del suo desiderio e semplice tabernacolo delle essenze celesti e terrestri. Lo stesso è del corpo esteriore dell'uomo che, prima del fallo d'Adamo era simile all'argento; ma poi, quando morì pel desiderio, solo la proprietà terrestre rimase in lui così che sospira sempre dietro lo splendore del Sole. Egli vorrebbe rilucere con la Luna fuori del Sole; ma non riceve che un riverbero lunare di cui si glorifica, sino a che non rinasca nello splendore del Sole, virtù divina del Mercurio celeste. Egli è allora il figlio prezzioso dell'essenza divina, attualmente coperto dalla Luna terrestre, vale a dire dalla carne.
28.- Il Domicilio dell'Argento è anche Saturno, che è causa della prima congiunzione. Ma esso volge solo il suo desiderio verso il germe d'oro, l'avviluppa nella sua proprietà terrestre e lo fa cuocere da Mercurio. 
29.- Il Desiderio del Libero Piacere è fisso; guida la sua volontà in ogni verso e colloca Giove verso l'alto della Ruota, sotto la virtù saturniana. Il suo metallo è lo Stagno; per esso il desiderio della Libertà esce dalla bramosia della Severità, che ne è il Fiat.
30.- Effettivamente il desiderio della Libertà s'intensifica e cresce come una pianta, ma Mercurio, che è l'Architetto, converte questo movimento in rotazione e come la nascita eterna è opera del Mercurio celeste, parola eterna del Padre generatore, così è del movimento del Padre nella creatura. L'esempio ne è visibile nel cielo planetario e nel composto umano.
31.- In primo luogo v'ha il vero uomo dal cuore d'oro, immagine della Divinità; poi l'uomo d'Essenza divina, dal corpo interiore composto nella tintura del Fuoco e della Luce, che somiglierebbe all'Argento fino se non fosse stato corrotto; in seguito l'uomo elementare gioviano, il mercuriale verdeggiante e paradisiaco, il marziano ingneo e animico secondo la virtù del Padre, il veneriano dall'eterno desiderio acquoso e in settimo luogo infine il solare, spettatore delle meraviglie di Dio. Così i sette metalli possiedono una proprietà secondo il mondo interno e una secondo il mondo estermo. 
32.- Allorchè il movimento rotatorio oltrepassa Giove, esce mercurio con un metallo rotto secondo il suo spirito, argento vivo all'esterno, internamente operazione paradisiaca e, per la sua proprietà spirituale, è il registratore della parola e delle lingue. E' scritto che Iddio ha creato tutte le cose dal Nulla con la sua Parola; l'eterno Mercurio celeste è la Parola che il Padre profferisce nella sua Luce, l'articolazione è la sua sapienza e la Parola è la formatrice.
33.- Quando il mercurio interiore opera nella virtù di Dio, il Mercurio esteriore lo compie egualmente nell'essenza creata. Esso è lo strumento con cui Dio opera esteriormente nella vita e nella morte, secondo la proprietà di ciascuna cosa. Secondo Saturno edifica, secondo sè stesso distingue e fiacca in Saturno la durezza e lo schiude alla vita, ai colori e alle forme secondo le due proprietà terrestre e celeste. Secondo la prima fa uscire dal desiderio primordiale della natura, che è Saturno, il furore dell'impressione, che è Marte, gli dà l'essenza ignea, dirige lo Spirito igneo verso il Solfo in tutti i Pianeti e prodiga a ogni cosa la sua effervescenza e il vero spirito della vita. 
34.- Marte è la grande angoscia della prima impressione; si divide dalla libera volontà amorosa e si chiama all'ora collera di Dio e furore della eterna natura. Come l'Amore di Dio si separa dalla Collera il cielo dall'inferno, Dio dal Diavolo, lo stesso accade al nascere della natura esteriore. 
35. - L'Amore esce dal furore ed è una caduta o una umiltà, perciò Venere giace nella linea di Marte sotto il Sole. Il suo metallo è il rame perchè l'Amore è un desiderio di Luce e di Gioia; la materia di Mercurio proviene dal desiderio d'amore e se questo desiderio vuol corporizzarsi, bisogna che passi pel fiat igneo marziano prima che Saturno non lo materializzi. 
36.- Il metallo di Venere è dunque parente prossimo del Sole per la sua tendenza verso la libertà, ma siccome ritiene una gran parte di fuoco nel separarsi da Marte, è troppo igneo. 
37.- Il metallo di Marte è il Ferro, furore del Solfo in cui s'accende il Fuoco. Esso si materializza mercè la severità del Desiderio. Marte è il fuoco di Venere, l'anima sua ignea con cui essa si corporizza e senza della quale non darebbe che Acqua nell'effervescenza nitrica, perchè il Fuoco suo non è che un sorriso.  Esso non può largire per sè medesimo un'essenza corporale, essa non dà al figliuolo suo un'anima creaturale. Marte gli da l'anima, Saturno il corpo. Lo Spirito del Sole può tingere Marte e Mercurio in oro più facilmente che l'argento, ammenochè quest'ultimo non sia ridotto nella sua prima forma, in cui Saturno Marte  e Mercurio sono amalgamati nel Solfo.  Venere riceve la sua durezza da Saturno e il rossore da Marte.
38.- Il desiderio di Venere verso il Sole è violento, perchè esso è la sua prima madre. lo splendore che distingue Venere fra tutti i pianeti e le Stelle, le proviene dalla Madre così come la sua gioia e il suo riso. Venere è propriamente una vera figlia del Sole solforoso e perciò gli è prossima celestialmente e terrestremente. 
39.- Perchè Dio Padre genera l'Amore col suo cuore, di cui il Sole, che largisce le Virtù a ogni cosa e a ogni essenza, è la figura del mondo esteriore. 
40.- Tutto proviene, mercè la Trinità, dalla parola di Dio e dal suo cuore, che si manifestano in e per l'essenza, che è la saggezza per penetrare di bel nuovo verso il Cuore e la Forza, come dice San Paolo: "Ogni creatura attende con noi d'essere liberata dalla sua vanità".
41.- Così è dell'essenza esteriore dei Metalli, dei Pianeti, delle Stelle e delle Creature: tutto aspira al suo centro, alla madre prima, al Sole di solfo che è la tintura di ogni essenza. Il Sole corregge quanto il furore di Marte ha guastato del primo desiderio allorchè è passato in Saturno. E come il sole divino tinge la Collera per trasmutarla in Gioia, il Sole esteriore trasforma Saturno e Marte, che sono il solfo esteriore, così che i metalli e le creature possano crescere e prosperare. In modo che il Sol è il centro della Ruota planetaria, da cui sono sostenute tutte le cose.

DELLA IMPRONTA DELLE COSE - CAPITOLO V

Della morte sulfurea e della resurrezione e reintegrazione del corpo nello splendore originario.
1.- Ogni vita e ogni movimento, l’intelligenza, la ragione e i sensi hanno radice nel solfo, che è a un tempo il desiderio della Natura e quello del libero piacere.
2.- La Morte e la costrizione provengono dal desiderio della Natura, la dilatazione e la vita del desiderio della libertà, il quale tinge così il desiderio della Natura tenebrosa da opprimerlo. La vita così s’innalza dalla morte. Senza luce non v’ha vita e quando la luce si estingue nell’essenza del Solfo regna la morte eterna, a meno che Dio non si commuova di desiderio piacevole in tale morte, non potendo questa tollerare la vita, se tuttavia il desiderio del libero Piacere nella Natura, in cui nasce questa costrizione che è la morte, non si manifesti.
3.- Perciò l’uomo passato attraverso la morte solforosa, non può essere rivivificato che mercé l’azione libera del piacere nel suo Fo, il quale commuove così il centro della Natura nella proprietà animica e nell’essenza dell’anima.
4.- Noi sappiamo che il Vero Solfo è un generamento di ogni spiritualità e corporeità riguardo alla sua prima sorgente celeste. Esso è anche il generamento dell’Essenza di tutte le essenze, perché tutto giace in questa sorgente primitiva contenuta nel Tempo e nell’Eternità. Ma è anche, secondo il regno di questo mondo, immagine dell’Eterno, perché in esso sono raccolti il tempo e la creatura, il visibile e l’invisibile.
5.- Ora l’uomo, come ogni altra vita, secondo il regime di questo mondo, è nato dal Solfo esteriore, partecipando egli stesso dell’interno e dell’esterno e la Creatura esteriore soltanto dell’esterno. Perché l’uomo è l’immagine di Dio, mentre gli esseri inferiori sono immagini secondo la figurazione del generamento interno nella sapienza divina, vale a dire nell’Essenza celeste secondo i due principi eterni profferiti.
6.- E l’uomo era buono e perfetto, creato secondo i tre Mondi come un’immagine e un tempio di Dio ed era l’Essenza stessa di ciò che Dio è secondo l’Eternità e il tempo nei tre mondi, ma con l’origine creaturale. Egli morì pel desiderio secondo l’essenza celeste divina, perché il desiderio interno, nato nel centro igneo che costituisce la vita della divina Essenza e che accende l’essenza della divina dolcezza in cui riposa la forma angelica, volgeva dal puro elemento divino verso la nascita temporale esteriore, sorgente delle proprietà planetarie e elementari. Così nell’uomo l’essenza divina, o corporeità interiore, non conservava più né regola né vitalità ed era la morte, perché il fuoco dell’anima della proprietà del Padre si stornava dalla proprietà del Figlio, nella quale solo si raccoglie la vita divina.
7.- Così l’anima nuda dimorava sola con la sua volontà verso il Solfo esteriore, mentre l’interiore restava nella tranquillità eterna e immobile, nel nulla in cui non si compiva più operazione alcuna.
8.- In modo che l’uomo non viveva che nel tempo col suo corpo esteriore. Il nobile oro della corporeità celeste che doveva tingere il corpo esteriore era scomparso e il corpo esteriore dimorava pertanto solo nella Vita della Natura con la forma e la proprietà di Marte, che è il furore solforoso e l’ira Divina e del mondo tenebroso. Ma poiché il corpo esteriore fu creato dal tempo, esso riceve il regime degli Astri e degli Elementi. Il desiderio benigno della Divinità, che impregna il tempo affinché sia santa la vita nelle creature corporali, si spegneva poco a poco trasformandosi in acqua in queste creature e l’anima dovette contentarsi della luce del Sole.
9.- Allorché dunque la volontà e il desiderio si sottomisero al conduttore temporale, questo poté arrestare il loro Spirito e far perire il loro corpo. Perciò Dio ordinò ad Adamo di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del Bene e del Male, se non voleva morire. Cosa che effettivamente accadde. Adamo morì nel Solfo, nel Sol del regno di Dio, che è il piacere della libertà divina, per cui rifulge lo splendore e in cui arde il fuoco dell’amore divino.
10.- L’unico rimedio a questa morte era il ritorno del desiderio di Dio nel Sol e nell’Essenza morta per riaccenderli al fuoco dell’Amore di Cristo. Solo così si poteva risollevare il corpo celeste e farvi risplendere ancora la Luce divina. Occorreva inoltre che il desiderio dell’amore rientrasse nel desiderio della collera per spegnerla e vincerla e che l’acqua divina coprisse il fuoco divorante dell’anima per annientare la morte furiosa nel Fiat austero del desiderio della Natura. Così il desiderio dell’amore poteva essere riacceso nell’anima e aspirarvi a Dio.
11.- Perché la Beatitudine dell’uomo consiste nel suo desiderio di Dio e quando il desiderio riceve la dolcezza divina, si fonde e diventa essenziale e lo spirito dell’anima, che giaceva sotto la collera come in un sepolcro, viene a risiedervi e resuscitarvi. Perché l’Amore tinge la morte e le tenebre e le rende ancora capaci dello splendore del Sole divino.
12.- Lo stesso dicasi della trasmutazione dei metalli. Il Solfo giace come un morto in Saturno, ma trattasi di una vita vegetativa a causa del Mercurio esteriore.
13.- Perché il corpo metallico raggiunga la sua maggiore perfezione, occorre che muoia al conduttore  esterno, cioè agli elementi, e si riduca a un Solfo simile a quello che era nell’Elemento unico prima d’essersi rivestito dei quattro Elementi.
14.- Ora nessuno può ridurlo a tanta purezza se non colui che gli ha largito gli Elementi e che può ritoglierli. Solo colui, con Mercurio come operaio, può riprenderlo al Saturno tenebroso, trasmutarlo e separare da lui col fuoco i quattro elementi per ricollocarlo nell’Elemento uno. Tanto farà Iddio nell’ultimo giorno, separando col fuoco l’essenza dei quattro Elementi dall’Elemento puro, principio della corporeità eterna, nel modo istesso che alla morte dell’uomo  i quattro elementi si distaccano dal puro elemento divino, che è l’uomo vero, e il corpo celeste rimane isolato.
15.- Il corpo giace in Saturno ravvolto in misere vesti; ma esso è marcato da Mercurio suo Padre e dal Sole sua madre e manifestato dalla vita di Marte. Però sua madre non si fa conoscere esteriormente, salvo che non si ecciti alla collera il suo operatore con la propria cattiveria. Quando la sua collera l’infiamma, esso diviene tanto altero e affamato che, non trovando da saziarsi in sé stesso, attacca il suo operatore e Creatore (come avviene del malvagio verso Dio), sinché non sia divorato e consumato esso stesso, salvo che non si plachi la sua frenesia. Ma nessuno può far ciò, se non Dio, e se egli non interviene a tempo, questa fame annienta il corpo nel furore e nella tenebra eterna.
16.- Questa fame non chiede che la misericordia divina per essere liberata dall’Angoscia infernale; ma non di meno non può ottenerla, perché è chiusa nella collera di Dio insieme alla tenera Madre che ha cominciato ad allattarla. Allorché poi Dio le invia la sua grazia e l’amor suo, la Collera se ne spaventa, la fame si pente della sua cattiveria e, volendo convertirsi, si sforza a spogliare il vecchio Adamo. Subito l’Artista la ritrae dalla Collera e si prepara a fecondarla; il vecchio Adamo diviene infermo e debole, affatto oscuro, nero, sinché non muoia; i quattro elementi si separano e intanto l’Architetto dell’amore divino lavora nell’oscurità al corpo del fanciullo che deve resuscitare la morte, senza che alcuno vegga tanto lavoro.
17.- L’Artista non lavora. Egli dà solo all’operaio la sua sostanza, sinché non scorga la vita vegetativa rilevarsi nella Morte oscura con un colore differente dal nero. Allora l’uomo nuovo è pronto. L’Artista presenta l’anima all’Architetto e costui meraviglia che un’altra vita entra in lui. Introduce l’anima nel nuovo corpo e si ritira nella collera. L’Uomo Nuovo resuscita dalla morte in una grande gloria e passando nella Collera vi rompe la testa del vecchio serpente. E la Collera è impotente contro di lui.


DELLA IMPRONTA DELLE COSE - CAPITOLO VI

Della generazione dell’acqua e dell’olio, della differenza fra loro e della vita vegetativa

1. – Ogni vita vegetativa consiste in Desiderio e Bramosia. Il Desiderio è una volontà libera, un nulla in rapporto alla Natura; la Bramosia è una fame. Dalla bramosia esce lo spirito attivo e naturale e dal desiderio il soprannaturale, che non di meno appartiene alla Natura.
2. – La Bramosia è l’attività dell’essenza, una specie di fame; il Desiderio è l’essenza della fame che prende in se stesso. La bramosia è lo spirito naturale; il desiderio appartiene alla libertà, perché Dio non ha bramosia nella propria essenza e non avendo bisogno di nulla tutto è suo ed egli stesso è tutto. Ma ha una volontà di Desiderio ed egli stesso è questa volontà di manifestazione. Né può esservi manifestazione del libero desiderio senza bramosia, perché esso è il compimento della bramosia affamata della Natura e si abbandona volontariamente alla fame della Natura, essendo uno spirito senza essenza e senza bramosia e libero come il nulla. Ma la bramosia ne fa un’essenza secondo due proprietà: quella della libertà eterna e quella della bramosia che dà la vita vegetativa.
3. – La libera essenza è e dà un olio, a cui la bramosia impronta la vita. L’olio è una luce e la bramosia gli da un’essenza, la proprietà ignea, mercé la quale diventa uno splendore. Il libero desiderio resta non di meno una libera volontà, ma abbandona la dolcezza alla bramosia perché divenga essenza e splendore, ne tende che ad essere dolce, buono e amabile ed è come un nulla, in cui non esista movimento, ne tormento.
4. – Ma non è il nulla, perché è il principio del desiderio e si dà come lo splendore del sole a tutte le proprietà. Allora il desiderio abbraccia questo libero piacere come uno splendore dell’abisso eterno e produce in se, secondo la sua proprietà, una essenza. E tante proprietà v’hanno nella bramosia, altrettante essenze vi sono.
5. – Quando il libero desiderio cede alla cupida fame, questa ne riproduce un’immagine composta di un’acqua e di un olio. Ma non appena è soddisfatta la bramosia, vale a dire la fame della libertà, anche questa produce secondo la sua proprietà un’essenza che è acqua, mentre quella del libero desiderio è olio. Così in un solo spirito si manifestano due specie di proprietà: una ignea, secondo la bramosia, e una luminosa, secondo la libertà.
6. – L’ignea dà nella sua essenza e nella sua acqua un sale acuto della bramosia e la sua angoscia dà un solfo, da cui, nella creazione, provengono gli Elementi le stelle le pietre e i metalli, secondo le forme del desiderio e la corporeità. L’olio dà la sua dolcezza come un libero piacere dell’amore, che fa crescere la vita nell’impressione ignea; ma occorre per ciò il pungolo del fuoco, separatore delle corporeità e causa dell’essenza e della molteplicità.
7. – I Savi hanno chiamato questa forma il Mercurio della ruota d’Angoscia, causa d’ogni vita e d’ogni moto e architetto nelle proprietà oleosa e acquosa.
8. – Ricerchiamo ora come in ogni cosa si trovino l’olio il solfo e il sale e come sono originati. Dio ha fatto tutto dal nulla, vale a dire da se stesso, poiché in lui alberga il desiderio amoroso e non l’appassionato. Ma questo desiderio, ove dimori silenzioso, non si manifesta senza essenza.
9. – Quando s’introduce nell’essenza con la bramosia, questo silenzio eterno diviene un’essenza efficace di due proprietà. La prima è un olio, che ha virtù amorose e resistenti al furore del solfo, del sale e del velenoso mercurio, furore che guarisce con la sua dolcezza, come guarisce i danni causati dalla ruota del mercurio. In tal modo ogni vita racchiude il bene ed il male.
10. – Pertanto il male non può manifestarsi che se l’olio perisce per debolezza del suo proprio piacere nelle forme impresse dalla fame del desiderio, perché quando lo spirito affamato s’afferma e si manifesta troppo energicamente, esso non può più riceve il libero piacere che addolcirebbe la sua fame. Quando la fame riceve in se l’amore e ne forma un’essenza, cessa d’esser tenebrosa pungente e velenosamente mercuriale, per diventare un desiderio d’amore e assumere un nome di natura divina. Mentre prima era la collera di Dio e il fuoco nella natura esteriore.
11. – La bramosia che agisce nel mondo interiore, brucia, nella proprietà del libero piacere, i fuochi dell’Amore divino e il desiderio penetra nella bramosia e produce la pienezza della gioia. Cosa che non può accadere laddove non và movimento.
12. – Il libero desiderio, che è la proprietà di Dio, si manifesta dunque con la proprietà ignea. Egualmente per quest’ultima l’olio, che è l’essenza del piacere e che esce dall’impressione della bramosia, acquista lo splendore. L’austerità da il baleno angoscioso e la dolcezza dell’olio dissipa le tenebre con il suo amore e manifesta il nulla della libertà eterna.
13. – Quando lo splendore igneo assapora la dolcezza della Luce, la bramosia ignea si impadronisce della dolcezza. Questo libero piacere è un nulla incomprensibile; la fame della bramosia, divorando se stessa, fa della sua essenza l’oscurità e la proprietà della luce assorbe queste tenebre, come si vede nel giorno e nella notte.
14. – Ora osserviamo quali siamo le diverse specie di sale, come fluiscano dalla loro sorgente e come si scindano in proprietà diverse nell’impressione. Dal Fiat provengono due sali, spirituale il primo e acuizzante l’essenza del libero desiderio, l’altro che è la purezza dell’impressione secondo la proprietà severa, o l’angoscia, dell’impressione che è solforosa, mentre la sua proprietà essenziale è acquosa. L’acqua è la proprietà muta e mortale del sale, e il solfo dell’angoscia è la proprietà del sale vivente, perché l’angoscia possiede il pungolo del movimento, il mercurio, da cui si forma la vita. Non di meno il solfo non è il sale, ma l’angoscia dell’impressione che può divenire corporale.
15. – Il sale è l’acutezza del solfo nell’austerità e per esso l’angoscia si corporifica. Esso s’impregna delle virtù dell’angoscia e produce per ciò la vita mercuriale che è la vita dell’angoscia: esso separa la materia secondo le forme della Natura e la materia del libero desiderio in due essenze, acquosa l’una, l’altra oleosa corporale.
16. – L’essenza corporale è doppia: secondo le tenebre e secondo la luce. La proprietà austera solforosa e oscura fa dell’acqua una sabbia da cui si formano le pietre; l’altra proprietà, secondo la morte salnitrica, dà l’acqua comune. L’essenza corporale, per effetto del libero desiderio, produce i metalli e, per la sua proprietà acquosa, gli alberi e tutto ciò che sulla terra vegeta in una vita muta.
17. – Anche la proprietà oleosa è di due specie dopo l’impressione. L’una, volta verso il desiderio della libertà, si sprigiona dal furore dell’impressione e dà lo spirito luminoso e buono dell’olio; l’altra si abbandona nell’angoscia solforosa e resta nella corporeità secondo la proprietà salnitrica d’ogni cosa, in un sale igneo se è ignea,in un sale amaro se è amaro e così via.
18. – La prima proprietà secondo la Luce è dolce in ogni cosa, l’altra proprietà oleosa è secondo la forma della cosa, come si riscontra nelle erbe. Nell’una v’ha un veleno amaro, nell’altra una guarigione; ma se la proprietà velenosa è neutralizzata dal mercurio nell’olio della dolcezza, l’amore della luce penetra altresì nell’olio, le due proprietà provenendo da una volontà comune. E in tal caso si cangia mercé l’impressione, come il diavolo, angelo in origine, si cambiò in una proprietà velenosa e come Adamo cangiò la proprietà celeste in proprietà terrestre.
19. – Tutto ciò che cresce vive e si muove in questo mondo contiene solfo e il mercurio ne è la vita e il sale l’essenza corporea della fame del mercurio. L’olio è analogo alla proprietà del sale e del mercurio e costituisce la virtù d’ogni cosa. Nell’olio impresso si nasconde l’olio spirituale largitore di luce; ma questa appartiene a un altro principio, perché non ammette altro ribollimento che il piacere dell’amore. L’essenza divina è prossima alle creature, ma non risiede essenzialmente in esse. Così le Erbe, gli Alberi e le altre creature hanno in sé una parte della virtù divina, mercé la quale possono resistere alla falsa cura magica, all’olio corrotto e trasformarlo in un buon olio.
20. – Ogni Acutezza del sapore o del gusto è sale; ogni odore esce dal solfo; ogni movimento è mercurio. E per mercurio intendo la ruota della generazione d’ogni essenza.
21. – L’artista medico deve conoscere queste cose, senza di che non potrebbe guarire che accidentalmente le malattie. E deve poter riconoscere da che provenga l’avvelenamento dell’olio e quale sia la fame del mercurio nella malattia.
22. – Perché se egli saprà dare il sale secondo la proprietà della fame, la malattia sarà subito guarita, essendo così stato ricollocato l’olio nell’amore della luce.
23. – Ogni malattia del corpo non è che una corruzione velenosa dell’olio, di cui la consumazione è la luce della vita.
24. – Quando l’olio viene infettato da un mercurio o da un sale velenoso, o dagli astri o dal sale delle carni, esso s’agita in una effervescenza ostile con cui cerca sbarazzarsi dalle impurità. Il mercurio lavora allora nel fuoco solforoso e si attiva e cresce sinché l’olio non diventi interamente acquoso e terrestre. Poi la luce e il fuoco s’estinguono e il mercurio scompare col fuoco solforoso nella pestilenza della morte. Può sussistere ancora qualche tempo, è vero, nel corpo astrale con cui s’invola; ma allorché ha consumato la sua proprietà e saziato la sua fame nello spirito del gran mondo, è finita per la vita temporale.
25. – Non appena la luce dell’olio si spegne, il corpo elementare cade in putrefazione nel Fiat da cui proveniva e questa è la morte, che è ineluttabile, salvo che il mercurio divino non venga ancora una volta ad animare il corpo. Il che non può accadere, se una buona proprietà dell’olio non arriva a riaccendere in esso la luce della divina essenza. E ciò può compierlo l’Amore divino.
26. – L’essenza divina, o mercurio celeste, trasmuta in tal caso l’olio morto in se stessa e l’olio diventa la vita del corpo, perché il mercurio esteriore ritorna nel mistero da cui la creazione l’ha fatto uscire.
27. – Lo stesso accade per un altro movimento della divinità, la separazione del male ove giace la morte dal bene.
28. – Bisogna che il medico sappia che nel mercurio più tossico giace la miglior tintura, non nella proprietà stessa del mercurio, che è la vita angosciosa velenosa, ma in quella d’un olio luminoso che è il suo nutrimento e che, ove si possa estrarlo da esso, formerà una tintura e una infiammazione delle vite tenebrose, vale a dire delle malattie. In quest’olio è la vita di gioia, che tutto esalta.
29. – Sarà possibile estrarre da un rospo o da una vipera la miglior tintura, se la si riduce a una essenza oleosa e se ne separa il furore mercuriale, perché ogni vita interiore ed esteriore consiste in veleno e luce. E come noi vediamo la gioia divina prodursi col fuoco furioso della collera, egualmente ciò avviene esteriormente, perché ogni vita è muta e morta senza il velenoso mercurio.
30. – Mercurio è il fuoco acceso ed ogni vita è un fuoco. Ciò avviene anche nelle creature che vivono nell’acqua; in cui il fuoco pur sempre è la vita, fiele velenoso con cui mercurio la guida. In questo fiele è nascosto un olio, che alimenta il fuoco di mercurio.
31. – Quando una creatura possiede un mercurio vigoroso e asciutto, è ardita e forte. L’olio suo è limpido, benché il corpo sia magro, perche la proprietà del mercurio ne consuma l’acqua e il grasso acceso da una luce tanto più chiara quanto più l’acqua sarà meglio separata dall’olio.



DELLA IMPRONTA DELLE COSE - CAPITOLO VII

 Della condizione d'Adamo in Paradiso e di quella di Lucifero prima della ribellione e in che modo l'immaginazione e l'orgoglio li abbiano fatti cadere.

1.- Vogliamo offrire all'indagatore seria occasione per meditare sulla nobile pietra dei Saggi. Egli troverà, se Dio l'ha eletto a ciò e se la sua vita risiederà nel Mercurio celeste; altrimenti quanto segue resterà misterioso per lui, sebbene noi cercheremo presentargli il simbolo sotto la forma più chiara possibile. 
2.- Quando Adamo fu creato nel paradiso, gli fu dato per conduttore il Mercurio Celeste e la sua vita bruciava in un olio purissimo, gli occhi suoi erano celesti, la sua intelligenza superava la natura, poichè la sua luce si nutriva dell'olio della divina essenza. La proprietà esteriore acquosa non era manifesta in quest'olio angelico, ma la sua caduta lo rese acquoso con la manifestazione in esso della proprietà mortale e allora il Mercurio,  già esaltazione della gioia, divenne un veleno d'angoscia.
3.- Perchè l'effervescenza del Salnitro nell'impressione della Freddezza secondo Saturno s'elevò come un veleno freddo che esca dall'impressione della morte e l'oscurità si diffuse al posto della luce dell'olio e Adamo si spense alla luce divina.
4.- Il diavolo l'aveva tratto attanto con l'essenza e la proprietà del serpente in che domina il furore. Il serpente era altresì il più astuto degli animali e aveva persuaso Eva che potrebbe conoscere la scienza del Bene e del Male. La conoscenza del Male era nella volontà del Diavolo, che si corrompeva nell'ignizione della scienza del Mercurio, introducendosi con l'immaginazione nel fondo igneo, mentre Adamo penetrava con l'impressione nel fondo freddo della proprietà acquosa che genera il Salnitro, là dove si separano i due regni. Adamo chiedeva il mercurio acquoso, nell'effervescenza del quale s'elaborava il tossico mortifero; mentre lucifero bramava il mercurio igneo che da forza, potenza e orgoglio. Ma entrambi trascuravano l'olio dolce della divina essenza.
5.- Consideriamo ora chi fosse il serpente ingannatore e quanto grande la sua astuzzia, perchè Adamo ed Eva abbiano mangiato il frutto proibito, quale sia la loro salvezza, ove siano il Male e il Bene, ove la proprietà della vita eterna e quella della morte eterna, quale la guarigione della malattia di Adamo, cioè la vita temporale ed eterna. 
6.- Che il leggitore scruti il senso delle parole che seguiranno; noi non abbiamo il potere di dargliene la comprensione, perchè ciò appartiene a Dio. Ma s'egli vuole entrare, le porte gli saranno aperte.
7.- Il Diavolo era un angelo splendente, il serpente il più astuto degli animali e l'uomo l'immagine della divinità. E tutti e tre sono periti per la loro immaginazione e pel loro orgoglio, portando seco ciascuno la maledizione di Dio. 
8.- Tutto ciò che è eterno ha un'origine comune e così è degli angeli e delle anime, ma non del serpente. Noi abbiamo già mostrato come, allorchè il fuoco esalta l'effervescenza del Salnitro, si separino i due regni dell'eternità e del tempo e come l'eternità risieda nel tempo e sia unita ad esso come il fuoco lo è alla luce, abbenchè siano due. 
9.- Osserviamo ad esso come il Mercurio velenoso diabolico guasti l'olio nell'uomo e nel serpente senza corrompere l'essenza divina, poi s'annienti in se stesso, mentre il Mercurio creaturale, che nasce con la creatura, esca fuor di sè, vale a dire passi dall'Eternità al Tempo, per cercare sè stesso, per affermarsi, per costituirsi una identità, perchè se fosse nutrito dall'Eternità, la sua angoscia dolorosa non diverrebbe manifesta.
10.- La libertà muta a cui tende il nulla eterno non si manifesta nel nulla, ma in sè stessa, vale a dire in Dio. Ogni fame o desiderio si crea l'essenza che più le sia adeguata.
11.- Così il diavolo si crea le tenebre, in cui, abbandonando l'Eternità o desiderio dell'amore, s'immerge secondo la proprietà del centro. così s'accede nel suo Mercurio velenoso, diventando un ribollimento igneo d'Angoscia nelle tenebre, così come il legno che brucia diventa carbone privo di luce, d'olio e d'acqua. E dalle forme della proprietà diabolica più nulla esce,  fuor che uno stimolo di ostilità che aizza, moltiplicandole, le forme l'una contro l'altra.
12.- Il serpente era in uno stato simile. quando Dio ordinò che tutti gli animali si manifestassero, ciascuno secondo la sua proprietà, gli animali uscirono in effetti da tutte le proprietà della Natura e il Diavolo volle dominare  sull'amore e sulle dolcezze divine.  A tale scopo introdusse il suo desiderio nella collera e nella potenza severa che secerne la vita velenosa e da questo Fiat della proprietà furiosa sono usciti i serpenti, le vipere, i rospi e tutte le bestie velenose. non che il diavolo le abbia create, egli non lo può; ma la creatura è stata determinata in bene o in male, secondo il desiderio nell'impressione del Fiat. 
13.- In questa impressione, sorgente del Mercurio e della vita esteriore, si compì la separazione del mondo e di Dio come un'immagine dell'abisso e uno specchio dell'eternità. Allora si manifestò il furore interno, il chè ha fatto chiamare Dio collerico e geloso, nonchè un fuoco divorante. Il piacere eterno, che è Dio, desta nella natura il desiderio della manifestazione eterna e largheggiando a se stesso questo desiderio, trasforma il suo furore in una pienezza di gioia.
14. - Così è dell'astuzia del serpente. L'acutezza del gusto e dell'odore delle cose risiede nel loro veleno. 
La luce eterna si genera dall'esaltazione del Padre ed esce dall'angoscia per rientrare nel nulla della Libertà. Là il fuoco e la luce diventano un desiderio che è la gioia divina, qua il Mercurio prende il nome di parola eterna o nascita della divinità. 
15. - Questa emanazione del fuoco magico spirituale produce una generazione della parola delle virtù e dei colori e il desiderio di questo Mercurio assume anch'esso la virtù, La rende essenziale e ne distrae la dolcezza e l'amore che saranno chetare il furore del Padre eterno, tramutandolo in gioia. 
16.- Questa essenza infiammata produce due proprietà, l'una oleosa celeste e raggiante e l'altra possente e animata dal moto dell'impressione eterna, da cui fluisce l'aria divina o lo splendore di quella luce amorosa che è lo spirito di Dio.
17.- L'amore eterno, cioè l'essenza celeste, s'é infiltrato nel FIAT della creazione per trasformare in gioia la collera paterna, che è la forma della Natura eterna. Laddove la natura del furore è stata esaltata dal Fiat, ivi il desiderio s'è teso vieppiù verso la libertà. Così la più nobile e la più subblime delle tinture, il desiderio della fame furiosa, riceve il suo alimento, la libertà. Perché in principio tutte le cose furono create buone, anche il diavolo e il serpente. 
18.- Ma non appena il diavolo ingigantì nel più forte desiderio igneo, Dio si allontanò da lui, come la luce d'una torcia che si spenga, ed esso fu ridotto a vivere del suo solo desiderio. Conoscendo però che il serpente possedeva una tintura simile alla sua, s'introdusse in esso col suo desiderio e attaccò l'uomo per immergerlo in questa proprietà. In effetti la tintura del Serpente era composta di Mercurio morto per la frigidità dell'impressione e di Mercurio dalla proprietà furiosa. L'impressione fredda prodotta dalla morte del furore è terrestre e l'impressione ignea proviene dal veleno vivo del Mercurio e in essa consiste la vita spirituale.
19.- Così Adamo ed Eva furono infettati a mezzo del serpente dal desiderio diabolico con la proprietà mortale e terrestre del serpente medesimo e con la proprietà furiosa velenosa e viva del furore divino del Diavolo. E ne fu disseccato il loro olio divino, o essenza celeste. 
20.- L'olio divino dei nostri progenitori fu corrotto dalla maledizione penetrata sino al fondo delle loro anime. la maledizione di Dio è una ritirata e quando la virtù divina incarnata in loro rientrò nel suo principio, l'olio santo in cui essa stava divenne un veleno. il residuo terrestre della mortificazione del fuoco allora s'affermò e il mercurio freddo della forma mortale, prima nascosto nel mercurio celeste, prese il posto di quest'ultimo. Così Adamo morì a Dio per vivere nella morte e il serpente maledetto fu punito per avere obbedito al Diavolo.
21.- Ciò che è nascosto nella grande angoscia, o Mercurio, è un olio che guarisce tutte le malattie tingendole, purchè il veleno freddo, o effervescenza della morte, sia trasportato nel fuoco che desidera la luce. Perchè Dio ha creato le cose buone in origine, ma la sua dipartita le rese malvage. 
22.- Quando il desiderio amoroso di Dio dimorava nel ribollimento del mondo esteriore e lo penetrava come il sole l'acqua il fuoco e il ferro, il mondo esterirore era un paradiso e l'essenza divina verdeggiava mercè la terrestre e la vita eterna sussisteva nella vita mortale. Ma quando Dio ebbe maledetto questo mondo a causa dell'uomo, la morte si manifestò nelle creature, mentre prima non era racchiusa che in quell'albero della conoscenza del Bene e del Male, che tentò Adamo ed Eva allorchè il loro desiderio ebbe da sciegiere tra l'eternità e il tempo, tra l'olio vivo e la morte.
23.- Così il corpo celeste fu e resta tutt'ora legato dalla maledizione divina, mentre il ribollimento della collera imperversa tuttavia. Ma poichè l'uomo eterno era stato vivificato dal Mercurio eterno, vale a dire dalla parola della virtù divina, nell'altro poteva vincere la morte e debellare il veleno del Mercurio, fuor che la virtù del Verbo istesso di vita.
24.- Perchè la proprietà terrestre del serpente s'era destata nell'uomo e perciò, quando il Verbo di Dio ebbe pietà della miseria dell'uomo, gli disse: la semente della Donna schiaccerà la testa del serpente e il suo veleno la morderà al tallone.
25.- In ciò riposa il segreto della pietra dei saggi. Lo schiacciamento della testa del rettile si compie nello spirito e nell'essenza, nel tempo e nell'eternità. Il morso del serpente è la collera ignea di Dio e la semente della Donna è l'amore di Dio che traspare nella collera, che deve prenderne la potenza e deve reintegrarla nella gioia divina. Allora l'anima morta, sepolta nella maledizione, allora solo rivive quando il Mercurio venefico si sia impregnato dell'amore. L'angoscia della morte mercuriale diventa una gioia sublime è un desiderio amoroso e un corpo celeste nasce dal quello terrestre. Quando il Mercurio è introdotto in una effervescenza celeste, esso non desidera più la vita terrestre, ma l'elemento unico in cui sono nascosti e confusi gli altri quattro elementi non ancora manifestati. Così Dio abita il tempo e il tempo non lo comprende, salvo che non precipiti nell'eternità e che la luce divina non rischiari di nuovo il suo tormento.
26.- Le ricerche dei saggi seguono lo stesso ordine .
Come la parola eterna che è il Mercurio celeste s'è incarnata nella virtù divina, ha debellato la morte e è risalita verso la gioia divina, così il Mercurio umano, già imprigionato nella collera di Dio, nel ribollimento della morte diventa attrattivo pel suo desiderio, che divenuto una fede nello Spirito Santo. Esso genera il Cristo in sè e s'eleva fino alla luce divina al di sopra della collera di Dio, di cui spezza il capo. La collera dominava e nella luce diventa dominata.
27.- Meditate tutto ciò, figli dei saggi, e non fate come i figli di Babele, che credono possedere la pietra e non ne hanno che un frammento in cui s'annidano il veleno e la morte. Essi hanno le parole non la virtù. 
28.- Nel dolce nome di Gesù Cristo è possibile ritrovare intero il processo, che, spiegato nel linguaggio della Natura, può indicarci come avvenga la rinascita dalla Morte alla Vita. il nome di Gesù è la libera proprietà del piacere eterno che s'abbandona al Padre, centro generatore, e vi scolpisce un verbo d'eterna virtù. 
29.- La forma ignea del Padre raffigura questa voce divina del piacere della Libertà e diventa un Mercurio di gioia nell'essenza dell'Amore. Non dimeno non potrebbe prodursi Bramosia amorosa senza l'accensione del fuoco del Padre, perchè la bramosia è generata dal fuoco.
30.- Il padre d'ogni essenza genera col suo tormento igneo questo santo desiderio e il suo cuore dà lo splendore al fuoco dell'amore. Il furore del fuoco si placa durante la eternità e si trasmuta in desiderio amoroso. 
31.- Cristo significa la proprietà del libero piacere e nel linguaggio della Natura vuol dire violatore. fiaccare la potenza del Furore, creare nelle tenebre lo splendore della Luce, trasmutare il desiderio igneo in pacere amoroso: ecco le sue opere. 
32.- Qui la semente della donna, il libero piacere in cui non v'ha angoscia, infrange il furore della Natura eterna, perchè il fuoco si chiama giustamente la testa essendo la causale della vita eterna e la libertà è veramente la donna, perchè nel nulla, ch'è la libertà, nasce la santa trinità divina. 
33.- Il fuoco dà dunque la vita e il libero desiderio dà l'essenza della vita. Nell'essenza è la generazione. Il Padre genera in sè stesso, fuori dell'abisso, la sua essenza e il cuore suo. Il Figlio è la fine del Padre. Il Padre resta alla base della natura eterna e il Figlio la base della virtù e della gioia. Se ne vede un'immagine nel fuoco e nella luce. Così il Figlio tinge il nulla, affinchè la vita eterna sia in lui e ch'egli sia non più un nulla, ma un tono o una voce che manifesti l'eternità. 
34.- O Savi, non cercate il Figlio fuori del Padre; per tingere occorre che la tintura sia corporale. il Vincitore del serpente è già in quel corpo, perchè la semente della donna ha schiacciato la testa del serpente, non fuori dell'umanità, ma nell'umanità. l'amore, fonte del piacere divino, si manifesta nell'essenza umana e tinge del sangue della divina tintura il furore della morte. Così questo furore diventa una sorgente che dissipa la collera e il veleno oleoso del mercurio, trasportandoli nel regno dell'Amore gioioso e trionfante. O Morte dove è il tuo aculeo? Lodato Iddio, che ci ha dato la vittoria!
35.- Conviene pertanto al saggio ricercatore di considerare senz'altro l'umanità del Cristo, dalla sua manifestazione nelle viscere della vergine Maria sino alla sua ressurrezione ed ascensione. Egli troverà nella Pentecoste il libero spirito, mercè il quale potrà attingere e guarire ciò che non è sano.
36.- Le rose che fioriranno dopo l'inverno, ralieteranno il mese di maggio per illuminare i buoni ed accecare gli empi. 
37.- Lodato sia eternamente il Signore, il quale ci ha aperto gli occhi e ci ha preparato a ricuperare quanto Adamo aveva perduto. 
38.- Ora noi vogliamo penetrare tutto il procedimento del Cristo, muovere con lui dall'eternità al tempo e dal tempo all'eternità, reintegrare i miracoli del Tempo nell'eternità, presentare apertamente la perla per la gloria del Cristo e per l'onta del diavolo. Coloro che dormono son ciechi, ma coloro che vegliano vedranno i fiori di maggio. 
39.- Cristo diceva: "Cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto". E vi ha largito altresì la parabola del buon Samaritano, che è una chiara dimostrazione della corruzione umana e di quella della terra maledetta da Dio.
40.- E se tu vorrai essere un mago, fa come il Samaritano. Altrimenti non saprai guarire chi sarà stato ferito, perchè il corpo del pazziente è moribondo, il suo vero abito gli è stato tolto, e tu non potrai riconoscerlo che difficilmente, salvo che tu non possieda gli occhi e la volontà del Samaritano.
41.- Ecco: la parola eterna si manifestava in Adamo con la divina essenza vivente mercè il Mercurio celeste. Ma quando il fuoco dell'anima sua, per opera del Diavolo, infettò lo spirito della sua volontà e la volse verso la terrestreità mortale per la proprietà del serpente, il Mercurio celeste scomparve dall'essenza celeste, l'anima rivolle aver la scienza del bene e del male. 
42.- Così il Mercurio dei quattro elementi lo afferrò e, cominciando ad avvelenarlo, spogliandolo della divina proprietà, esponendolo al caldo e al freddo, uccidendolo a mezzo, gli tolse l'abito angelico, l'abito dell'elemento puro. Questo elemento era la sorgente celeste che penetrava il corpo d'Adamo e allora egli non aveva bisogno d'abiti, perchè il caldo e il freddo erano seppelliti in lui come la notte lo è nel giorno. Quando la proprietà e il ribollire delle tenebre sorpresero gli uomini, allora la notte dominò su loro e lo stesso fu per la terra, quando Dio la maledisse. 
43.- Se tu sei mago, saprai cambiare la notte in giorno, perchè la notte sorgente delle tenebre, è il ribollimento dell'angoscia della morte e la sorgente del giorno luminoso è lo splendore della vita. Cristo ha riacceso questo splendore nell'umanità vivificando l'uomo. Se tu vorrai tingere, occorrerà che tu cangi di nuovo in giorno la costituzione della morte notturna. Non di meno il giorno e la notte non hanno che una sola essenza. 
44.- La ragione chiede come si possa procedere per compiere tale opera. Si risponde che basta osservare il procedimento di Dio in favore dell'umanità. 
45.- Cristo venne al mondo sotto forma umana, immettendo nella compressione della morte la divina tintura di vita e volle essere ospite della nostra miserevole orma per impregnarsi di sè stesso. Viveva egli nella gioia? No. Entrava nella morte e moriva, rovesciando per noi il trono notturno e incitando la nostra essenza a volgere la sua vontà verso il divino. Allora il Fiat celeste poteva agire una seconda voltontà sull'umanità, dato che questa penetrava ancora nel libero piacere della divinità. 
46.- Ciò fatto l'Uomo Cristo fu tentato durante quaranta giorni, durante il tempo cioè in cui il primo uomo era rimasto solo ed era stato tentato in Paradiso. E per quaranta giorni, tutto ciò che Adamo e sua moglie avevano desiderato con l'immaginazione, fu fatto passare dal Diavolo, principe di questo mondo, nella proprietà della morte, davanti agli occhi del Cristo.
47.- Prima di sostenere questa lotta, durante la quale l'Essenza umana doveva penetrare di nuovo la divinità col suo desiderio, il Cristo se ne venne al Giordano e vi si fece battezzare da Giovanni con l'acqua della parola di Vita, essenza mortale nell'umanità esteriore.  Solo allora lo Spirito di Dio lo trascinò nel deserto,  ove dovè combattere la proprietà del Padre nella persona del principe del furore. Ivi gli furono presentati il pane di Dio e il pane della collera di Dio per sperimentare se l'anima battezzata nata e creata dalla proprietà del Padre, rientrerebbe nel desiderio amoroso del nulla.
48.- Qui viene mostrato al mago, che per compiere i miracoli col Cristo e rigenerare il corpo corrotto, gli occorre anzitutto battezzarlo. Il corpo ha fame del pane di Dio e questa fame contiene il Fiat della nuova generazione, il Mercurio. L'Artista deve intendere ciò magicamente: abbisogna che Dio e l'uomo si riuniscano per essere battezzati, come avvenne pel Cristo. L'umanità non ha potuto comprendere la Divinità innanzi che la sua fame, che è il Mercurio morto, non si fosse destata nella sua parte celeste. Quando questo Mercurio ricevè ancora le proprietà e le volontà divine, la proprietà umana,  che è il mercurio istesso, s'alimentò della parola divina, mentre le quattro proprietà elementari si nutrirono della notte, sinchè il Mercurio umano,  esaltando la vita, non trasmutasse gli elementi facendoli morire al tempo notturno e resuscitare al puro elemento vivente dell'eternità. 
49.- Il mago deve osservare lo stesso procedimento, che io non spiegherò apertamente a causa dell'empio. Dirò solo, fate attenzione al battesimo, battezzate il Mercurio morto racchiuso nell'essenza divina, ma abbiate acqua divina e anche acqua terrestre. Non appena il Mercurio terrestre ha ricevuto l'influsso divino, il Mercurio celeste si sveglia e si mostra, senza trovare l'essenza divina nel piano in cui dimora. Allora volge la sua volontà, a mezzo del desiderio della morte, verso il Fiat che l'ha generato e l'essenza divina così s'approssima e comincia a rispandere in esso la gioia.
50.- Questo è il principio del nuovo corpo che, giunto alla nuova vita, fa morire i quattro elementi e cade con essi nella morte tenebrosa. Ma resuscita nel terzo giorno, perchè la notte viene assorbita dalla tomba e l'aurora si leva. Se tu comprenderai ciò, saprai qual sia la perla.
51.- Io voglio mostrartela questa perla, benchè nessuno potrà possederla, salvo che il cristo non lo consenta.
52.- Se tu dai in fattura la proprietà mortale alla fame della morte, la morte crescerà. Ma se tu le largisci la proprietà celeste, essa non la riceverà, perchè l'inferno è avverso al cielo. Occorre che tu dia alla morte la morte e la collera di Dio e con questa collera le largirai la divina essenza. Il batterimo la farà scomparire, allorchè tu avrai lasciato svolgersi tutto il procedimento del Cristo. Occorre che tu lasci predicare il battezzato, vale a dire che lasci che si manifesti sotto la sua forma e i suoi colori divini senza lasciagli riposo. In tal modo il mercurio diventa operativo.
53.- E quando tutti questi miracoli saranno compiuti, occorrerà che tu ponga il vecchio e il nuovo uomo nella gran collera di Dio, che immoli il vecchio uomo sulla croce e che lo adagi nella putrefazione del sepolcro. Cristo resusciterà e si mostrerà, ma i suoi non lo riconosceranno più. Egli procede nella forma celeste, poi nell'umana, sino alla Festa di Pentecoste, che è il momento in cui nutrendosi d'essenza divina, lo Spirito Santo scende a impregnare il corpo intiero e a rivificarlo.
54.- Ivi si nasconde la Perla. Se avrete l'universale, potrete, come San Pietro, tingere del mercurio celeste tremila anime; ma la vostra morte egoistica vi opprime, perchè voi non cercate che avarizia, onori e voluttà  per pascervene nella proprietà della notte. Nondimeno il giorno risplenderà ancora, quando la collera furiosa di Dio sarà chetata ed abbeverata nel sangue dei Santi. Il tempo né è prossimo.
PROCEDIMENTO
55.- Ogni Genere, nella generazione, ricerca il suo complementare. Ora Iddio diceva ad Adamo ed Eva dopo la caduta: "la semente della Donna schiaccerà la testa del serpente". egli non parlava della semente dell'uomo. Qui è raccolto il battesimo della Natura. Il maschio possiede lo Spirito igneo e la femmina lo spirito acquoso; ora il Mercurio è una vita ignea e si forma un corpo secondo la sua fame. Non bisogna dunque in principio che dare alla fame ignea una compagna amorosa, perchè i baci di questa gli facciano conoscere l'amore. 
56.- Il diavolo è il nemico di tali nozze e insinua negli sposi una falsa gioia. Ciò fa sì che essi riporranno il loro desiderio nella sua voluttà, si odieranno l'un l'altro e genereranno un figlio spurio, perchè un cattivo albero non può dare che cattivi frutti e un buon albero buoni frutti,  come ha detto il Cristo.
57.- L'artista deve guardarsi da una tale collera e preparare a un tempo tribulazione alla coppia, essendo egli nello stesso tempo amico e nemico.  Gli sposi debbono elevare fino a Dio il loro desiderio per generare la sua essenza e conservarla in loro sicchè non sia matura. 
58.- La madre non deve pensare che al marito durante la gestazione, Non immaginare stranezze che imprimerebbero sul fanciullo la loro impronta. Occorre pertanto che la coppia vi dimori semplicemete nell'Amore, fino a che il figlio non sia perfetto corporalmente, il che avviene durante la quarta luna. Il fanciullo riceve come una lotta nella sua essenza la vita dell'anima e secondo la qualità dei genitori l'artista deve aiutare la proprietà ignea dell'anima,  sino a che non riceva la vita e non si manifesti in una forma feminea.
59.- Essa prende ancora forze per qualche tempo,  sino a che non si ammanta in una veste rossa e bianca. Resta ancora il rifiuto della vita vegetativa dei genitori,  dopo il quale muoiono i quattro elementi;  poi la vita di desta nell'elemento unico. Durante questi fenomeni, il Fanciullo resta nascosto nell'oscurità della morte e l'artista lo crede perduto. Ma che egli abbia pazienza. 

FORMAZIONE DEL FANCIULLO MAGICO

 60.- La vita terrena del Cristo è un'immagine reale del nascituro nel seno Materno dopo il suo concepimento e della sua esistenza vegetativa sino al momento in cui riceve per l'influenza dello Spirito la Vera vita dell'Anima e del corpo. Secondo l'esteriore, il rampollo è più nobile dei genitori. 
61.- Forse qualche grossolano sofista  vorrà stranamente interpretare queste pagine. Che costui sappia che per Anima della vita vegetativa, il non voglio significare l'immagine di Dio nei metalli nelle pietre e nelle erbe, ma bensì l'anima magica con la quale l'eternità si fissa in tutte le cose mercè la Saggezza. 
62.- Quando il Cristo ebbe raggiunto nelle proprietà divina e umana, l'età di 12 anni, si recò a Gerusalemme con sua madre, Maria, entrò nel tempio, ascoltò gli Scribi e disputò coi dottori. E alla madre che veniva a cercarlo e che lo trovò frammezzo ai sapienti, mentre credeva trovarlo insieme a coetanei, rispose: "Perchè venite a cercarmi? Non sapete che bisogna che mi occupi degli affari di mio Padre?" Non dimeno egli viveva coi genitori ed era loro sottomesso. 
63.- Queste parole ci danno l'immagine delle Volontà del mondo interiore ed esteriore, l'uno contenuto nell'altro, l'uno opposto all'altro, e che tuttavia non formano che un solo mondo. Così in Cristo sono manifesti due regni, l'uno che opera nella volontà di Dio e che è contrario alla volontà esteriore  dei genitori, l'altro invece obbediente ai genitori.
64.- Questa immagine ci mostra il mago in presenza di due volontà. L'una, la divina, non gli sarà soggetta, sinchè la seconda, la sua stessa volontà esteriore, non avrà ricercato nel dolore con Maria l'amabile Gesù. 
65.- Da ciò possiamo vedere che in ogni cosa si ritrovano queste due sorta di operazioni e se si vuol erssere un mago e si vuol volgere la volontà e l'essenza della buona proprietà dall'interiore all'esteriore, occorre anzitutto esser capace della volontà divina, senza cui la trasmutazione sarebbe impossibile.
66.- Il mago deve altresì conoscere che non deve impiantare con l'esteriore il suo desiderio di perfezione, che esercita sulla mente una volontà adattata alla proprietà della cosa da trattare, che lotta come Giacobbe con la volontà divina e che benedice la volontà aspirante solo quando la divina volontà s'è arresa alla fame che la desidera così da render perfetta la volontà che penetra sin nella pietà, solo allora si potrà dire:  tu hai lottato contro Dio e tu hai ottenuto la vittoria.  E l'oggetto riceverà un corpo, terrestre e celeste, trasmutato. 
67.- Osserva il cominciamento del Battesimo, senza del quale tu non battezzarai che con l'acqua del mondo esteriore, mentre il vero Mago battezza con l'Acqua interiore ed esteriore. La volontà divina del Battesimo è la prima scintilla del Mercurio, quand'esso genera un desiderio veramente divino. La vita comincia a commuovere la morte, il Mecurio morto s'affama dell'essenza divina ed effettua il suo primo miracolo, che è quello delle nozza di Canaan. Questa è la prima tintura della vita vegetativa, vale a dire una fame amorosa che avviluppa la fonte ignea e cangia in fuoco luminoso il furore e la volontà fredda della morte. L'acqua mortale diventa vino, ossia un'acquità ignea e acquosa che fa capo, a seconda dell'esperimento dell'artista, ha un olio che è la risultante del modo d'unione dei due sposi. e Cristo, che è lo sposo, viene condotto nel deserto e tentato dal diavolo. 
68.- Per l'artista e per lo sposo è il rinnovarsi della prova paradisiaca. Se lo sposo desidera la Vergine, questa gli dona il suo cuore e la sua volontà. Ed ecco la tintura celeste di cui s'impregna il Mercurio acceso nella collera di Dio e compresso nella morte, vale a dire nella maledizione della terra. E questo Mercurio è lo sposo. Perchè la semente della donna, la tintura celeste, deve schiacciare la testa del serpente e in altri termini cambiare in vino il veleno della morte. Allora la vergine riceve il bacio dello Sposo. 
69.- Il deserto significa il corpo terrestre, in cui il Mercurio è provato dal diavolo che eccita la sua essenza ignea. La vergine viene allora a riconfortare lo sposo col suo amore e coì il Mercurio può far fronte a questo diavolo e gli angeli finalmente gli si avvicinano per servirlo. Il mago sa cosa io intenda dire del diavolo. 
70.- Il mago deve circondare d'ogni cura la sua operazione e se in capo a quaranta giorni gli angeli non si mostrassero, tutte le sue attenzioni sarebbero state sciupate. Badi pertanto a non avere da combattere contro un diavolo troppo furioso o troppo debole, il che farebbe sì che il Mercurio si diluirebbe e tenderebbe a restare nella proprietà benefica, annullando l'effetto del Battesimo.
71.- Non appena il Mago scorgerà gli angeli, che conduca il Cristo fuori del deserto e lasci ancora lo sposo nutrirsi della sua carne stessa. Allora il Cristo opererà miracoli e raglieteranno e meraviglieranno il cuore dell'Artista.
72.- Altro non gli resta da fare. La sposa è nello sposo e non occorre loro che il letto nunziale per congiungersi, per nutrirsi reciprocamente delle loro carni fino a che il nascituro non sia concepito. Se l'artista vuol prendersi cura di loro sino a preparare e riscaldare il loro letto, che badi pero a non offendere il loro amore. Lo sposo ha sempre due sorta di volontà, una fame terrestre della collera di Dio e una fame della sposa e bisogna nutrirlo di carne terrestre, ma magicamente, per calmare la sua voglia famelica. Questa carne è la madre che l'ha generato, come si è detto sopra. 
73.- Riassumendo, l'opera intera consiste di due cose, l'una celeste e l'altra terrestre. La celeste deve assorbire la terrestre e l'Eternità deve fare del tempo un'eternità. L'artista cerca il paradiso e se lo trova, possiede il più gran tesoro del mondo. Un morto però non può destare un altro morto e occorre che l'Artista viva per poter dire alla montagna; levati e gettati nel mare. 
74.- Quando si inizia la corporificazione del fanciullo, Saturno lo afferra e lo immerge nelle tenebre. Qui il Cristo procede sulla Terra come uno straniero e non ha in Saturno nemmeno una pietra da usare come origliere. 
75.- In seguito se ne impadronisce la Luna, che mescola le proprietà celesti e le terrestri e la vita vegetativa allora si manifesta. Ma resta un pericolo da tutelare. 
76.- Dopo la Luna, Giove costruisce una dimora alla Vita nel Mercurio e le fa assumere il movimento della ruota che le leva sino alla più alta angoscia, dove Marte fornisce al Mercurio l'anima ignea. in Marte s'accende la vita più subline divisa in due essenze: un corpo d'amore e uno spirito di fuoco. La vita amorosa viene meno nell'effervescienza ignea interiore e si manifesta in tutta la sua bellezza, ma Mercurio inghiottisce questa Venere. Il fanciullo diventa allora un corvo nero e Marte opprime il Mercurio sino all'annientamento. Quindi i quattro elementi si sprigionano da esso e il Sole raccoglie il fanciullo e lo presenta nel suo corpo verginale all'elemento puro. La luce ha brillato nella proprietà di Marte, in essa è nata la vera vita dell' elemento unico, contro cui nulla possono la collera e la morte. 
77.- Può sembrare strano che Dio permetta all'uomo di rigenerarsi con un tale procedimento e abbia tollerato invece che il Cristo fosse disprezzato, caluniato, misconosciuto prima di accoglierlo nel suo regno invisibile. 
78.- La ragione è tanto cieca da non intender nulla nelle cose eterne. Nulla essa sa del Paradiso, della creazione d'Adamo, della sua caduta, della maledizione della terra e se intendesse tali cose, comprenderebbe egualmente le strade della rigenerazione. Tra nascita eterna, la reintegrazione e la scoperta della Pietra Filosofale non v'ha alcuna differenza. Tutto è uscito dall'eternità e tutto deve ritornarvi in uno stesso modo. 
79.- Se il mago vuol ricercare il paradiso nella maledizione della terra, bisogna che si conformi al modello offertogli dal Cristo e che Dio si manifesti in lui. Solo allora potrà trovare questo paradiso, in cui non v'ha  più la morte.
80.- Ma s'egli non si dirige lungo il sentiero del riacquisto, già battuto da Cristo in questa terra, che abbandoni l'impresa, in cui non troverebbe che la morte e la maledizione di Dio, glielo avverto cristianamente. Perchè la nobile Perla è paradisiaca e Dio non la dà in pastura ai maiali, ma l'offre ai figli suoi in segno di affetto. L'empio non è degno del paradiso e la gemma celeste non gli sarà largita perciò Dio la nasconde e non consente di parlarne a colui che la possiede che con linguaggio magico.
81.- E nessuno può rendersene padrone, se non sia anzitutto un mago perfetto e se il paradiso non sia manifesto in lui. Il dono è riservato a coloro solo che sono eletti da Dio.

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