Amore/brividi/rabbia/allegria sorgono spontanemente (senza perché,
dal nulla). In un secondo tempo l'intelletto associa/attribuisce tale
sensazione al 1° oggetto visibile/sensibile (es. una persona). Ecco che -
a causa di questa involontaria attribuzione di significato - la fonte
di quel sentimento non è più il soggetto stesso ma la donna o l'uomo che
appaiono come "la donna o l'uomo della tua vita", "il guru", etc...
Questa incapacità di riconoscersi come la fonte di tutte le sensazioni
che emergono nel corpo ha causato da millenni frustrazioni di ogni
genere. In pratica il meccanismo di attribuzione psicologica consiste
nel conferire delle qualità positive o negative agli oggetti esterni.
Siamo tutti vittime di questo meccanismo, avviene in millesimi di secondi, è micidiale, tecnicamente non si può intervenire poiché ciò richiederebbe la capacità di modificare le incalcolabili associazioni neurali che si creano nel cervello. L'unico rimedio efficace è la comprensione "effettiva" di questo meccanismo. Per comprensione intendo un riconoscimento attuale e definitivo. Devi ripensare all'ultima volta che ti sei infatuato di qualcuna e accorgerti che tu e soltanto tu hai attribuito una virtù - una caratteristica speciale - a quella persona e poi ti sei sentito fortemente attratta poiché credevi che vicino a lei ti saresti sentito migliore, appgato, felice. Non è difficile riconoscerlo, però bisogna essere sinceri. Il premio di questo riconoscimento consiste nel non essere più vittima di se stessi, delle proprie attribuzioni improprie di significato.
La sequenza per quanto banale è assai insidiosa:
Siamo tutti vittime di questo meccanismo, avviene in millesimi di secondi, è micidiale, tecnicamente non si può intervenire poiché ciò richiederebbe la capacità di modificare le incalcolabili associazioni neurali che si creano nel cervello. L'unico rimedio efficace è la comprensione "effettiva" di questo meccanismo. Per comprensione intendo un riconoscimento attuale e definitivo. Devi ripensare all'ultima volta che ti sei infatuato di qualcuna e accorgerti che tu e soltanto tu hai attribuito una virtù - una caratteristica speciale - a quella persona e poi ti sei sentito fortemente attratta poiché credevi che vicino a lei ti saresti sentito migliore, appgato, felice. Non è difficile riconoscerlo, però bisogna essere sinceri. Il premio di questo riconoscimento consiste nel non essere più vittima di se stessi, delle proprie attribuzioni improprie di significato.
La sequenza per quanto banale è assai insidiosa:
- Prima assegni una virtù agli altri (ad un NON-IO)
- In seguito corri dietro a quella persona o quel'oggetto desiderato (lavoro dei sogni, etc.)
- --> l'ogg. viene desiderato perché in te c'è la convinzione latente che là (dentro quella persona) ci sia quella virtù (puramente ipotetica, da te inventata sul momento)
- il solo vederlo ti fa venir l'acquolina in bocca --> il cervello ha neuro-associato un intenso piacere a quell'oggetto.
- In assenza di quella persona - o in termini spirituali in assenza di quella pratica, quell'oretta di meditazione, etc. - ti senti incompleto, inappagato.
- Il loop va avanti all'infinito, è un classico processo di dipendenza.
- Si interrompe quando sorge in te il famoso "Ah moment", cioè quando ti stanchi di questo meccanismo (della frustrazione che ne deriva) e quando ammetti di avergli attribuito un valore eccessivo (come se fosse la cosa più importante al mondo). Il meccanismo si verifica ogni giorno con qualsiasi tipo di emozione. La tua consapevolezza è l'unico antidoto, la lucidità quotidiana ti rende immune a questi meccanismi psico-emotivi.
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