Non sono sicuro di dire una cosa originale, ma uno dei massimi problemi
dell'essere umano è come affrontare la morte. Pare che il problema sia
difficile per i non credenti (come affrontare il Nulla che ci attende
dopo?) ma le statistiche dicono che la questione imbarazza anche
moltissimi credenti, i quali fermamente ritengono che ci sia una vita
dopo la morte e tuttavia pensano che la vita della morte sia in se
stessa talmente piacevole da ritenere sgradevole abbandonarla; per cui
anelano, sì, a raggiungere il coro degli angeli, ma il più tardi
possibile.
Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi
ha chiesto: "Maestro, come si può bene appressarsi alla morte?" Ho
risposto che l’unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che
tutti gli altri siano dei coglioni.
Allo stupore di Critone ho
chiarito. "Vedi," gli ho detto, "come puoi appressarti alla morte, anche
se sei credente, se pensi che mentre tu muori giovani desiderabilissimi
di ambo i sessi danzano in discoteca divertendosi oltre misura,
illuminati scienziati violano gli ultimi misteri del cosmo, politici
incorruttibili stanno creando una società migliore, giornali e
televisioni sono intesi solo a dare notizie rilevanti, imprenditori
responsabili si preoccupano che i loro prodotti non degradino l’ambiente
e si ingegnano a restaurare una natura fatta di ruscelli potabili,
declivi boscosi, cieli tersi e sereni protetti da un provvido ozono,
nuvole soffici che stillano di nuovo piogge dolcissime? Il pensiero che,
mentre tutte queste cose meravigliose accadono, tu te ne vai, sarebbe
insopportabile.
Ma cerca soltanto di pensare che, al momento in
cui avverti che stai lasciando questa valle, tu abbia la certezza
immarcescibile che il mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di
coglioni, che coglioni siano quelli che stanno danzando in discoteca,
coglioni gli scienziati che credono di aver risolto i misteri del cosmo,
coglioni i politici che propongono la panacea per i nostri mali,
coglioni coloro che riempiono pagine e pagine di insulsi pettegolezzi
marginali, coglioni i produttori suicidi che distruggono il pianeta. Non
saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di abbandonare
questa valle di coglioni?"
Critone mi ha allora domandato:
"Maestro, ma quando devo incominciare a pensare così?" Gli ho risposto
che non lo si deve fare molto presto, perché qualcuno che a venti o
anche trent’anni pensa che tutti siano dei coglioni è un coglione e non
raggiungerà mai la saggezza. Bisogna incominciare pensando che tutti gli
altri siano migliori di noi, poi evolvere poco a poco, avere i primi
dubbi verso i quaranta, iniziare la revisione tra i cinquanta e i
sessanta, e raggiungere la certezza mentre si marcia verso i cento, ma
pronti a chiudere in pari non appena giunga il telegramma di
convocazione.
Convincersi che tutti gli altri che ci stanno
attorno (sei miliardi) siano coglioni, è effetto di un’arte sottile e
accorta, non è disposizione del primo ebete con l’anellino all’orecchio
(o al naso). Richiede studio e fatica. Non bisogna accelerare i tempi.
Bisogna arrivarci dolcemente, giusto in tempo per morire serenamente. Ma
il giorno prima occorre ancora pensare che qualcuno, che amiamo e
ammiriamo, proprio coglione non sia. La saggezza consiste nel riconoscere proprio al momento giusto (non prima) che era coglione anche lui. Solo allora si può morire.
Quindi la grande arte consiste nello studiare poco per volta il
pensiero universale, scrutare le vicende del costume, monitorare giorno
per giorno i mass-media, le affermazioni degli artisti sicuri di sé, gli
apoftegmi dei politici a ruota libera, i filosofemi dei critici
apocalittici, gli aforismi degli eroi carismatici, studiando le teorie,
le proposte, gli appelli, le immagini, le apparizioni. Solo allora, alla fine, avrai la travolgente rivelazione che tutti sono coglioni. A quel punto sarai pronto all’incontro con la morte.
Sino alla fine dovrai resistere a questa insostenibile rivelazione, ti ostinerai a pensare che qualcuno dica cose sensate, che quel libro sia migliore di altri, che quel capopopolo voglia davvero il bene comune.
E’ naturale, è umano, è proprio della nostra specie rifiutare la persuasione che gli altri siano tutti indistintamente coglioni, altrimenti perché varrebbe la pena di vivere? Ma quando, alla fine, saprai, avrai compreso perché vale la pena (anzi, è splendido) morire.
Critone mi ha allora detto: "Maestro,
non vorrei prendere decisioni precipitose, ma nutro il sospetto che Lei
sia un coglione". "Vedi", gli ho detto, "sei già sulla buona strada."
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