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Analisi del libro "Carlos Castaneda - la biografia" , scritto da Christophe Bourseiller


fonte : http://didatticacomputer.it/index.php?option=com_content&view=article&id=78:analisi-del-libro-carlos-castaneda-la-biografia&catid=12:contenutifilosofiapersonale


 
17 settembre  2010, ho appena finito di leggere un libro su Castaneda intitolato "Carlos Castaneda la biografia" l'ho riletto in molte parti.
L'autore è un certo Christophe Bourseiller scrittore e regista; egli si è impegnato in modo ammirevole a fare una biografia di Carlos Castaneda.
Cominciamo a dire che il solo nominare Carlos Castaneda rende il libro appetibile ad una gran massa di lettori, quindi c'è il sospetto di fini lucrosi o di ricerca di pubblicità,  detto questo, lo sforzo di scrivere su di un tipo misterioso come Castaneda deve essere stato notevole.
Da parte mia gli sono molto grato perché ha chiarito molte cose che mi lasciavano perplesso.
La parte più interessante è la prima metà del libro, dove è documentata piuttosto bene la vita privata di Castaneda fino all'uscita dei suoi primi libri 1968.
Si scopre così che Carlos Castaneda aveva già innata l'arte di nascondere la propria storia personale. La menzogna e la realtà, per il giovane Carlos, sono indistinguibili, la cosa importante è raggiungere lo scopo. In particolare il suo primo scopo è la conquista delle donne.
E' noto che per far innamorare le donne, queste a volte devono essere poste in uno stato di struggente passione, questa è ottenuta da un gioco di tira e molla, in cui si alternano situazioni creative e affascinanti a momenti d'indifferenza e distacco. Non importa se le situazioni sono reali o false l'importante è che muovano l'emozione. Castaneda diviene un maestro in questo tipo di gioco. Il giovane Castaneda è un cantastorie, lui è di piccola statura, come il sottoscritto 1,62m; dalle nostre parti c'è un proverbio che suona così: "Per l'uomo, l'altezza è metà bellezza", Castaneda quindi è costretto a supplire a questa mancanza di prestanza fisica con una gran capacità di affascinare con racconti e promesse strabilianti.
Quando incontra Don Juan che lo invita a perdere la sua  "storia personale", è già pronto, ha un grande allenamento a ciò. Questa è una sua predilezione e ne fa una bandiera, ma forse, finisce col darle un'importanza spropositata.
A mio personale giudizio, sarebbe stato opportuno mettere la stessa forza nel riconoscere ed eliminare "l'importanza personale".
Castaneda si adopera per l'eliminazione dell'importanza personale, ma a mio parere non riesce a penetrarne bene lo schema.
Ci sono altre filosofie che puntano il dito solo su quest'aspetto, ottimo per esempio è il libro "Conosci te stesso" del cerchio 77.
Una cosa che Castaneda non riesce ad integrare nella via del guerriero è "la compassione", "il dare senza secondi fini", meccanismi fondamentali per ridurre l'importanza personale.
Negli insegnamenti di don Juan è presente l'aiutare disinteressato, ma è presente anche il concetto di spietatezza, non pietà. Il bilanciamento tra le due cose è difficile, direi che è un'arte.
Nei suoi libri Castaneda dice che il benefattore può far poco per far evolvere il suo allievo, l'unica cosa che veramente può fare è metterlo di fronte alla sua importanza personale con spietatezza. Questo Castaneda lo fa ma   forse  esagera; infatti, rimprovera, sgrida, disprezza e irride molti componenti del suo gruppo. A pag. 192 l'autore della biografia, descrive una scena che si ripeteva giornalmente: "Castaneda puntando il dito verso quella persona che egli aveva preso come bersaglio, la copre di ingiurie, personali, fino a farla piangere"  (siamo nel 1997 e Castaneda è già ammalato di diabete  e di tumore epatico).
Dal  punto di vista della filosofia proposta da Castaneda si potrebbe dire che, quando una persona ha veramente perso la sua importanza personale, qualsiasi ingiuria non lo può toccare; quindi, se il bersagliato arrivava a piangere, significava che aveva ancora importanza personale da smaltire.  Bisogna però vedere se Castaneda era semplicemente spietato o piuttosto era diventato crudele; la vecchiaia, la malattia o altro potrebbe  aver giocato un ruolo pesante in tutto ciò.
C'è inoltre poca chiarezza sulle fonti di quest'informazione. Anzi, direi che mentre la prima parte del libro è buona e ben documentata, la seconda parte   è infarcita d'opinioni personali dell'autore che si schiera piuttosto apertamente dalla parte dei detrattori di Castaneda.

Peccato che non sia rimasto neutrale!

Molte cose che Christophe riferisce nella seconda parte del libro, hanno il sapore del pettegolezzo, le fonti (non menzionate) derivano inevitabilmente da seguaci di Castaneda che hanno lasciato il gruppo e forse, hanno il "dente avvelenato".
Mi sembra che l'autore abbia cominciato a perdere lucidità nell'analisi dei libri "il fuoco dal profondo", "il potere del silenzio" e successivi, dove viene evidenziata la "seconda attenzione" e il "sognare".
Lo scrittore non ha capito il "sognare"; non crede neppure alla storia che il "Tutto" è energia e che la visione ultima possibile in questa realtà dell'universo è quella di vedere le emanazioni come filamenti di luce.
Purtroppo  fare una biografia, senza aver mai parlato personalmente con la persona, è decisamente una cosa difficile. Per esempio nel "fuoco dal profondo" l'autore afferma che Castaneda resuscita don Juan; chiunque legge il libro capisce che Castaneda sta ricordando episodi accaduti in "seconda attenzione", cioè in una specie particolare di sogno. Il punto cruciale è che l'autore della biografia non crede minimamente che possa esistere una simile procedura di recupero di memorie sognate; pertanto, pensa come unica soluzione ad uno stratagemma di Castaneda per resuscitare don Juan.
Non sembra neppure che lo scrittore abbia parlato con qualche seguace. Infatti   non parla mai di persoinali interviste  ad adepti o ad ex seguaci. Non vorrei, ma ho paura che sia così, che le fonti siano l'insieme degli articoli ricavati da internet o giornali dell'epoca, questo fatto toglierebbe molta sostanza alla  seconda parte del libro.

A questo punto mi sembra doveroso fare da parte mia una critica alle critiche dell'autore della biografia.
A mio giudizio, se si fosse documentato meglio, lo scrittore avrebbe potuto scoprire che la visione dell'universo fatto da filamenti di energia, esiste praticamente identica anche in culture sciamaniche africane; vedi per esempio l'ultima prova di iniziazione  descritta nel libro "Dell'acqua e dello Spirito" ed. punto d'incontro. Se poi avesse fatto l'esperienza del "sognare", come ha fatto il sottoscritto, avrebbe avuto sprazzi di situazioni, se non prove, veramente sconcertanti.
Se comincio a raccontare del "sognare" dovrei scrivere un libro. Per esempio ho avuto "uscite sognanti" che mi hanno portato da Vicenza in India a conoscere un Lama capace di utilizzare il "sognare", questi non sapeva niente di me, dopo quindici giorni arriva ad un amico comune una telefonata dall'India di conferma. Quel Lama non solo sembrava conoscermi bene, mi descrisse perfettamente nell'aspetto e nel carattere, ma mi diede anche una cura per i crepi ai talloni, disturbo di cui soffrivo da anni di cui lui non doveva sapere nulla. Seguendo le sue indicazioni in una settimana sono guarito!
All'età di 12 anni un giorno giocavo a dama con un ragazzo di 4 anni più vecchio, da principiante persi il 100% delle partite. Quella notte sognai di giocare a dama, "qualcosa" mi spiegava le mosse. Il giorno dopo, con sommo stupore del mio amico, vinsi il 100% delle partite.
Da allora cominciai ad avere un occhio di riguardo per il sogno, in particolare cercai di sfruttare questa possibilità di apprendere, mettendo degli strumenti che ad una certa ora della notte si attivassero e mi ripetessero la lezione che dovevo imparare per la scuola. In verità non riuscii mai ad avere risultati positivi, quindi non sono riuscito a scansare la fatica dello studio.

Certo entrare nel sogno coscientemente è difficile, è un'arte che costa dedizione e determinazione quando non è spontanea.
Per fortuna ho avuto altre esperienze al di fuori del sognare, esperienze reali condivise con altre persone. Tali esperienze che mi hanno convinto che il mondo nasce ed è condizionato dalla percezione. In presenza di un Nagual (persona piena di energia)  ho visto oggetti sparirmi dalla mano, più e più volte. La macchina fotografica utilizzata per controllare che non era un fatto suggestivo, rendeva ufficiale il fenomeno che non era collocabile in alcun modo nel mondo delle visioni. Chi vuole approfondire l'argomento può andare nel sito "didatticacomputer.it"  sezione: filosofia personale  DOWNLOAD e scaricare "L'universo è mentale".

L'autore non se la prenda se lo critico, in realtà è normale che in questa società non si abbia la minima idea che TUTTO NASCE DALLA PERCEZIONE , per dirla come nello Yoga  "tutto è illusione, tutto è maya".
Sono un attento lettore di Castaneda, anche se non sono certo un seguace del gruppo.
Una ventina di anni fa ho avuto modo di leggere quanto scritto nel giornale interno del gruppo Muktananda,  siccome in questo libro a pag. 127 se ne parla, mi permetto di contestare  quanto detto dall'autore.
Nel mio ricordo, Castaneda va dal guru col preciso intento di chiedergli se sa dove era finito Don Juan, quindi siamo nel periodo che precede l'uscita del libro "Il dono dell'aquila". Dopo un po' che parla, il guru Muktananda gli fa alcuni complimenti, mi sembra gli dica: "Vedo che sai ascoltare e hai un alto livello di attenzione"; Castaneda dice che ciò è dovuto al suo maestro. "Mi piacerebbe conoscerlo" rispose il guru. In quel momento  Castaneda si accorge che questo guru non lo può aiutare, non ha la conoscenza superiore, non è in grado di rivelarli dove si trova don Juan. E' qui che Castaneda cambia atteggiamento e gli parla del maestro Juan  come fosse vivo.
 Il colloquio prosegue parlando dei discepoli, Castaneda dice che gli allievi di don Juan devono essere indicati dai "segni dello spirito". Muktananda invece dice di accogliere tutti, (a pagamento) poi si parla della reincarnazione…
Nel libro  Christophe dice che Castaneda  parla di don Juan spudoratamente come se fosse vivo, mi sembra che si forzino le cose per dimostrare   la malafede di Castaneda che, almeno in questo caso, non c'era.

 Nel 1992 a Torino Paolo Oddenino Paris (psicologo, nagual, guaritore, autore di libri  quali "infiniti risvegli, tecniche di autoguarigione"…) organizza un incontro con Nic Rampliey Sturgeon, questi, racconta in una conferenza le sue esperienze avute con una frequentazione di 6 mesi con Carlos Castaneda.
Ho ancora la videocassetta con la sua conferenza, inoltre mi sono precipitato a Torino e ho seguito un seminario di alcuni giorni tenuto da Paris  e da Nic. 
Mi ricordo che fu Nic il primo a dirmi che Castaneda era basso come me.
Nic raccontò ai presenti che si era seduto in una panchina in una piazza di una città del Messico, dalla folla emerse questo strano personaggio che poi scopri essere Castaneda. Gli disse che si era seduto sul posto dove si sedeva normalmente   il suo maestro don Juan e questo era interpretato come un segno dello spirito, un'indicazione a favore di Nic. Da quel momento Nic e Castaneda girano per il messico come due vagabondi. Castaneda gli parla moltissimo di don Juan e dello "spirito". Castaneda diceva che stava vivendo un periodo in cui era solo,  arreso completamente alle indicazioni dello "spirito".
Nic racconta vari episodi incredibili che dimostrano chiaramente le capacità sciamaniche di Castaneda.
 Per me furono molto illuminanti, infatti avevo intuito che il "sognare e la seconda attenzione"  erano simili alla cosiddetta "uscita astrale"  in cui il sogno è quasi una realtà. Cercavo conferme di ciò.
Nic racconta: Una volta stavamo per passare la notte, dormendo all'aperto sopra un garage; ad un certo punto Castaneda dice a Nic: "devi riappropriarti delle esperienze che avevi da bambino in cui sognavi di volare sopra la città". Nic dice che subito dopo si è trovato fuori dal corpo in alto, anche Castaneda esce dal corpo e lo raggiunge in alto. Dopo un po' fu preso dalla paura e Nic rientrò, Castaneda rimase invece in alto ridendo e invitandolo ad avere meno paure.
Molte altre volte camminavano insieme ed entravano nelle case abitate, ma sorprendentemente gli inquilini non li vedevano, era incredibile. E' evidente per chi è un po' addentro alla questione che la sola presenza energetica di un nagual in "potere", spostava il punto d'unione dei presenti che non percepivano gli intrusi. Questo conferma quanto detto chiaramente negli ultimi libri di Castaneda.
Nic raccontò altre cose "strane". Disse che non sapeva niente di Castaneda ne del punto d'unione se non dopo, quando verso la fine, entrati in una libreria, Castaneda  prese dallo scafale un libro e glielo diede "Questo è per te" disse porgendogli il libro "il dono dell'aquila".
Quando incontrai Nic, egli era ancora in contatto epistolare con Castaneda, anche se se ne era staccato. Gli chiesi privatamente perché non si fosse legato più profondamente a Castaneda. La sua risposta mi lasciò perplesso. Disse che certamente Castaneda aveva doti di grande sciamano e una conoscenza elevatissima tant'è che lo aveva spinto profondamente nella ricerca antropologica dello sciamanesimo, tuttavia ci sono degli aspetti del carattere di Castaneda che gli facevano paura, parlò di paurose arrabbiature ma non specificò oltre.
 Fui molto stupito e mi resi conto che forse avevo idealizzato troppo Castaneda, rischiavo di farne il mio guru. Pensai che probabilmente Castaneda non aveva ancora risolto il problema dell'importanza personale: forse questa non è stata vinta ma è ancora presente ma a livelli più sottili. Comunque era un problema suo.
 A volte bisogna guardare la strada e non chi ce la indica. Dobbiamo solo stare attenti che la strada abbia un cuore e che questo sia puro. Se il "guru" che ce la mostra ha ancora problemi di controllo su se stesso, ciò non inficia minimamente il valore della strada.
Quando Albert Einstein  diede al mondo la teoria della relatività, ci si preoccupò solo di vedere se era esatta, qualsiasi fosse il modo di essere di Einstein.
Ci sarebbero molte altre cose da dire, in particolare sull'aspetto tantrico del passaggio d'energia da un individuo all'altro, ma quest'argomento è un campo minato.
Alcuni autori, peraltro serissimi ed onesti, vedi Richard de Mille, hanno confutato i libri di Castaneda dimostrando che animali e piante citati da Castaneda non esistevano nei luoghi descritti. Ma negli ultimi libri c'è la spiegazione: la presenza di un forte campo energetico fornito da un nagual in potere, fa si che si entri inconsapevolmente in seconda attenzione, in tale stato di coscienza tutto è possibile. Quando non si ha coscienza del cambiamento si confonde la seconda  con la prima attenzione. Se poi alcuni racconti sono presi da altre parti scopiazzandoli, poco importa! Basta che riescono a passare il messaggio desidertato. Al più si tratta di un agguato.
La domanda da porsi piuttosto è questa se don juan non è esistito, come ha fatto Castaneda a divenire uno sciamano? Tutto da solo? Vogliamo scherzare?
L'unica soluzione è che non sia vero che era diventato uno sciamano, anzi non esiste lo sciamanesimo, non esistono i fenomeni straordinari, sono tutte balle.
Dal mio punto di vista e soprattutto in base alle mie esperienze, chi la pensa così, è lontano dalla mia concezione dell'universo tanto quanto lo può essere un ragazzo delle elementari rispetto ad un adulto dell'università.
Qualcuno disse:
«Io sono più interessato al lavoro di Castaneda piuttosto che alle storie riguardo la sua personalità. A chi importa se era nato in Brasile o in Perù? A chi importa se egli realmente visse con gli indiani Yaqui, Mazatechi o Huicol? A chi importa se Don Juan e Don Genaro esistettero veramente? Questo è semplicemente "pensare povero". Ciò di cui io mi interesso è il lavoro di Castaneda: Idee, filosofia, paradigmi, ecc. Se i libri di Castaneda sono fantasia, grandioso, sono i migliori libri di finzione che io abbia mai letto.»

Commenti

Anonimo ha detto…
Grazie :-)

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