Nel capitolo intitolato "Zombificazione", Ligotti cita il filoso norvegese Zapffe e arriva a due centrali conclusioni riguardo ai problemi dell’umanità. La prima è che la coscienza era andata troppo oltre per essere un attributo tollerabile dalla nostra specie, e minimizzando questo problema siamo costretti a minimizzare la nostra stessa coscienza. Tra i tanti e vari modi in cui questo può essere fatto, Zapffe sceglie di dedicarsi a quattro principali strategie:
ISOLAMENTO. Per non vivere precipitando nella trepidazione, isoliamo i fatti terribili dell’essere vivi, relegandoli in un remoto comparto della nostra mente. Sono i nostri lunatici coinquilini che vivono nell’attico e la cui esistenza neghiamo in una cospirazione silenziosa.
ANCORAGGIO. Per stabilizzare le nostre vite nelle acque tempestose del caos, cospiriamo per ancorarle in verità metafisiche e istituzionalizzate – Dio, Moralità, Legge naturale, Patria, Famiglia – che ci inebriano facendoci sentire solenni, autentici e al sicuro nei nostri letti.
DISTRAZIONE. Per evitare che le nostre menti riflettano sugli orrori del mondo, le distraiamo con un mondo di frivolezze e altra robaccia effimera. Il metodo più efficace per agevolare la cospirazione è l’impegno continuo, e chiede soltanto che le persone non perdano di vista l’obiettivo: i loro televisori, la loro politica estera, i loro progetti scientifici, le loro carriere, il loro posto in società o nell’universo ecc…
SUBLIMAZIONE. Dovremmo annullare la paralizzante paura da palcoscenico per ciò che potrebbe accadere anche ai corpi e alle menti più solide, e sublimare le nostre paure facendone un’aperta esposizione. Secondo Zapffe, la sublimazione è la tecnica utilizzata più di rado per cospirare contro la razza umana. Mettere in scena sia le devianze sia le abilità è ciò che i pensatori e gli artisti fanno quando riciclano gli aspetti della vita più penosi e snervanti in opere dove i peggiori destini dell’umanità vengono presentati sotto forma di intrattenimento estraneo e stilizzato. In così tante parole, questi artisti e pensatori confezionano prodotti che offrono una fuga dalla nostra sofferenza, attraverso una sua simulazione artefatta – una tragedia o una distrazione filosofica, per esempio.
In pratica questi stratagemmi sono dei tentativi per perdere coscienza di sé, come ubriacarsi, drogarsi, stordirsi in tutti i modi possibili per non pensare o non sentire la presenza di un lancinante dolore fisico/emotivo/sentimentale, un trauma o un semplice disagio passeggero.
Naturalmente, le teorie cospiratorie talvolta stuzzicano l’attenzione delle persone assennate, ma quando ciò avviene esse le trattano con diniego e scetticismo. È meglio immunizzare la propria coscienza da ogni pensiero orribile e spaventoso, così da poter continuare a vivere o sopravvivere e riprodurci come esseri paradossali – marionette che parlano e si muovono apparentemente da sole.
Come dire: «Tenetevi per voi i vostri pensieri sconvolgenti. Nessuno vuole ascoltare quelle ansie che teniamo chiuse dentro di noi. Soffocate l’urgenza di andare in giro a raccontare a tutti le vostre sgradevoli scoperte e le vostre brutte rivelazioni. Seppellite i vostri dubbi sulla magnificenza dell'umanità e non lasciate tracce. E assicuratevi di continuare a tirare avanti pieni di ottimismo oppure andremo avanti senza di voi».
Questo è lo slogan strombettante della società.
L'alternativa, cioè un approccio più critico o meno ottimistico nei confronti della coscienza umana, verrebbe tacciato di maldicenza, pessimismo, calunnia, ostilità ai danni del genere umano.
Guai a chi tocca e mette in crisi la coscienza dell'uomo. Guai a chi ferisce il suo ego. Guai a chi considera l'uomo alla stregua di una semplice marionetta. Guai a chi mette in discussione la realtà, il valore, il significato del suo mondo.
(ZeRo)
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