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Dal Chaos alla Luce - Rappresentazione psicodrammatica del Viaggio attraverso la Grande Opera







 di Athos A. Altomonte


Come durante una tempesta, il lampo di luce attraversò in un baleno l’infinito e, con un suono vibrante, penetrò la nera forma e divenne esso stesso materia, prendendo ad animarsi e a colorarsi. 

Il bianco si frammentò, originando un arcobaleno di sette colori ed ogni colore emise la Sua nota e prese posizione secondo l’Ordine prestabilito.

Il Verbo si era incarnato, la materia doveva sacralizzarsi. Ma lo spirito nella materia dell’uomo dimenticò presto il Verbo ed il suono divenne rumore. La Luce sbiadì e il baratro più profondo si aprì per la piccola Anima che, separata dalla Dimora del Padre, era appena divenuta Vita.

Essa vide strisciare accanto a sé, nel rovo ove era precipitata, i fantasmi del dolore e della violenza, del tradimento e del pianto, dell’indifferenza e dell’egoismo.

Stordita e incredula, si aggirava tra macerie e distruzioni, trovando solo nei propri ricordi i resti della terra promessa.

Ma, improvvisamente, udì un suono a lei familiare, e poi un altro e poi un altro ancora: il suo cuore riprese a battere sempre più forte; aveva riconosciute le sue sorelle, non era più sola contro il potere oscuro del Buio.

E cominciò allora la Grande Opera. La restaurazione del Regno Spirituale nella Materia, Regno di Chaos.

L’oblio si dissipò lentamente e la luce dello Spirito, prima tremula come quella di una candela, divenne via via, sempre più abbagliante ed alla piccola Anima indicò la Vera Strada. 
E Lei la indicò ai cuori che vollero sentirla.
 
E Luce fu, anche nella Materia.






Ho costruito questo breve prologo per dare un aspetto psicodrammatico alla storia della "caduta" della nostra anima, che sappiamo essere uguale per tutte le Anime. Come eguale per tutte, so essere l’ultima parte del Viaggio, sulla Via per la Loro "reintegrazione" nella Gerusalemme Celeste.

L’Uno, nell’affermazione di: «Io Sono Colui Che È!», con un Atto di Volontà, manifesta parte di Sé "nelle Acque di Chaos" così che, l’Energia divina diviene Vibrazione-Suono-Luce e, rallentando poi la sua frequenza, da quella del pensiero a quella della luce, giunge a trasformarsi in Materia ed in Forma.

Quella energia però paga questa novella realtà emergente con l’oblio del suo Sé originario e non appena la mente, il sé della Forma, prende coscienza del proprio "io sono questa", nasce in essa il concetto di separatività con gli altri Sé e dell’illusione "ma io non sono quelle".
Questa affermazione è la madre d’ogni errore. 

In quella mente, la coscienza inferiore dell’Anima non si riconosce più come emanazione dell’Uno spirituale, ma vive in un mondo irreale e perduto di ombre, separate e sconosciute, dove nasce irrimediabilmente il Male oscuro dell’egocentrismo e dell’incomprensione.

Dimentica della propria coscienza, il sé dell’uomo, com’è già avvenuto per la propria, non riconosce nemmeno le altre "Anime Sorelle".

Nelle Forme non vi sono né Fratelli né Sorelle, ma solo oppositori da vincere e piegare al Molok del potere e del volere dei sé personali.

Parto di questa prima posizione assunta, è il tradimento, ingenerato dalle false coalizioni e per la violenza delle ideologie come mezzo di affermazione. Ed il dolore degli uomini cade nell’indifferenza degli osservatori, per tutti, vincitori e vinti.

Questo è il fondamento che fa apparire nel mondo, l’ingiustizia della disparità tra gli uomini e con essa, nasce il conflitto della separatività.

Separatività e conflitto che una volta apparsi nelle azioni dell’uomo, portano il nefasto frutto dell’errore e con esso il dolore e l’afflizione. Il problema del male e dell’errore è la vera piaga che l’uomo sta combattendo in sé stesso (l’Armageddo o Armageddon), da quando essi sorsero in lui e non potrà cessare di farlo sinché questi non siano stati completamente risolti. 

La materia, però, non è staccata dal proprio Ego (o se si vuole, il superconscio della moderna psicanalisi), ma ad esso unita con l’invisibile filo della coscienza che, dolorosa presenza nell’errore, la mente spesso tenta di disconoscere, ubriacandosi alla coppa della vita profana che crede contenga il nettare più dolce e soave ed invece cela il liquido amaro della disillusione.

Questa appare ancor più evidente nell’ultima sconfitta della vecchiaia e della morte, momento in cui si perde ogni speranza di mantenere quanto raggiunto a caro prezzo, nell’effimero Mondo della Forma, dove tutto muta e nulla resta per sempre. 

Questo è, il mondo dell’illusione. 

Eppure l’Anima si tende a quel cuore che si protende a cercarla e si lega a quell’uomo con un filo che, dapprima sottile, sarà in seguito il passaggio e la Via verso l’infinito.

Questa Via è indicata negli Antichi Commentari con una qualità particolare, sul cui significato varrebbe la pena riflettere con grande attenzione, soprattutto, colui che volesse possederne la chiave d’accesso (psicologica): essa è chiamata dalla Fratellanza, la Via della Commensura.

« ...chi bene andrà commensurando tutte le diversità, troverà il tutto rispondente... » - Galileo Galilei




Il risveglio dall’oblio deve essere considerato certamente un dramma previsto ed atteso dall’Io, come parte integrante di quello psicodramma iniziatico che è la realizzazione dell’Opera Umana nel Progetto divino, emanato dalla Mente di Dio, il Grande Architetto dell’Universo.
Ma questa risalita alle origini, non può e non vuole essere immediata.
Occorre che la mente, per non incorrere nel rischio di bruciare la propria vista interiore, sia preparata a ricevere e sostenere quella Luce di Conoscenza che l’Anima, adombrandola, può riversargli.
Occorre un’adeguata preparazione, una solida volontà, la conoscenza dei tempi e dei modi dovuti alla costruzione dei collegamenti tra le diverse strutture psichiche interiori (i Ponti, le cui colorazioni indicano le diverse qualità d’energia che vi si trasmettono).
Tutte capacità e virtù che saranno indispensabili all’Iniziato, per dominare il proprio regno, collegando tra loro i dominii (metafisici) esistenti sopra la propria coscienza ordinaria, con i Regni (fisici) che vivono sotto di essa ed adeguandoli con la sua Opera di mediazione intelligente sino a renderli, come nel Precetto ermetico: «...come in alto, così in basso...».
Non si può naturalmente escludere la possibilità che, in determinate condizioni, sia possibile una subitanea "illuminazione". Ma sembra giusto ritenere che non sia quella la strada che percorre comunemente l’Adepto. Eccezione fatta per coloro che sono richiamati dalla Gerarchia Bianca a manifestare un’Opera particolare.
Cosa significa realizzare i collegamenti tra le migliori strutture mentali dell’uomo, se non l’essenza stessa dell’Opera di costruzione del proprio Tempio interiore ed a tutti i 5 livelli della sua costituzione invisibile?
In quel Tempio interiore, chiamato Psiche e poi Anima dell’Uomo, riconosceremo visibilmente tutti i percorsi che possiamo compiere, classificando la qualità dell’avanzamento, nei gradini dell’Opera (livelli di coscienza e di capacità).
In quel Viaggio attraverso sé stesso, l’uomo, con le giuste esperienze accumulate per aver conosciuto e rettificato tutti i propri errori, per i quali lascia cadere la benda dell’ignoranza che gli velava gli occhi, apprende ad acquisire la sintesi della vita. Durante il proprio percorso ogni uomo ritrova in quella sintesi l’analogia tra micro e macrocosmo.
Nel Precetto di "ri-Conosci Te Stesso", abbattuti i muri (i perimetri ideologici) e le colonne (le dottrine profane ed essoteriche) del Tempio esteriore, come venne abbattuta ogni altra limitazione d’ordine personale, l’Iniziato potrà alfine uscire dal Sepolcro imbiancato della Personalità dove era relegato dalla propria incoscienza spirituale e camminare, ormai libero, verso la Luce che illumina la Grande Opera.
Costruire il Ponte con il Cielo significa attraversare, unendole così in sé stessi, quelle tappe d’evoluzione idealizzate nelle 10 Sephirot o "Sfere di Coscienza" o 10 "Filosofie" del Viaggio, attraverso i 22 Sentieri dell’Albero Sephirotico*, sino al Triangolo trinitario il cui vertice è lo Spirito di Kether. Queste "sfere evolutive" spingono l’Opera dell’iniziato, come una sola Via, da Tiphereth a Da’ath, verso l’unica apertura che, abbandonando il piano orizzontale del Mondo di Chaos, il Labirinto ove si perde il profano, si solleva sul piano verticale dell’Iniziazione. Non Icaro, ma novello Dedalo; perché "è solo con le proprie mani", che l’uomo può costruirsi le "Ali della Conoscenza e del Sapere", per salire nella perpendicolare che conduce al Sé superiore.



La caduta dell'Uomo nella materia

Abbiamo tratteggiato sinora i contenuti che accomunano ogni Cosmogonia Mistica, tratti di linguaggio e di emozioni che ogni uomo attraversa nella sua infanzia psicologica, in risposta alla sua ricerca del fuggevole senso della vita, dell’invisibile e del meraviglioso.
Il primo impatto di ogni uomo con il lato occulto della vita è velato drammaticamente dal dolore dei ricordi riposti in tradizioni create da una Umanità spirituale, ma dalla mente ancora bambina, che si ritenne scacciata ed abbandonata nel mondo della materia, privata d’ogni attributo meraviglioso e negato il contatto col "divino", che le fungeva da guida e da riferimento sicuro, da cui essa rammenta ancora, ma confusamente, di discendere.
Questo dramma o grande rifiuto, così ben idealizzato nell’allegoria della cacciata dell’uomo, dal paradiso, della propria placenta spirituale, ha da sempre lasciato in quell’animo dimentico, la profonda angoscia di ogni cucciolo che, credendosi scacciato da un luogo sicuro e protetto, brancola nella tenebra, non sapendo dirigersi senza più una fonte di Luce esterna. In realtà, per ogni uomo che, dirigendosi con la propria Luce interiore, si sia faticosamente evoluto, sino a raggiungere le Soglie dell’Iniziazione Maggiore, questo dramma è rasserenato dalla comprensione della necessità di quell’atto di apparente abbandono, voluto ed attuato, dall’Archetipo spirituale, chiamato «il Grande Eletto» e Unità Suprema Universale.
Questa duplice necessità, che l’Iniziato lentamente impara a riconoscere e ad accettare come sublime dono di sé, è l’acquisizione cosciente, per volontà e Libero Arbitrio, del proprio ruolo nel Progetto per l’Evoluzione dell’Umanità e l’acquisizione cosciente per volontà e Libero Arbitrio, del proprio ruolo nel Progetto per l’Evoluzione del Pianeta.
Progetti che, nel loro complesso, sono l’attuazione della Grande Opera, di cui ogni Iniziato acquista coscienza d’essere parte integrante, partecipandovi con tutto sé stesso.
Ogni uomo, infatti, è partecipe integralmente all’Opera evolutiva, sia personale che universale, con tutti gli elementi che lo compongono. Dalla controparte fisica e concreta del proprio corpo, a quella emotiva della propria Personalità individuale, sino a quell’energia cosciente chiamata Anima riflesso dell’essenza spirituale della Monade.
Tutte le energie che formano, come dicono i Commentari, «le molte Vesti dell’Uomo», sono porzioni fisiche e metafisiche «della Veste più grande del Pianeta, che viviamo e che facciamo vivere»* di una funzione che viene definita nei Catechismi esoterici come: «la Comunione Universale tra tutte le Cose viventi».
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*Le Vesti dell’Uomo...e Maria domandò a Gesù: «a chi sono simili i tuoi discepoli?» ed Egli rispose: «sono simili a fanciulli (le anime) i quali si sono introdotti in un campo che non è il loro (il corpo fisico). Quando verranno i proprietari del campo (gli archetipi degli elementi fisici), diranno loro: "lasciateci il nostro campo!" Ed essi alla loro presenza si spoglieranno dei propri vestiti, per lasciar loro e restituire il campo».







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