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Bambole Gonfiabili ripiene di "sé""me"

 

Prendo spunto da una risposta data a un lettore per sparare al volo due cazzate non-duali.

La frase in questione è la seguente: Se cerchi una sostituta non-duale (cioè vuota di sé) puoi provare con le bambole gonfiabili. Poi la riempi con il tuo "se"-"me".

La mia risposta era un modo non molto velato per giocare con il concetto di seme e quello di "sé" o di "me".
La bambola gonfiabile piena di sé-me è una metafora dell'uomo comune.
La bambola gonfiabile vuota di sé è una metafora dell'autorealizzato, ma può simboleggiare anche la condizione di innocenza di un neonato privo della benché minima traccia di orgoglio.

L'uomo comune è talmente pieno di sé che non può mai trattenersi; deve necessariamente evacuare il proprio seme; deve mettere dappertutto il proprio sé, il me, l'io, il proprio nome, il proprio volto.
Ogni occasione è buona per l'eiaculazione dell'io. Lo deve ficcare dappertutto perché vuole venire in mente a tutti.
Tutto ciò che l'uomo (o la donna) comune tenta costantemente di fare è sforzarsi di eiaculare e inseminare ogni cosa con il proprio sé, con il proprio ego, con il proprio orgoglio, con la propria vanagloria.
Il livello di autoreferenzialità (pomposità, importanza personale) è talmente elevato, indecente, schifoso, che ogni esperienza, ogni relazione, ogni amicizia, ogni conversazione, ogni gesto, ogni parola, è un'opportunità per sborrare un po' del proprio sé-me, farlo assaggiare a tutti, lasciare il segno.
In questo modo, eiaculando copiosamente se stesso, facendo proliferare il suo ego, spera di poter dare continuità alla propria misera storia personale. Non si accorge che dando continuità al suo schifoso sé-me sta soltanto dando continuità alla propria testa di cazzo e alla propria sofferenza.
Crede che il suo piccolo sé-me sia prezioso, importante, utile, e invece è soltanto un lurido, appiccicoso, ripugnante parassita.
Alcuni cercano di far fuoriuscire il sé-me per questioni venali, per sigillare un rapporto lavorativo, per mostrare quanto sono performanti, superiori, migliori, eccezionali, straordinari, unici (come se l'erezione e l'emissione di liquido seminale fosse motivo di vanto); altri lo fanno per non sentirsi inferiori, per socializzare, integrarsi, conformarsi, competere con un altro sé-me; altri ancora credono di farlo per amore, altruismo, filantropia, bontà, generosità.
Poi ci sono i ricercatori spirituali che cercano un Maestro autorealizzato, cioè un bambolotto gonfiabile vuoto di sé, per inseminare anche lui con le loro squallide menate esistenziali.
Seme qua, sé-me là, alla fine è tutta una sega mentale dopo l'altra, dove ognuno vuole insegnare la grandezza del proprio minuscolo sé-me.
Se posso darti un consiglio, prova a trattenere il tuo sé-me.
(ZeRo)








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