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il GUERRIERO ...




Scegliamo una volta soltanto: essere guerrieri o uomini comuni. Non esiste una seconda scelta. Non su questa terra.

Un GUERRIERO si considera già morto e quindi non ha nulla da perdere. Il peggio gli è già accaduto, e lui è lucido e calmo: giudicandolo dalle sue azioni e dalle sue parole, sarebbe impossibile sospettare che ha già visto tutto...
La cosa peggiore che può accaderci è di dover morire, e poiché la morte è già il nostro destino inalterabile, siamo liberi: chi ha perso tutto non ha più nulla da temere.



L'arte del GUERRIERO sta nel bilanciare il terrore di essere uomo con la meraviglia di essere uomo.

Un GUERRIERO agisce come se sapesse quello che fa, mentre in effetti non sa nulla.

L'uomo comune diventa consapevole solo quando pensa che dovrebbe farlo. La condizione del GUERRIERO, invece, è di essere consapevole di tutto, sempre.

Quando un GUERRIERO decide di fare qualcosa, deve andare fino in fondo e assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Poco importa quello che fa, ma deve sapere perché lo fa e quindi procedere senza dubbi né rimorsi.

Un GUERRIERO sa di essere solo un uomo. Il suo unico rimpianto è che la brevità della vita non gli consente di afferrare tutto quello che vorrebbe. Ma per lui questo è solo un inconveniente, non un problema.


Il GUERRIERO sa che sta aspettando e sa cosa sta aspettando, e mentre aspetta si gode la vista del mondo.
L'impresa suprema del GUERRIERO sta nel godere la gioia dell'infinito.

Quando un GUERRIERO prende la decisione di agire, deve essere pronto a morire. Se lo è, non ci saranno trabocchetti, né sorprese sgradite, né azioni superflue. Tutto si armonizzerà senza scosse perché lui non si aspetta niente.



Il GUERRIERO deve sapere prima di tutto che le sue azioni sono inutili e nonostante ciò deve procedere come se lo ignorasse.


La differenza fondamentale tra l'uomo comune e il GUERRIERO è che il GUERRIERO affronta tutto come una sfida, mentre l'uomo comune prende tutto come una benedizione o una sciagura.

Un GUERRIERO accetta il suo destino, quale che sia, e lo fa in perfetta umiltà. Accetta in umiltà quello che è, non come motivo di rammarico ma come una sfida vivente

(Carlos Castaneda)


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