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TANTRALOKA – LA LUCE DEI TANTRA di Abhinavagupta


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Nella Coscienza Immacolata scompaiono le distinzioni di percettore, percezione e percettibile; si è al di là dell'immagine soggettiva, della rappresentazione discorsiva.

La conoscenza è legame; l'esperienza è legame; vivere significa creare dei legami.

La nostra propria natura è il conoscere e agire totali; la nostra natura offuscata è un conoscere e agire contratti.

Il sacrificio interiore consiste nell'abbandonare la presunzione che l'io sia il corpo, il corpo sottile, ecc... l'atto di bruciare simbolicamente il proprio corpo rappresenta idealmente l'assenza di ogni agitazione. Tolta di mezzo tale presunzione, esso, sebbene presente, non essendo più associato all'io, non è più neppure un corpo, come quello degli altri.
Bruciando il sentimento dell'io, bruci di conseguenza le tenaglie della corporeità.

Il ripetersi di successive determinazioni mentali produce i fenomeni esteriori e li plasma con la forza dell'immaginazione della Coscienza.
I pensieri sono le radici delle nostre azioni; l'idea interiore "io vado", traducendosi nel corpo, nello spazio, attraverso i sensi e le emozioni, si trasforma nell'azione di andare.

In principio esisteva soltanto uno stato di equilibrio e di pura luce. In seguito è apparso il dolore sotto forma di azione oscillante tra luce e tenebre; infine l'offuscamento ha ostruito il passaggio luminoso creando uno scenario in assenza di luce e armonia.
Quanto più diminuiscono i momenti di distrazione, lontananza, dualismo, tanto più la Coscienza si fa vicina, finché non si arriva ad uno stato di pienezza, unità. Per penetrare in questo principio non è d'uopo alcuno sforzo; di sforzo c'è bisogno man mano che ci si allontana dalla sorgente.

Dissolto lo Stato di transizione tra fruitore e fruibile, oggetto- soggetto, brama -repulsione, l'illusione di Maya perde, per colui che ne è cosciente, ogni significato.

L'interiorità è uno stato di contiguità con la Coscienza, che corrisponde a sua volta a uno schiudersi, sbocciare della Coscienza stessa. L'esteriorità è il serrarsi della Coscienza.

Il sogno, come la virtualità, è lo strumento dell'azione consistente nell'oggettivare fenomeni illusori. Ciò che non viene condiviso da molti soggetti non è durevole, è privo di saldezza e compattezza.



La chiara visione della realtà si ha nel momento della percezione diretta, prima dell'intervento del pensiero discorsivo, che porta a una falsificazione della cosa che crediamo di vedere e che è alterata dalla maculazione, cioè dall'ignoranza innata del nostro conoscere. Sebbene è erroneo per propria natura, il conoscere discorsivo non è del tutto inutile... sebbene irreale e illusorio quando preso come fine a se stesso, esso è l'unico strumento che abbiamo a nostra disposizione per poi un giorno superarlo e lasciarlo, né di esso possiamo intanto farne a meno.

Colui che vuole giungere alla realtà della sua purezza, deve tacitare la scossa o perturbazione egoica (io limitato, individuato nel corpo) presente in quei momenti di immediatezza sensibile che, sebbene senza valore alcuno, fanno precipitare nella ruota eterna della trasmigrazione. L'iniziato in questi momenti deve bloccare e ritirarsi dentro di sé, improvvisamente, come una tartaruga con le sue membra, ripiegare se stesso dallo spiegamento della sua energia psichica, dalle sue operazioni mentali. Avendo così soppresso il flusso del pensiero discorsivo e fattosi una specie di vuoto mentale, la realtà gli si dà in tutta la sua purezza. Non più nel movimento delle sue manifestazioni particolari, ma nella sua totalità che in base al principio -> "l'ignoranza e il mezzo della conoscenza", brilla e si afferma grazie ai moti, sentimenti, emozioni particolari, anche se di per se stesse sono offuscatori. La realtà ha due facce: gli stessi sentimenti o potenze dell'anima che offuscano e legano alla sensibilità sono anche strumento di illuminazione e liberazione.

Lo stato primordiale in cui l'oggetto apparituro  non si è ancora differenziato ma vibra in unità con la Coscienza, è la premessa necessaria di ogni conoscere e come tale è presente in tutti gli esseri, qualunque sia il grado di evoluzione, ma non tutti ne sono consapevoli. La maggioranza è troppo debole, impotente per accedere a questa zona profonda del proprio io e sperimentarlo nella sua pienezza. Tra noi e l'esperienza della luce e si frappone una specie di schermo, che non è un'entità a sé stante, bensì è espressione della libertà stessa della Coscienza, che, sottosembianze di Maya, vede e offusca se stessa a se stessa. Se questa macchia, magia, non esistesse e ognuno potesse già sperimentare questo primo momento del conoscere in tutta la sua pienezza, noi saremmo già liberi: tutti gli sforzi ulteriori, i libri, la parola, il pensiero stesso sarebbero inutili. L'insegnamento, l'esercizio non hanno come meta altro che l'eliminazione di questa incantesimo che ci proibisce di vivere e sentire questo momento Pre-discorsivo del conoscere, in cui la realtà appare così com'è, prima dell'intervento del pensiero congetturale, concepito come potenza offuscatrice e differenziatrice.

Se la Coscienza fosse priva della molteplicità delle sue parti, non sarebbe neppure Coscienza, ma sarebbe il nulla. La molteplicità si attua nel movimento verso l'unità e l'identità di Coscienza. La Coscienza, avendo velato se stessa, si trasforma nelle cose insenzienti e nelle cose senzienti. Colui che è risvegliato è colui che conosce l'infinita varietà delle cose, è riuscito a penetrare nel canale energetico centrale e ha dissolto, divorato, soppresso il tempo, grazie al fuoco dissolutore che brucia tutte le antinomie, le polarità di cui è intessuta la tela della matrice attuale.

La Coscienza (sensibilità) estatica è quella capacità di meravigliarsi più elevata dell'ordinario; nel cuore opaco la presenza del bello non suscita commozione o meraviglia alcuna.

Se il tempo, cioè la molteplicità, Samsara, sofferenza, può essere divorato in ogni nostro percepire, la sua soppressione è più realizzabile quando le potenze, i raggi, le idee, i sensi sono maggiormente saturati e potenziati (stati alterati di coscienza).
Il tempo è movimento interiore della Coscienza, la quale pensando al tempo o allo spazio li crea attorno a sé.
Dissoluzioni e nascite sono espressioni dello spontaneo movimento della Coscienza, emissioni della sua volontà.
I quattro secondi di durata media dell'atto respiratorio contengono la vita nella sua interezza, quindi tutto il tempo.
L'espirazione coincide con la scissione originale della Coscienza; l'inspirazione coincide con il recupero della Coscienza nella sua indivisa pienezza.

Supera le antinomie come il bello, brutto, buono, malvagio... che pervadono il pensiero ordinario e quindi la dualità.
Il bello è espansione della Coscienza; il brutto è contrazione della Coscienza.

Il tridente della Coscienza è composto da: volontà, conoscenza e azione (o cuore, amore)

Colui che viene detto il senza superiore, senza mezzi, senza sostegni, in sospensione in se stesso è un soggetto materiato di intelligenza e luminoso di luce propria, che risplende sempre e dappertutto, immune da un prima e da un dopo spazio temporali.

Maya è come una rete tinta di rosso, colore delle passioni e del sangue, tutta sparsa di nodi e buchi, che si spiega e distende in ogni luogo.

La conoscenza parziale, dualistica, il linguaggio discorsivo, la specificazione, illumina solo aspetti particolari e distinti della realtà. Questa conoscenza mentale limitata rappresenta la maculazione, nescienza, conoscenza limitata che non illumina la realtà conoscibile nella sua interezza.

La Coscienza, essendo priva di successione temporale, non tramonta mai ed è sempre piena e perfetta. Tutto è un'immagine riflessa nello specchio della Coscienza. Il velo, cioè l'impurità, è presente in tutti i Sé, e, pur essendo ad essi identico, sembra da essi diverso... è diverso in quanto è bruciata dai raggi di fuoco della Coscienza, e uguale in quanto per sua natura, attrae, da sempre, Le Anime.

Pensando intensamente di non essere soggetti agenti di chicchessia, si abbandonano le impressioni karmiche; cioè i residui karmici non danno frutto karmico. Abbandonato il continuum  karmico nella sua interezza, non c'è più il collegamento con l'io. Ciò che determina i frutti karmici è la fermezza delle impressioni; quanto più questa fermezza vien meno, tanto più il karma tende ad annichilirsi. Le impressioni si verificano con lo stato di contrazione, cioè identificazione con il corpo.

Colui che nulla lascia e nulla assume, è scritto, che tutto vede, e ardimentoso, brucia in un istante ogni azione compiuta, buona o cattiva, residente nel corpo.

La perturbazione della maculazione chiamata smania consiste nella sua tensione, propensione a divenire elemento cooperante delle impressioni.

Per trascendere i principi volgari, devi percepirti l' identità con il sacro, consustanziare La sacralità.


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Descrizione di Luce dei Tantra

"Nella casa divina del corpo, v'adoro, mio Dio e mia Dea, giorno e notte! V'adoro lavando di continuo il fondamento terrestre con gli spruzzi dell'essenza del mio stupirsi! V'adoro con gli spontanei fiori spirituali che esalano innato profumo! V'adoro con la preziosa urna del cuore, colma d'ambrosia, beatifica, giorno e notte!".

Non c'è area del pensiero indiano che susciti tanta curiosità e al tempo stesso tanti equivoci quanto il tantrismo. Ciò innanzitutto per le componenti scandalose ed estreme della dottrina - in particolare le pratiche sessuali. Ma forse ancor più per una inadeguata conoscenza dei testi. Di fatto, solo negli ultimi decenni sono apparse edizioni e traduzioni dei grandi testi tantrici: primo fra tutti, il "Tantraloka" di Abhinavagupta (X-XI secolo), maestro principe del tantrismo.

L'opera si presenta come una gigantesca summa del sapere esoterico, in cui si tratta diffusamente di ogni possibile aspetto della via tantrica alla liberazione: dalla natura onnicomprensiva della coscienza, perfettamente autonoma e indivisa dal suo aspetto dinamico che si esprime sotto forma di pensiero e di linguaggio, alle pratiche yoghiche connesse con il respiro e il "divoramento del tempo"; dal risveglio della kundalini alla natura e all'uso dei mantra, stati di coscienza piuttosto che semplici parole; dalla preparazione dei mandala, alle varie specie di iniziazione; dalle "cadute di potenza" con cui la grazia divina si manifesta nell'adepto ai modi per vagliare le caratteristiche di un guru; dai riti sessuali ai metodi che consentono al meditante di attingere, tramite le emozioni, l'universale pulsazione della coscienza, che di queste è il fondamento.

La versione dal sanscrito di Raniero Gnoli - tuttora l'unica esistente del Tantraloka -, uscita originariamente nel 1972 e salutata come una delle imprese più ardue dell'indologia contemporanea, viene qui ripresentata in una forma totalmente rifusa.

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