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articolo di Paolo Marrone
tratto dal suo blog: https://www.campoquantico.it/la-regola-delle-gabbie-concentriche/
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Che ci piaccia o no, viviamo all’interno di una gabbia mentale. Ma come è fatta questa gabbia? Come la costruiamo? E come possiamo uscirne? E se ti dicessi che ce ne sono tante, di gabbie, forse infinite, una dentro l’altra?
“Ti trovi all’interno di un circolo vizioso nel quale sei
costantemente immerso. Credi di essere separato dal Tutto, e di
conseguenza crei costantemente dal nulla un mondo duale,
apparentemente separato da te, a immagine e somiglianza della tua
errata credenza. Contemporaneamente osservi la tua creazione,
dimenticando di esserne il creatore, cadendo nell’illusione che ciò
che vedi sia la realtà. La tua osservazione rafforza le tue credenze,
dandoti l’illusione di essere nel giusto nel ritenere che ciò di cui
fai esperienza esista davvero. E così via, sempre più giù, in un
circolo senza fine. Sei precipitato così in profondità nelle spire
della tua illusione che non riesci più a percepire nemmeno il
lontano riflesso del luogo di luce da cui provieni.”
Queste sono le parole con le quali il Maestro, ne “Il monaco che non aveva un passato” mi spiega in quale modo sono caduto nelle spirali profonde di un circolo senza fine, così in basso che non posso più percepire il luogo di luce da cui provengo.
Perché ho scelto di iniziare il mio articolo con queste parole? Se la analizziamo attentamente, in quella frase il Maestro ci rivela in modo straordinariamente efficace la nostra condizione di esseri ‘dormienti’, immersi in una spirale di illusioni apparentemente senza fine.
Perché ho scelto di iniziare il mio articolo con queste parole? Se la analizziamo attentamente, in quella frase il Maestro ci rivela in modo straordinariamente efficace la nostra condizione di esseri ‘dormienti’, immersi in una spirale di illusioni apparentemente senza fine.
Mi spiego meglio.
Quelle spire sono di fatto delle mura mentali che ci circondano, veri e propri confini che delimitano il nostro mondo.
Ehi, aspetta Paolo, cosa diavolo intendi per “Confini che delimitano il mondo?” Tranquilli, stiamo per arrivarci.
Ehi, aspetta Paolo, cosa diavolo intendi per “Confini che delimitano il mondo?” Tranquilli, stiamo per arrivarci.
Partiamo da un concetto abbastanza semplice: affinché qualcosa possa essere percepita, deve necessariamente essere separata o separabile dal tutto. In altre parole, qualsiasi cosa per esistere deve essere delimitata da precisi confini, al di fuori dei quali esiste tutto ciò che ‘non è‘ la cosa che stiamo osservando. Non possiamo percepire un oggetto bianco in un mondo bianco, a meno che disegniamo dei confini colorati che lo delimitano.
Questo vale per un oggetto, per il nostro corpo, ma anche di conseguenza per l’intero mondo in cui viviamo. Quando parlo di mondo parlo di tutto ciò che può esistere per noi e di conseguenza di tutto ciò che possiamo percepire, e di cui quindi possiamo fare esperienza.
Ma l’Universo non ha confini, direte voi. Potenzialmente sì, ma nel concreto le cose sono un po’ diverse da come le immaginiamo (o da come ce le hanno raccontate). Partiamo dal presupposto che, in base ai principi della fisica quantistica, esiste solo ciò di cui possiamo fare esperienza, per il semplice motivo che siamo noi a crearlo, per la regola secondo la quale nulla può esistere senza che esista un Osservatore e un’Osservazione. E’ chiaro quindi che, riprendendo ciò che ho scritto in quest’altro articolo, in ogni istante esiste solo ciò che la nostra Coscienza puo’ percepire.
Quello allora è il nostro mondo, immerso in un infinito potenziale quantico, nel quale tutto è possibile, ma nel quale accade solo ciò che siamo in grado di concepire e percepire. Le mura allora esistono, e sono composte da quello che crediamo possibile. Quello che, in altre parole, crediamo sia la Verità.
Ecco, stiamo arrivando al punto, non mollare sul più bello.
Quelle mura sono costruite nient’altro che con la nostra concezione di quello che è possibile e quello che non è possibile fare in questo mondo. Quelle mura sono fatte delle nostre credenze, o meglio, delle verità in cui crediamo.
Uhm… approfondiamo questa storia della verità. Se abbiamo il coraggio di andare fino in fondo in questo ragionamento, possiamo capire finalmente cosa intendeva il Maestro con quelle “…spire di un circolo senza fine“.
Perché senza fine? In fondo, direte voi, se faccio un lavoro di crescita abbastanza intenso e lungo, alla fine riuscirò a rompere quelle mura, e uscire finalmente da quella gabbia.
Perché senza fine? In fondo, direte voi, se faccio un lavoro di crescita abbastanza intenso e lungo, alla fine riuscirò a rompere quelle mura, e uscire finalmente da quella gabbia.
E’ proprio qui il problema. Non c’è una via di uscita, o almeno non nella direzione in cui stiamo cercando. Seguitemi bene: se quella gabbia mentale è composta dalle nostre credenze, quindi dalle verità che crediamo vere, allora non c’è modo di uscirne attraverso l’acquisizione di nuove conoscenze. Qualsiasi nuova verità che penseremo di aver scoperto non sarà altro che un ennesimo muro che tireremo su a delimitare il mondo in cui crediamo. Ecco quali sono le spire di cui parla il Maestro, ed ecco quali sono le ‘gabbie concentriche’ di cui parlo nel titolo di questo post.
La rottura della gabbia mentale non può avvenire attraverso la scoperta di nuove verità. Queste non faranno altro che ergere nuove mura intorno a noi, a delimitare un nuovo mondo in cui credere.
Lo dico in un altro modo:
Nel momento in cui accettiamo nuove credenze come vere, in quanto esseri divini le rendiamo reali nella nostra vita. A quel punto le osserviamo e diciamo ‘Vedi? Ecco la Verità”, non sapendo che ne facciamo esperienza solo perché le abbiamo create credendole vere…
“E così via, sempre più giù, in un circolo senza fine…” per dirla con le parole del Maestro.
Come uscirne allora? La strada non è quella ‘verso l’esterno‘, cioè verso l’acquisizione di nuove conoscenze, perché dopo qualsiasi muro che abbatteremo troveremo sempre un altro muro che noi stessi ergeremo attraverso le nostre nuove credenze.
E allora, cosa fare?
E se ti dicessi che l’unica strada è quella di rimettere in discussione tutto ciò che credi di sapere? Ce l’hai il coraggio di farlo? Perché ci vuole davvero coraggio, ma è l’unica via per abbattere le mura che ci tengono prigionieri. Dobbiamo smantellare le false credenze che tengono oscurata la nostra vera natura, per scoprire Chi Siamo veramente.
E se ti dicessi che l’unica strada è quella di rimettere in discussione tutto ciò che credi di sapere? Ce l’hai il coraggio di farlo? Perché ci vuole davvero coraggio, ma è l’unica via per abbattere le mura che ci tengono prigionieri. Dobbiamo smantellare le false credenze che tengono oscurata la nostra vera natura, per scoprire Chi Siamo veramente.
L’unica via di uscita quindi è quella ‘verso l’interno‘, seguendo la strada che ci porterà a cercare la verità nell’unico posto in cui può essere, e cioè dentro di noi. Anzi, come mi disse il Maestro, l’unica via d’uscita è comprendere che noi siamo la Verità. Non c’è nessuna verità da raggiungere là fuori, se non la consapevolezza di essere immensi, gli unici e soli creatori dell’intero mondo che percepiamo, mura comprese.
Paolo Marrone
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