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La sindrome del me è peggio della sindrome di Down

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Vicino a casa mia c'è una ragazzina Down.

Quasi ogni giorno esce in cortile, sale sull'altalena che le hanno costruito appositamente per lei, si dondola e comincia a cantare a squarciagola. 

Il suo ritornello preferito è: Tanti auguri a me, e la torta a me...

Lo fa per divertirsi, senza crederci, senza credere al me - o credendoci come si crede a una stupida canzone. 

Potrebbe soffrire della sindrome di Down, ma forse non soffre della sindrome del me.

L'uomo comune invece soffre gravemente della sindrome del me.

Spiegare a quella ragazza che il me non esiste forse sarebbe più facile che spiegarlo a un normale essere umano. Scommetto che quella ragazzina lo capirebbe al volo, molto più velocemente di quei tossici che frequentano le comunità spirituali.

Una volta rotto l'incantesimo probabilmente lei non ci penserebbe più, e al massimo lo considererebbe come un ritornello. Comunque non rappresenterebbe un problema. Si dimenticherebbe di quella storia.

E l'uomo?

L'umo è fottuto dal me.

L'uomo si sente dannato dal me.

Per lui non è un semplice ritornello ma un'ossessione: me, me me, io, io, io, mio, mio, mio.

Il normale essere umano è proprio un gran coglione!

Drastico?

No, realistico.

Non che me ne freghi molto di quella persona, comunque mi fa più tenerezza quella ragazzina rispetto a tutti i presunti ricercatori spirituali che ripetono la solita solfa, ripropongono le stesse domande, praticano, baciano i piedi di un santone, fanno donazioni, cantano mantra propiziatori e scaramantici.

Propiziatori per chi?

Ma per me, ovvio.

Tutto viene fatto solo ed esclusivamente per quel dannato me.

Almeno quella ragazzina cantava con innocenza, senza credere al me, senza la sindrome del mio me. L'uomo comune invece soffre davvero della sindrome del me, del voglio tutto per me, a modo mio, a mio favore.

Ma quell'imbecille non solo ci crede; poi vuole smettere di crederci. 

Se smette di crederci, egli crede, "poi  smetto di soffrire, mi illumino, mi autorealizzo, realizzo i miei sogni".

Ma stiamo al gioco. Fingiamo che non ci creda più, e che si limiti a cantare il ritornello del me come la bambina Down. Dopo però i sogni non si realizzano e il dispiacere non se ne va. Allora egli crede: Cazzo, non ha funzionato, allora tanto vale credere ancora in me.
Come se il credere o non credere nel me facesse differenza.

Come si fa ad essere più cretini di così?

L'uomo comune si merita proprio di soffrire in quel modo.

Sono proprio contento di non aver mai lenito la sofferenza dei ricercatori che ho incontrato...

 ZΣЯӨ )



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