— 2 aprile 1968 Don Juan mi guardò per un momento e non sembrò affatto sorpreso di vedermi, sebbene fossero passati più di due anni dall’ultima volta che gli avevo fatto visita. Mi mise la mano sulla spalla sorridendo dolcemente e disse che sembravo diverso, che stavo diventando grasso e flaccido. Gli avevo portato una copia del mio libro. Senza alcun preambolo lo estrassi dalla mia valigetta e glielo porsi. «E un libro su di te, don Juan» affermai. Lo prese e sfogliò le pagine come se fossero un mazzo di carte. Gli piacquero il verde della sovraccoperta e lo spessore del libro. Tastò la copertina, lo rigirò un paio di volte, e poi me lo restituì. Provai un grande impeto di orgoglio. «Voglio che lo tenga tu» dissi. Scosse la testa con una risata silenziosa. «È meglio di no,» replicò, e poi aggiunse con un sorriso «sai cosa facciamo con la carta in Messico.» Scoppiai a ridere e pensai che il suo tocco di ironia fosse splendido. Eravamo seduti su una panchina nel parco di una cittadina d