Tratto dalla mia terza trilogia “ Senz’io si vive da Dio “ – C’era una volta un piccolo sé – per gli amici “io” – che decise di intraprendere un lungo viaggio, ma a un certo punto – non si sa come o perché – il piccolo sé si dimenticò di sé. Completamente disorientato all’interno di un universo ricco di infinite variabili, cominciò ad andare alla ricerca della propria identità, ritenendo plausibile che il modo migliore per ritrovare se stesso fosse quello di chiederlo agli altri. Che genio! Fu così che iniziarono le sue disavventure. Trascorreva buona parte della sua vita a fermare dei perfetti sconosciuti e porre loro la fatidica domanda: “chi sono io?”. Gli altri, da bravi sputasentenze, fornivano con incredibile dovizia di dettagli l’identità di questo piccolo io. Peccato che spesso l’opinione dell’uno cozzava con quella dell’altro, quasi come se l’arte dell’ingannarsi a vicenda fosse il passatempo preferito dell’umanità. L’iniziazione avvenne incontrando dei tizi che dicevano...
Il risvegliato non può tornare a credere ai sogni (individuali, collettivi, diurni, notturni).