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TRADUTTORE INVISIBILE






Quanto c’e di più alto in questo mondo parla, che lo si voglia o meno, un linguaggio simbolico, capito da pochi con la vera chiave ermetica, l’intelligenza, e dai più con l’istinto che bisogna capire, cioè con l’intuizione. I primi sono,  nel caso dell’opera letteraria, coloro che conoscono la lingua in cui l’opera é scritta, perché è la loro madrelingua; gli altri quelli che non la conoscono altrettanto bene o non la conoscono affatto, ma che, pur non conoscendo la lingua, sono tuttavia in grado di capire l’opera. Ma c’e di più, e di più strano...
Possiamo, per  intuizione o con quel che sia, figurarci l’anima e la vita di un’opera poetica di cui non sappiamo niente, o di cui, nella migliore delle ipotesi, conosciamo solo una versione in prosa, che è un’altra forma, più complessa, dello stesso niente. Molti di noi, pero, si figurano con discreto esito l’anima e la vita di opere che non hanno mai letto grazie a vaghe reminiscenze  di riferimenti, a oscure e casuali allusioni; e lo stesso vale per opere, sempre in lingua straniera, di cui non esiste, o perlomeno non abbiamo mai letto, nessuna traduzione. Qui il, traduttore invisibile opera invisibilmente. Non ci muoviamo più per intuizione: indoviniamo.  E’ come se ci fosse in noi una parte superiore dell’anima che per natura conoscesse tutte le lingue e avesse letto tutte le opere.In fin dei conti, che cos’è un’opera letteraria se non la proiezione in linguaggio di uno stato dello spirito, o di un’anima umana? E quest’opera è il simbolo vivente dell’anima che l’ha scritta, o del momento in cui quest’anima  - una piccola anima contingente - l’ha proiettata. Perché non dovrebbe esserci una comunicazione occulta da anima ad anima, un comprendersi senza parole, mediante il quale indoviniamo l’ombra visibile attraverso la conoscenza del corpo invisibile che la proietta, e comprendiamo il simbolo, non per esperienza diretta, ma perché conosciamo ciò di cui é simbolo?[…]Chissà […] se non siamo, oggi, noi stessi traduttori invisibili, signori inconsapevoli delle opere che devono ancora nascere nel corso futuro del mondo?

Fernando Pessoa

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