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Riflessioni sulla non-dualità (1° parte)




Niente deve cambiare ~ Tony Parsons

Ciò che sto cercando di dire è che la vita non va da nessuna parte, perché alla fine tu non devi andare da nessuna parte. Vedi, la grande difficoltà che le persone hanno con la cosiddetta illuminazione, è che sono state condizionate a pensare che debbano andare da qualche parte o diventare qualcuno per poterla conseguire.

L’illuminazione non ha assolutamente nulla a che fare con il fatto che tu vada da qualche parte o che ti accada qualche cosa. Niente deve cambiare.

Come si può restare nell’Uno?

Non si può, perché non ne sei mai fuori. Tutto il problema del cercare di restare nell’Uno è l’«io» che cerca di restare nell’Uno. Una volta che l’«io» inizia a cercare di stare nell’Uno, l’Uno apparentemente non c’è più.

C’è solo l’Uno. E nessuno che fa esperienza di questo, nessuno lo possiede. Ma qualunque cosa sorga nella manifestazione sorge in quell’Uno ed è l’Uno, incluse le caratteristiche di Tony Parsons.

Ciò di cui stiamo parlando qui è assolutamente radicale rispetto alla vecchia idea di illuminazione. Nella vecchia idea condizionata di illuminazione a cui noi tutti volevamo credere, l’illuminazione accade e poi non c’è più assolutamente nessun personaggio: c’è solo totale beatitudine e completa bontà. È un’assurdità nata dall’ignoranza della mente. Il risveglio non ha nulla a che vedere con la bontà o la beatitudine: risvegliarsi è la realizzazione che c’è solo l’Uno e la dualità sorge in questo, incluso Tony Parsons.

Illuminazione non è una cosa distinta per conto suo che guarda verso il basso tutto il resto e lo benedice o ne ha compassione. È una storia d’amore con la vitalità. Riguarda il mollare l’idea che ci sia qualcuno che abbia una vita e comprendere che tutto quello che esiste è vita. Non ha una vita: tu sei vita e nella vita l’ego, il desiderio, l’odio, l’amore accadono. E io sono quell’Uno in cui tutto questo accade.

La mente è piena di stronzate. La mente vuole una risposta, ma alla fine la risposta che ritorna sconfigge la mente ed essa non riesce più ad aggrapparsi a nulla. Quindi quello che accade qui è che la mente si arrende. E non vede l’ora di arrendersi e dire: «Non capisco… Oh! Ah!».

L’ultima cosa che la mente vuol fare è fermarsi e lasciare che ci sia solo il vedere questo. La mente non vuole sapere del “Basta! Lascia che ci sia solo il vedere questo”. La mente non può fare questa cosa. Lascia che ci sia solo il vedere questo, solo lo stare sul terreno, ascoltare il suono di un’auto che passa, o ridere… Questo è ciò che è.

È possibile liberarsi dalla mente con lo sforzo?

Chi è che lo farebbe? Chi è che può scegliere di liberarsi? Il risveglio è il far cadere il senso del «me» e l’ultima cosa che «me» desidera fare è andar via.

Quindi cosa causa questa cosa? Come è causato il risveglio?

Non è causato, nulla può causarlo. E una volta che è visto che non c’è nulla che può causarlo, allora c’è un lasciare andare. Tu non lo puoi fare, ma c’è un «Ah! Alla fine dopo tutti questi anni di impegni e fatiche per cercare di essere migliore o immobile o di far cadere l’ego, ho compreso improvvisamente che tutto questo non ha senso». C’è solo questo, il vedere questo.
La gente lascia andare l’idea di poter intraprendere un viaggio verso una qualche direzione e qualcosa di nuovo prende il sopravvento. Accade.

Tony Parsons

Tratto dal libro “The Open Secret – Tutto ciò che è

 

Questo universo ha origine dalla tua mente ~ Robert Adams

Nulla esiste di per sé. Tutto in questo universo ha origine dalla tua mente. Non è reale di per sé, è come un sogno. Credi a quello che vedi con i tuoi occhi, a quello che ascolti con le tue orecchie, a quello che dici con la tua bocca, a quello che odori con il tuo naso. Credi che tutte queste cose sono reali. Non sono reali. Sono una bugia.

Credi di esistere come un essere umano e di compiere delle decisioni, di fare delle scelte. Sei artefice di alcune cose in questo mondo. Questo non è vero. E’ la coscienza che fa ogni cosa. Tu sei come una marionetta manipolata dalle leggi del karma. E ogni cosa che fai è il risultato di quel karma.

E’ una menzogna. Perché in verità il karma non esiste e in verità tu non hai mai fatto niente perché non sei mai nato. Non c’è assolutamente niente che tu possa mai fare. Sei spirito! Pervadi ogni cosa! Onnipresente! Non un piccolo corpo come sembra e appare.

Per quanto i tuoi problemi ti possano preoccupare dimenticali. Per quanto la tua vita ti preoccupi dimenticala. Per quanto il passato ti preoccupi, esso non esiste. Per quanto il futuro ti possa preoccupare non ci sarà mai un futuro. C’è solo questo momento e in questo momento tu sei nulla, puro vuoto. Nulla è ogni cosa e ogni cosa è nulla.

Crediamo di essere qualcosa. Anche quando dici di essere nulla, pensi che sei qualcosa. E se questo nulla non viene realizzato, non viene realizzata la vera natura che è già.

Questo messaggio non aggiunge nulla al tuo sapere ma anzi è un processo di svuotamento, non di accumulo. Non pensare di dover conoscere qualcosa di molto profondo per diventare liberato. E’ in realtà quando non sai che diventi liberato. Il sapere ti rende umano, un enciclopedia parlante. E’ solo quando cominci a svuotare te stesso che trovi te stesso. C’è solo tutto che è nulla.

Robert Adams

 


 

 

L’essenza della vita ~ Andreas Muller

Qual è il ‘cuore’ o ‘l’essenza’? – Nessuna cosa. Non un qualcosa. Non qualche cosa. L’inconoscibile ed allo stesso tempo ovvio. Inconoscibili perché è nessuna cosa, ovvio perché è ogni cosa. Di solito cuore’ o ‘essenza’ sono parole che si riferiscono alla natura più profonda, più interiore, come se ci fosse un essere all’interno o una natura nascosta, ma è tutto quello che c’è, il cuore o l’essenza è tutto ciò che è. Ciò che è, è l’essenza più profonda, è l’intimità suprema, ogni separazione e ogni distanza è illusoria. Perché tutto quello che c’è, è ciò che è: il cuore, l’essenza, il nulla che appare come ciò che sta accadendo.

Il messaggio della meraviglia senza tempo indica alla realtà naturale ed inseparata.  Una realtà che contiene ogni cosa, che abbraccia tutto ed è tutto. Una realtà apparentemente oltre l’esperienza di ‘ io sono ‘.

L’esperienza di essere ‘qualcuno’ o ‘qualcosa’ somiglia ad una realtà artificiale. Una realtà basata sull’esperienza della realtà e della separazione, del tempo e dello spazio, di essere autori delle azioni e vittima delle circostanze, di giusto e sbagliato, di causa ed effetto, di responsabilità personale e ricerca. L’apparente me non può accedere alla realtà naturale, sebbene anch’esso sia miracolosamente questa realtà.

Sì, l’esperienza ‘io sono’ è l’unità, è l’essenza, è il cuore, che rimane nascosto all’interno della sua esperienza. Ecco perché ricerca. E ricerca qualcosa che non può trovare: la totalità, la libertà, illuminazione, pace, comprensione, saggezza, se stesso o la sua assenza. Il dilemma è: ricerca ‘qualcosa’. Una cosa, una sensazione, uno stato. Eppure tutto ciò che esiste, è nessuna cosa, è nulla. Essenza inseparata. Quello che appare.

La liberazione è la fine improvvisa e senza causa dell’esperienza di ‘ io sono ‘ – un’esplosione, un ricadere nella realtà naturale, inseparata, sebbene non ci sia qualcuno che ci ricada. Perché nel cadere indietro, esplode quello che non era mai esistito. ‘Io’, ‘ io sono’, realtà e separazione, ‘ vivere nella realtà artificiale ‘ non sono reali. Non hanno una loro propria realtà e possono svanire come una bolla di sapone.

Ciò che rimane è questo: nulla che appare come ogni cosa che sta apparendo. Leggere queste righe, pensieri, sensazioni, respirare, il sottofondo. E’ questo! Questo è lo sconosciuto. Questo è essenza. Questo è il cuore. La naturale, inseparata realtà, senza tempo, senza spazio, senza confini. Senza difetti e senza macchie. Questo è questo, ciò che appare è il miracolo.

~ Andreas Muller

 

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E’ uno scherzo cosmico ~ Tony Parsons

Commento: Qualche volta parli del tempo verticale in opposizione al tempo lineare.

Tony: No, non tempo verticale. Verticalità.

Verticalità. E’ quando quel cambiamento, qualunque cosa sia, apparentemente accade? E’ quella la fine della storia?

E’ vedere che c’è solo questo che è senza tempo, ed è anche il godere della storia del tempo ma vedere attraverso la storia, vedere che la storia è totalità senza significato e non più alcun potere o rilevanza. Solo apparentemente accade nel tempo, è ciò che è.

Ma è visto da?

La storia è vista come nulla che è tutto. Io non cercherei di capirlo.

Quindi è giusto dire, e penso che tu l’abbia detto diverse volte, probabilmente in questo residenziale, che il vedere ordinario, inclusi i pensieri, sono semplicemente normali. Lo facciamo tutti senza realizzarlo. E poi questa sorta di psicologico senso dell’Io, viene come un velo che reclama di possedere attraverso l’abitudine di un vivere prescrittivo.

Sì, quindi quando il risveglio accade dirà, “Oh, è sempre stato così”

Esatto

Quindi effettivamente c’è solo essere. Nella totalità di questa apparenza c’è solo ciò che è. C’è solo questo accadere. E’ inevitabile. E’ tutto ed ogni cosa.

In qualche modo lo psicologico senso dell’Io viene e dice “io”, e blocca come il vedere, è così sottile che copre..

Sì, è il segreto svelato.

Sì esatto.

E’  segreto tutto il tempo che c’è qualcuno che cerca di comprendere. Allora rimane segreto. Ed è quando non c’è più nessuno che vede che diventa svelato e manifesto.

E’ come l’eternità vero?

E’ l’eternità.

Eppure quando parliamo, le persone dicono “Ieri ero illuminato” ma non c’è mai stato uno ieri in cui essere illuminati.

No. E non c’è mai stato uno che sia illuminato.

E’ gentile?

Gentile, sì.

Penso che la mente non può comprenderlo, è incomprensibile.

No non può. Questa è stata la cosa che mi ha colpito davvero dopo il risveglio iniziale, quando non c’era nessuno lì e poi qualcuno torna e lo racconta. Ero interessato alla cristianità in quel periodo e non avevo capito questa stupida idea che tu potevi peccare e poi essere perdonato. Ho improvvisamente visto che il vero significato nel perdono è che non c’è assolutamente nessuno e nulla da perdonare. Non importa quante volte sembra che tu possa sbagliare o qualunque cosa tu faccia, o qualunque cosa tu non faccia. Non importa quanto cerchi o non cerchi, c’è solo questo. E’ amore incondizionato.

Hai sentito un senso di sollievo?

Beh, è semplicemente meraviglia. Il vero significato o qualità dietro le idee che abbiamo creato l’assoluto nonsenso dei dogmi religiosi e dell’idea del peccato originale…

Sentire come parte della gentilezza è un tipo profondo di umorismo.

Sì assolutamente. C’è un profondo reale umorismo in tutto ciò che è. Intendo che in un certo senso è uno scherzo cosmico. E’ lo scherzo cosmico. E’ lo scherzo migliore in circolazione.

L’unico scherzo in circolazione.

L’unico scherzo in circolazione, sì. In altro modo potresti dire che la vitalità è tutto ciò che c’è. E la vitalità è sentita attraverso i cinque sensi ed anche attraverso il sesto e settimo senso delle sensazioni che sorgono e pensieri che accadono. Tutto ciò che c’è è pura vitalità. Non c’è nient’altro oltre che vitalità. E’ tutto ciò che è.

E quello che è meraviglioso riguardo questo è che ognuno in questa stanza pura vitalità. Ciò che sta sedendo in questa stanza è solo semplicemente totalmente vitalità. Ed è l’essere e la fine di tutto. Non c’è bisogno di dire altro, Grazie.

Tony Parsons

 

 

——

 

 

Scopri ciò che non sei ~ Nisargadatta Maharaj

I.: Sono pieno di desideri, e ci tengo a soddisfarli. Come posso ottenere ciò che
voglio?
M.: Sei certo di meritarlo? In un modo o nell’altro, devi impegnarti per appagare i
tuoi desideri. Mettici energia e attendi i risultati.
I.: Da dove prendo l’energia?
M.: Il desiderio stesso è energia.
I.: E perché ci sono dei desideri inappagati?
M.: Forse perché non sono stati abbastanza forti e tenaci.
I.: Sì, questo è il mio problema. Voglio le cose, ma sono pigro.
M.: Se il desiderio non è limpido e forte, non può prendere forma. Se poi i desideri sono in vista della tua privata soddisfazione, l’energia che dai loro è necessariamente limitata. Non può essere più di quella che hai.
I.: Eppure le persone comuni ottengono ciò che vogliono.
M.: Ma dopo aver desiderato molto, e molto a lungo. E anche le loro conquiste sono limitate.
I.: E i desideri non egoistici?
M.: Quando desideri il bene comune, tutto il mondo vuole con te. Fa’ tuo il desiderio dell’umanità e agisci per esso. Lì non puoi fallire.
I.: L’umanità è opera di Dio, non mia. Io bado a me. Non ho il diritto di soddisfare i miei desideri? Posso garantire che non feriranno nessuno: sono legittimi. Sono giusti; perché non si avverano?
M.: I desideri sono giusti o sbagliati a seconda delle circostanze. Dipende da come li valuti. La distinzione tra giusto e ingiusto è solo umana.
I.: Con quali criteri si distingue? Come faccio a sapere quale dei miei desideri è
giusto e quale no?
M.: Nel tuo caso, i desideri che portano al dolore sono sbagliati, e quelli che portano alla felicità, giusti. Ma non devi dimenticare il tuo prossimo. Il dolore e la felicità degli altri, contano.
I.: I risultati sono nel futuro. Come posso sapere come saranno?
M.: Usa la mente. Ricorda. Osserva. Non sei diverso dagli altri. La maggior parte
delle loro esperienze sono anche le tue. Pensa con chiarezza e profondità, penetra nella struttura dei desideri e delle loro ramificazioni. Sono la parte più importante del tuo sistema mentale ed emotivo, e influenzano profondamente i tuoi atti. Non puoi abbandonare ciò che non conosci. Per superarti, devi conoscerti.
I.: Che significa conoscere se stessi? Che cosa esattamente vengo a conoscere?
M.: Tutto ciò che non sei.
I.: E non quello che sono?
M.: Ciò che sei, lo sei già. Conoscendo ciò che non sei, te ne liberi, e rimani nel tuo
stato naturale. Tutto accade spontaneamente e senza sforzo.
I.: E che cosa scopro?
M.: Che non c’è niente da scoprire. Sei ciò che sei, e questo è tutto.
I.: Ma infine chi sono?
M.: L’ultima negazione di tutto ciò che non sei.
I.: Non capisco!
M.: È la tua idea fissa di dover essere questo o quello, che ti acceca.
I.: Come me ne libero?
M.: Se hai fiducia in me, credimi: tu sei la pura consapevolezza che illumina la
coscienza, e il suo infinito appagamento. Perciò vivi in conformità. Oppure, se non mi credi, scava dentro di te con la domanda “Chi sono?”, oppure concentra la mente sull’”io sono”, che è essere puro e semplice.
I.: Da che dipende la mia fiducia in voi?
M.: Dal tuo scrutare nel cuore degli altri. Se non sai leggere nel mio, guarda nel tuo.
I.: Non mi riesce.
M.: Purìficati con una vita equilibrata e fruttuosa. Osserva i tuoi pensieri, sentimenti, parole e azioni. La tua visione si schiarirà.
I.: Non devo rinunciare subito a tutto, e fare il randagio?
M.: Non puoi rinunciare. Puoi materialmente abbandonare la tua casa e mettere in difficoltà la famiglia, ma gli attaccamenti sono nella mente, e non ti lasceranno fin quando non conoscerai la tua mente dentro e fuori. Per prima cosa conosci te stesso, tutto il resto seguirà.
I.: Ma se sono la realtà suprema – come dite – non ho già l’autoconoscenza?
M.: Certo che lo sei! Ma che parte di essa? Ogni granello di sabbia è Dio; saperlo è
importante, ma è solo l’inizio.
I.: Vi credo: sono la realtà suprema. E poi?
M.: Te l’ho già detto. Scopri tutto ciò che non sei. Corpo, sentimenti, pensieri, idee,
tempo, spazio, essere e non-essere “questo” o “quello” – niente di concreto o astratto che tu possa indicare – è te. Asserirlo, non serve. Puoi ripeterlo all’infinito senza che accada nulla. Invece, osserva senza intermissione, soprattutto la mente – momento per momento -, senza che nulla ti sfugga. Questa testimonianza è essenziale per separare il sé dal non-sé.
I.: La testimonianza, non è la mia vera natura?
M.: La testimonianza implica un testimone. Ancora in due!
I.: E che significa testimoniare il testimone: la consapevolezza della consapevolezza?
M.: Accostare parole non porta lontano. Va’ dentro, e scopri ciò che non sei. Il resto non conta.

Tratto da “Io Sono Quello“, Sri Nisargadatta Maharaj

 

 

 

 

 

 

Come fare l’esperienza di essere nessuno? ~ Karl Renz

Domanda: Certi risvegliati dicono che il risveglio arriva nonostante e mai a causa di una qualunque disciplina spirituale.

Karl Renz: Significa che il tu sei non può essere influenzato da alcuna azione o non-azione. Tu sei, malgrado ogni avvenimento e mai a causa di qualunque cosa sia. Tutto ciò che avviene in questo mondo di sensazioni non può cambiare ciò che gli è “anteriore”. Vedi totalmente che tu sei, malgrado qualsiasi cosa, che tu sei senza causa, che tu non sei qualcosa che ha una causa e un effetto. Si chiama risveglio, ma io parlerei semplicemente di un’altra “tazza di caffè”. Non è né un’esplosione di fuochi d’artificio, di luci né di scosse di un terremoto spettacolare. Non è niente di speciale.

D: Come arriva il risveglio nella vita di qualcuno?

K.R.: Il risveglio non arriva mai nella vita di qualcuno. Per ciò che tu sei, non c’è né prima né dopo. Non puoi far entrare ciò che tu sei in una storia. Non è mai in qualche cosa. Come non c’è né prima né dopo il risveglio. Questo non è mai arrivato a nessuno, nemmeno a questo qui (si indica col dito). In ogni caso, non è mai successo niente. Anche il risveglio non accade.

D: Ma, prima, aspettavi qualcosa?

K.R. Anche prima, non c’era nessuno con delle attese, ma se si vuole stabilire una qualunque differenza, prima, c’era l’intenzione di “fare” e l’intenzione è un altro nome per colui che fa ora, c’è semplicemente fare o non fare, e tutto ciò che c’è, è meditazione.

Ma non c’è né prima né dopo, è sempre la meditazione. Quando la meditazione è intenzionale, c’è una persona che fa qualcosa, un meditante. Ora, c’è la meditazione senza l’intenzione di ottenere una qualsiasi cosa. In questa azione di meditazione, non c’è attesa. C’è sempre un’azione, ma niente ne può derivare. Vedendo totalmente che niente può essere dato né tolto, c’è quello che si chiama la pace immensa, che è sempre stata presente. La coscienza, che andava verso il movimento dell’attesa, è ora lì dove deve essere, da nessuna parte.

D: E’ allora un movimento impersonale. E il soggetto che agisce non ha niente a che vedere lì dentro.

K.R.:E’ sempre stato un movimento impersonale. Colui che fa non ha mai fatto niente. E’ solo un’idea. Ogni azione è compiuta dalla totalità dell’esistenza stessa. Qui-ora non c’è che la Coscienza. Ogni parola è detta da quella Coscienza e chi ascolta non è differente da chi parla. Non c’è che la Coscienza.

D: Come un individuo, che, come me, fa l’esperienza di esistere, può in seguito dire “non sono colui che fa”?

K.R.: E’ ancora un concetto. Hai solo cambiato concetto. Dapprima dici:” Io sono colui che fa”, poi hai una percezione della realtà: “Io non sono colui che fa”. Ma chi dice questo? Queste due dichiarazioni hanno bisogno di una persona per esprimerle. Le due esperienze, personale, poi impersonale, hanno bisogno di colui che le vive. Ma quello è già sperimentato da Quello che gli è anteriore e che non ha nessuna idea di personale o impersonale. Colui che definisce si definisce nel personale e l’impersonale, o nel vuoto e la pienezza, ma Quello è l’assenza assoluta di ogni definizione, perché non esiste nemmeno qualcuno per definire. Non sapendo assolutamente ciò che tu sei o che non sei, sei Quello.

D: Ma c’è la sofferenza.

K.R.: No, c’è il dolore, ma non è la sofferenza. La sofferenza dipende da una psiche, da una storia di sofferenza. S’inscrive  nel tempo. Il dolore è come un’esperienza in questo adesso infinito. Se, più tardi, pensi a quel dolore, tu crei la persona poi la distruggi, ma lei non è mai stata reale. Se ti risvegli, non lo prendi personalmente, perché ci sono molte persone che cadono nel trabocchetto di credersi risvegliate. Eccone una dichiarazione!

D: Molti maestri propongono di offrire la sofferenza.

K.R.: No, no, offrirei colui che soffre. Ramana diceva di offrire la devozione, di rinunciare alla rinuncia. Offrendo la devozione, offri il devoto, colui che fa l’offerta. Infatti ti rendi conto che è una impossibilità assoluta, perché ciò che non hai, tu non lo puoi offrire. Tu non possiedi assolutamente niente. Dico spesso che mia nonna è stata il mio più grande maestro. Quando cercavo i miei  giocattoli, mi diceva sempre: “Chiudi gli occhi, cosa vedi adesso?” “Niente” “Questo, proprio questo ti appartiene”.

Non si può aggiungere niente. E’ come essere nel sonno profondo, perfetto, assoluto, senza conoscere niente né non conoscere, anche senza conoscere cos’è la perfezione. E’ la bellezza stessa, assoluta, senza alcuna idea né di bellezza né di bruttezza. E’ la libertà stessa, nell’assenza totale di ogni idea di libertà o non libertà.

D: Ma quando soffro?

K.R.: Soffri unicamente perché hai l’illusione che la sofferenza potrebbe avere una fine. Tu soffri per un’attesa, pensi che imparare dal passato ti porterà qualcosa nel futuro. Infatti vuoi evitare te stesso, perché il dolore fa parte della realizzazione e ogni esperienza è un’esperienza di te stesso. Non puoi evitare te stesso, perché sei Quello. Tu SEI Quello!

D: La realizzazione del corpo-organismo Renz è la stessa di quella di Ramana, di Budda, di Nisargadatta, dei grandi maestri tibetani?

K.R.: Ramana direbbe che la forma che vedi davanti a te non può mai realizzare il Sé. Ciò che è il Sé è sempre realizzato e non ha mai bisogno della realizzazione di un qualunque contenitore. La forma che tu chiami Ramana è semplicemente un’espressione di Quello, non può mai realizzare là dove viene. Ma ciò che è Ramana, il Sé, è sempre realizzato e non è mai, mai stato non realizzato. Questa realizzazione non è mai nuova, non è mai prima né dopo, e non ci sono vie verso Quello.

Ciò che è anteriore anche alla luce deve essere  presente in  ogni circostanza, essendo ciò che sono le circostanze. Ciò che è la soddisfazione stessa non può essere soddisfatto né dalla forma, né dal vuoto, nemmeno dalla luce. Pertanto, tutti e tre promettono ciò che puoi chiamare libertà, ma una promessa di libertà non può soddisfarti, perché tu sei la soddisfazione stessa e nessuna luce, nessun vuoto, nessuna forma possono aggiungere alcunché alla tua natura.

Sono seduto qui per dirti che, se ciò che è, l’esistenza assoluta, avesse bisogno di una situazione speciale di luce o di vuoto o di qualche specie, non sarebbe un’esistenza assoluta, perché dipenderebbe da qualche cosa. Qualificare l’esistenza come assoluta significa semplicemente che l’esistenza è quella che è. Ciò che tu sei non ha assolutamente bisogno di nessun cambiamento. E ciò che ha bisogno fa parte di questa terra di ombre effimere, di impressioni sensoriali e instabili.

Perfino la prima luce non è il sole stesso, essa ha bisogno di lui per rispendere; ma, tu non sei né la luce né ciò che ne deriva, tu sei Quello che è il sole.

Quello è presente qui-ora. Niente deve andare né venire per Quello. Nessuna circostanza particolare può portarti più qualità; nessuna identificazione o disidentificazione, nessuna disciplina o non disciplina, nessuna credenza, nessuna fede.

Tu sei la qualità dell’esistenza stessa, lo stesso vivente, tutto quello che puoi immaginare. La prima immaginazione è la luce ed essa non può che essere presente  se tu la immagini. Ma chi l’immagina non può mai immaginare se stesso. Così, tutto ciò che deriva da quella prima immaginazione, sono i riflessi infiniti di quella luce. E tu non puoi diventare più o meno di ciò che sei per la loro presenza o la loro assenza. E ti dico, quella totale assenza di scappatoia, è la pace. Se puoi vedere totalmente che ogni circostanza che si presenta non può essere che una conoscenza o una realizzazione relativa, essa non ti soddisferà mai.

Tu ti preoccupi di ciò che arriva solo perché aspetti un sollievo, una soluzione, ma non succederà mai per questo problema che non è mai esistito. Per trovare una soluzione, bisogna dapprima trovare un problema.

 

D: Allora, continuo a vivere come vivo?

K.R.: Niente continua, niente arriva, niente se ne va. La coscienza non fa che prendere un’altra forma, poi un’altra, poi un’altra ancora nella totalità dell’esistenza, ma anche questo non si muove. Infatti tu guardi la scena seguente del film che è già stato girato. La manifestazione dell’esistenza non appare né dispare mai. Tu non puoi cambiare il minimo dettaglio.

 

D: Ma, per un qualsiasi cammino spirituale, devo almeno credere che c’è un libero arbitrio.

K.R.: Il libero arbitrio è un’esperienza che non puoi decidere di fare. C’è un’esperienza sia di libero arbitrio che di non-libero arbitrio e queste due esperienze fanno parte della realizzazione di ciò che tu sei. Ma nei due casi, non c’è nessuno per avere un libero arbitrio o no.

Un giorno, fai l’esperienza del libero arbitrio e, il giorno dopo, del contrario. Ma guarda, colui che fa l’esperienza, è quello che sei? In realtà è già un personaggio di sogno.Dire che non c’è libero arbitrio è ancora un’idea e questo non aiuterà. Ma il più bello è che tu non hai bisogno di alcun aiuto da nessuno. Ogni conoscenza o chiarezza cui puoi aspirare è in ogni caso effimera, ma la conoscenza che tu sei non può essere né data né ripresa, essa è assolutamente indipendente da ogni idea di libero arbitrio o no. Le due cose sono dei concetti che non possono cambiare ciò che sei. Volontà di Dio o no, trova anzitutto Dio e poi se ne potrà parlare.

 

D: Ho cercato tutta la vita e non l’ho mai trovato. Ho bisogno d’aiuto.

K.R.: D’aiuto? No, non posso aiutarti. Tu non hai bisogno d’alcun aiuto e quello che ha bisogno d’aiuto non mi interessa. Io ti aiuto forse a scoprire che non hai bisogno di nessun aiuto.

 

D: Quando rispondi alle mie domande, hai l’intenzione di essere compreso?

K.R.: No, ciò che dico è una mancanza totale di pertinenza. E’ il divertimento del Sé senza alcun necessità, un divertimento automatico, una realizzazione spontanea. Qui, non c’è nessun aiuto.

 

D: Le tradizioni religiose come le si conoscono danno l’impressione di cosificare il reale.

K.R.: Nel buddismo si chiama “preservare il dharma”, il dharma degli insegnamenti o del mondo, mantenere il samsara in vita. E’ il dovere del funzionamento di questa religione, un funzionamento di sopravvivenza, perché la manifestazione in quanto tale deve continuare. Tuttavia, non è né bene né male. Conservare gli insegnamenti o ciò che può essere insegnato in vita non è che un puro sistema di sopravvivenza, però puoi vedere che nessun insegnamento  o nessun metodo può farti raggiungere ciò che sei, ed è per scoprire questo che esistono metodi ed insegnamenti.

 

D: Quale sarebbe il buon metodo?

K.R.: Non importa quale. Non ci sono metodi speciali, certi dicono che “nessun metodo” sarebbe il metodo migliore, ma neanche questo può aiutarti.

 

D: Se penso che sono la pace, vuol dire che non lo sono.

K.R.: Tu sei ancora e sempre la pace. Non puoi lasciare ciò che sei, non ha importanza se cadi nella separazione o no. Lasciare ciò che sei e ritornare a ciò che sei non è che un sogno. I sogni non possono né farti né disfarti. Non hai mai lasciato la casa, tu sei quello che è la casa. Che tu sogni di essere un affittuario o no, tu sei sempre quello che è la casa. Per te, per ciò che sei, non c’è necessità che cambi qualcosa. Non c’è andare e venire.

D: Tu ti ricordi del tuo stato prima dell’esperienza?

K.R.: Posso solo dire che, per ciò che sono, non c’è né prima né dopo. Questo era non importa quando ciò che era, ciò che sono. E per Quello non c’è né prima né dopo.

 

D: Allora questa esperienza non ha in se stessa né data né ora?

K.R.: Non ha impatto. E’ questo l’impatto. Che niente abbia impatto è un impatto assoluto per ciò che sei. Tu non puoi “impacchettare” niente, lasciando tutto, non puoi far sparire niente. Niente è dovuto partire. Niente è mai stato là, dunque niente deve andar via.

Dalla rivista 3ème Millenarie n. 74 – Traduzione di Luciana Scalabrini

 

 

 

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Questa Libertà ~ Tony Parsons

Quello che condividiamo insieme è l’esposizione del costrutto artificiale del ‘me’, la sensazione illusoria che è reale ed ha una scelta reale, e la terribile e meravigliosa futilità dello sforzo che fa per trovare la pienezza. Faremo luce insieme sul me che vive in un mondo finito; un mondo soggetto-oggetto. Può esistere solamente in quel mondo. Esiste lì perché è auto-cosciente. In età molto precoce l’auto-coscienza prende il sopravvento, “Io sono consapevole di me stesso”. Cresce e cresce e quello che viene ricercato è limitato dalla personale esperienza della contratta realtà. Cerca l’infinito in una esperienza artificialmente finita che sogna essere reale.

Quindi il ricercatore sta costantemente vedendo dal punto di vista dell’essere un soggetto. Sta costantemente cercando un oggetto chiamato auto-appagamento. Quello che stiamo condividendo insieme è che questo intero sforzo è completamente e totalmente futile a causa della natura del ‘me’. Costantemente la risposta qui sarà di puntare al sogno illusorio dell’essere un ‘me’ e al sorgere di una nuova possibilità.

Quindi il ricercatore dovrebbe smettere di cercare?

Questo non è un messaggio sul cercare o non cercare. L’energia del ‘me’ può solamente cercare e provare a tornare a casa. Questo è tutto ciò che può fare. Quando pensa che ha perso la totalità tutto quello che può fare è provare e trovare la totalità. Le persone credono che se raggiungono l’apice della purezza, che è solo una creazione mentale, allora si meriteranno la libertà. Ecco il problema che ha il ‘me’. Ama l’idea di diventare puro, perché crede di non essere immeritevole. L’intero insegnamento del divenire è basato sulla credenza che il ‘me’ ha bisogno di cambiare, quando invece il ‘me’ è solo la totalità che appare essere un ‘me’. E’ senza significato e senza scopo.

Poiché il sé apparente può solamente sorgere attraverso la sua personale esperienza, sapere o auto-consapevolezza, la sua ricerca per un significato più profondo sarà limitata a ciò che può conoscere e fare esperienza per se stesso.

All’interno di queste limitazioni ci sono molte dottrine, terapie, ideologie, insegnamenti spirituali e sistemi di credenza che il ricercatore può arrivare a conoscere. Può esserci anche il conoscere e l’esperienza di stati di silenzio, immobilità, beatitudine, consapevolezza e distacco, tutte cose che sembrano andare e venire come il giorno e la notte.

Tutti questi insegnamenti, raccomandazioni e prescrizioni cercano di fornire al ricercatore risposte a ciò che è inconoscibile e vie per trovare ciò che non è mai stato perso.

Tony Parsons

 

 

 

 

La semplicità della Non Dualità ~ Richard Sylvester

La mente ama la complessità. La complessità mantiene la mente impegnata e ne giustifica la ricerca. La complessità tiene la mente sotto controllo, che è proprio come vuole sentirsi. Se ci sono trentasei livelli di illuminazione (non ci sono), allora la mente può essere impegnata tutta una vita – o molte vite – ad esplorarli.

Quindi la mente crea grandi edifici sulla non-dualità e le filosofie spirituali, decorandoli con fischietti e campane. Ci saranno sempre abbastanza volumi che non riusciremo mai a leggerli tutti. Ci saranno sempre abbastanza satsang e discorsi che non riusciremo mai ad ascoltarli tutti.

Che gioia per la mente! Che follia!

Nel frattempo i mistici, e non è detto che scelgano di condividerlo, parlano nel modo più semplice possible. Proprio come hanno sempre fatto. I mistici sanno che il cuore della non-dualità si può riassumere in quattro semplici parole.

“Non c’è alcun sé.”

Tutto il resto fluisce da questo.

Anche una frazione di secondo di risveglio chiarisce questo. Ma poi la mente riafferma se stessa e le storie possono ricominciare ancora con tutte le complicazioni che ne conseguono.

Che peccato!

Finché c’è il senso di essere una persona separata, il mondo della dualità è considerato assolutamente reale e probabilmente pieno di importanza, significato e scopo. La mente ha uno stimolo potente a ricercare il significato. Ma quando viene visto che non c’è mai stata una persona, questo è visto come un sogno e senza uno scopo.

Ecco l’essenza della non-dualità espressa in otto righe brevi nelle Upanishad:

“Le scritture lo hanno proclamato a gran voce:
In verità non c’è creazione né distruzione.
Nessuno è legato e nessuno sta cercando la liberazione.
Nessuno è sulla via della salvezza.
Non c’è nessuno che sia liberato.
Questa è l’assoluta verità, mio caro discepolo.
Questo, la summa e sostanza di tutte le Upanishad,
Il segreto dei segreti, è il mio messaggio per te.”

Richard Sylvester

 

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L’illusione delle esperienze mistiche e della conoscenza ~ U. G. Krishnamurti

Per me non esiste la mente per nulla. La mente è la totalità — non che stia dando una descrizione peculiare della mente –, la totalità delle vostre esperienze, e la totalità dei vostri pensieri. Come stavo dicendo ieri, non ci sono pensieri che potete rivendicare come vostri. Non ci sono esperienze che potete indicare come vostre. Senza la conoscenza voi non potete avere esperienze. Ogni volta che sperimentate qualche cosa, attraverso queste esperienze la conoscenza cresce ed è fortificata. È un circolo vizioso. Va avanti all’infinito. La conoscenza vi dà esperienze, e le esperienze fortificano la conoscenza che avete. Le vostre domande sono frivole, perché ogni domanda è nata dalla conoscenza. Se c’è una risposta alla domanda, non è necessariamente la vostra risposta. Tutte le risposte sono le risposte che sono state accumulate attraverso i secoli. C’è la totalità della conoscenza che è stata accumulata. L’accumulo di conoscenza, l’accumulo di esperienze, sono tutti là presenti. Voi li state usando per comunicare con voi stessi e per comunicare con gli altri.
Non esiste una cosa come la mia mente o la vostra mente. Ma c’è una mente che è la totalità di tutti i pensieri e le esperienze di tutti gli esseri umani che sono esistiti fino a questo momento.
Se vi viene fornita una risposta ad una domanda, questa risposta dovrebbe mettere fine alla domanda stessa. Il fatto è che le risposte datevi dagli altri, quelle che vi siete fabbricati da voi, e le risposte date da quegli uomini saggi che ci sono in questa sorta di mercato dello spirito oggi, o che sono esistiti nel passato, non sono realmente le risposte.
Ogni risposta che vi do non è la vera risposta, perché la risposta dovrebbe porre fine alla domanda. Se la domanda è frantumata, anche tutta la conoscenza che è responsabile per la domanda deve andarsene. Chi fa la domanda non ha reale interesse in nessuna risposta, perché la risposta farebbe esplodere tutto quanto, non solo le poche cose che avete conosciuto in questi 30 o 40 anni, ma tutto quello che è stato accumulato fino ad oggi, ogni cosa che ogni uomo ha pensato e sentito e sperimentato fino a questo punto dove la domanda finisce. La risposta, se c’è una risposta, spazzerebbe via ogni cosa.

La gente viene e mi parla delle proprie esperienze spirituali. Cosa si aspettano da me? Vogliono che io li conforti e gli dica che stanno facendo bene. Andate avanti così e raggiungerete la vostra destinazione. Io non posso farlo. Io enfatizzo che quelle esperienze che voi considerate straordinarie sono totalmente non collegate a ciò che voi siete realmente. Questo è molto difficile da capire. Io do sempre l’esempio del tremore. Un tremito non sottintende che un giorno ci sarà un terremoto…. Questi tremiti non hanno nulla a che vedere con i terremoti. Il terremoto avverrà da un’altra parte non nel luogo nel quale voi pensate che debba succedere. Quando raggiungerete il vostro stato naturale, vi renderete conto che i fremiti che voi avete sperimentato durante quello che chiamavate “sadhana” sono totalmente estranei ad esso.. (lo stato naturale). Questo è molto difficile da capire. Ecco perché tutti quelli che sono sul cammino spirituale mi pongono la domanda: “come fai a sapere che tutta la tua ricerca non è stata responsabile di ciò che sei oggi?” Io posso dire che questo stato naturale, non è per nulla collegato a ciò che ho fatto o ciò che non ho fatto. In questo stato vedete che tutti i concetti collegati al cammino spirituale sono inutili, dato che il cammino spirituale è in relazione agli obiettivi che voi avete.

  1. G. Krishnamurti

 

 

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Un’assenza straordinaria ~ Jeff Foster

Nel mezzo dei miei vent’anni, in seguito a una profonda depressione, sono diventato un ricercatore spirituale molto serio. Il mondo era diventato troppo e volevo scappare nella Vacuità dietro al mondo e vivere lì. Volevo liberarmi di Jeff e di tutti i suoi problemi e dimorare nell’Assoluto col mio amico il Buddha. Ho visto con chiarezza i problemi dell’esistenza: l’impermanenza di ogni cosa, l’inevitabilità della morte, la natura illusoria del sé, la natura vuota di tutti i fenomeni. La mia risposta è stata di staccarmi dal mondo.

Ma sono andato troppo in là e sono caduto nel Vuoto. Mi sono staccato così tanto che il mondo non mi interessava più. Mi sono intrappolato nel nulla. Gli alberi non erano più alberi, le montagne non più montagne, i fiumi non più fiumi. La vita è diventata fredda e senza gioia. Non c’era nessun me. Nessun te. Nessun sé. Nessun altro. Nessun mondo. Nessun passato. Nessun cammino. Nessun futuro. Nessun amore. Nessuna vita. Nessun significato.

Il sole sorgeva e tramontava, la pioggia cadeva  e smetteva di cadere, volti e voci apparivano e scomparivano nello stesso momento e io non ne facevo nessuna esperienza. Solo il vuoto era reale, solo il nulla. Per me il mondo aveva cessato di esistere. E pensavo di essere illuminato!

Credevo di essere un uomo reale, non uno di quegli sciocchi ignoranti che erano ancora persi nel mondo ‘relativo’, di quelle persone non spirituali che ignoravano la loro ‘vera natura’. Allora pensavo che la non dualità fosse questo. Pensavo che la non-dualità fosse staccarsi dalla vita e dimorare nel vuoto.

Quello che allora non potevo vedere era che il distacco assoluto dalla vita era completamente dualistico.  Ci vuole una persona per essere distaccati, e unmondo per esserne distaccati. Naturalmente dopo una vita di sofferenza, inizialmente è stato un sollievo trovare il vuoto e scappare dall’inferno che era diventata la mia vita. Ma il vuoto era diventato un’altra trappola.

Quello che al tempo non vedevo era che il vuoto è totale pienezza. Dimoravo nel vuoto ma c’era ancora un ‘me’ che faceva il dimorare. Il vuoto non era ancora collassato nella pienezza. Non ero ancora morto. Non mi ero ancora innamorato di ogni cosa. Ed è lì che tutto si indirizzava.

Finalmente il distacco è collassato. Tutto lo fa prima o poi. Finalmente c’è stata la morte della persona, la persona che poteva o meno essere distaccata, e un rivelazione, per ness-uno, che questo è proprio ‘quello’.L’assenza di gioia se n’è andata, e c’è stato un immergersi nel mistero assoluto di tutto questo…del tutto al di là di ogni parola, al di là del linguaggio.

A lungo c’era stata un’assenza di vita. A lungo mi ero seduto a guardare il mondo senza di me. Il mondo era diventato il mio nemico, perché essenzialmente non era reale. le interazioni umane quotidiane avevano perso significato perché non c’era nessun altro. Era stata una tale negazione del relativo, una tale negazione del mondo. C’era ancora un ‘me’ che negava la vita.

E allora tutto è collassato…. Jeff, è collassato sull’erba del prato, totalmente esausto, ha guardato su alla luce che trapelava tra gli alberi e la Vita ha detto:

“VIVI, DANNAZIONE, VIVI!”

Il vuoto è collassato nella forma. La forma è collassata nel vuoto. E allora non c’era più né forma né vuoto. C’era solo questo, senza più alcun modo di sapere che cosa questo sia. La persona si è dissolta nella meraviglia.

Gli alberi erano di nuovo alberi, le montagne erano di nuovo montagne, i fiumi erano di nuovo fiumi. Ogni cosa è ritornata al suo posto. Alla sedia era permesso di essere di nuovo una sedia, mentre nello stesso tempo, naturalmente, era l’espressione divina, era l’Unità che giocava al gioco di essere una sedia. Una tazza di caffè poteva ancora essere una tazza di  caffè, un pensiero un pensiero, una sensazione poteva ancora essere una sensazione. La tristezza poteva esser tristezza, l’amore poteva essere amore. Ogni cosa era se stessa e nulla era mio. Le parole non riescono a catturarlo, ma finalmente si poteva vivere una vita ordinaria, e la vita ordinaria era l’unico miracolo.

C’è stato un ritorno al mondo anche se era solo un mondo apparente, anche seera tutto un sogno, anche se non c’era nessun me e nessun altro. Improvvisamente dopo anni di essere distaccato e di voler essere distaccato c’è stato un rilassamento in quello che è. L’intera cosa è collassata in una vita molto ordinaria.

Ma il ricercatore era morto. La ricerca era morta. Jeff è morto e ‘Jeff’ è rinato. C’è stata la crocefissione e la resurrezione tutto in uno, anche se in definitiva nessuno è stato crocefisso e nessuno è risorto, e questo è il messaggio finale della croce.

Quello che è è stato visto come il miracolo. Ed è sempre abbastanza. L’idea stessa di spiritualità se n’è andata. Quel concetto non era più necessario.Concetti di ‘risvegli’ e ‘illuminazione’ e ‘nulla’ se ne sono andati. Concetti di pratiche e scopi e conseguimenti futuri se ne sono andati. Perché? Perché l’erba era abbastanza, l’albero era abbastanza, il terreno sotto ai miei piedi era abbastanza. Mi sono innamorato del terreno solido o il terreno solido si è innamorato di se stesso e la ricerca di una vita è terminata.

Come dice Ramana Maharshi:

Il mondo è illusorio.

Solo Brahman è reale.

Brahman è il mondo.

Quando dico “Questo è tutto” o “la liberazione non è un qualcosa che puoi ottenere” non intendo dare un insegnamento. E’ un tentativo di condividere un vedere. Non sono un insegnante. Poiché sono nulla non sono né insegnante né studente. Sono quello che dici tu e sono anche ogni cosa. Tu sei quello che sono e io sono quello che sei. E tutto finisce qui in un’intimità al di là delle parole.

“Non c’è niente da conseguire” non è un insegnamento, è un confessione.

E’ questo il miracolo. L’uccellino cinguetta, il gatto miagola, e questo organismo corpo-mente qualunque cosa sia, qualche volta parla di non dualità. E poi va a casa e si beve una tazza di te. Quando si parla di non-dualità si parla sempre di qualcosa di cui non si può parlare. Quando ci attacchiamo a idee del sé o idee del non-sé, o idee di pratiche, o idee di non pratica, cadiamo nella dualità. E’ assolutamente chiaro che la non dualità non può venire contenuta in nessun concetto, nessuna filosofia, nessun sistema, nemmeno il più raffinato.

La mente vuole sempre trovare  un posto dove riposare tipo non c’è nessun sé, non c’è nessuna scelta. Ma la non-dualità non offre nessuna casa al senza tetto. E’ una caduta  libera nel non-sapere.

Nel vedere chiaramente che non c’è nulla da fare, perché questo è già completo, la stagnazione se ne va. Ci può essere un saltare fuori dal letto, col cuore completamente aperto a un altro giorno di non-sapere. “Nulla da fare” è solo un altro concetto, “qualcosa da fare” un altro concetto.

Nagarjuna ha detto:

Dire che “è” è attaccarsi alla permanenza.

Dire che “non è” è attaccarsi al nichilismo.

Quindi la persona saggia

Non dice “è” o “non è”.

E Bodidharma:

Chiunque sa che la mente è una finzione e priva di qualunque realtà, sa che la sua mente né esiste né non esiste. I mortali continuano a creare la mente sostenendo che esiste. E gli Immortali continuano a negare la mente sostenendo che non esiste.

Guarda: parte della danza è che su questo sorprendente pianeta  ci sono da fare un milione di cose, almeno così sembra! Questo mondo, lo sanno tutti i bambini, è un terreno di avventura. Né esiste, né non esiste, ma in ogni  caso è un terreno di gioco.

E così l’intera cosa finisce nell’assoluto paradosso di tutto questo. Nulla da fare, un sacco da fare. Nulla, qualcosa. Sé, non-sé. C’è qualcuno, non c’è nessuno. Gli opposti collassano l’uno nell’altro, e quello che viene visto è che la non-dualità non può mai venire compresaQuestè un’immersione nel mistero, totalmente al di là delle parole. Ed è  questo che indicano tutte le parole di tutti i libri.

Sì non c’è nulla da ottenere perché è già tutto qui. Viene visto che l’intimità e l’amore non-condizionale che sono stati sempre cercati sono proprio qui.

E allora l’intero paradosso della non-dualità viene risolto e viene visto che in realtà non c’era mai stato un paradosso.. E’ la danza divina, è l’intrattenimento cosmico, è Lila, è il nulla che è ogni cosa. E nel vedere questo con chiarezza tutte le domande si dissolvono e quello che rimane non hai modo di conoscerlo.

Sì, tutto finisce nel mistero, nell’amore assoluto. Come posso  comunicarti questa intimità e questa libertà, questa pace e vuoto e pienezza di essere semplicemente seduto su una sedia, proprio adesso? O di respirare, o dei suoni che accadono.

E così il paradosso viene risolto qui nella semplicità assoluta e nella meraviglia di quello che è. Nell’accadere del respiro, nei rumori della stanza, nel tepore della mia tazza di tè, nel crocchiare dei biscotti, nelle briciole che cadono sui pantaloni. La ricerca di una vita finisce qui e c’è solo gratitudine per la tazza di tè, per i biscotti, per questo, così com’è. Nessuno beve il tè, nessuno mangia i biscotti e nessun scrive queste parole, eppure, che miracolo è tutto questo, e come sono stato pazzo e innocente nella mia pazzia cercando qualcosa di più di questo, quando ogni cosa di cui avevo bisogno era proprio qui.

Proprio qui nel posto dove non sono.

Jeff Foster

 

 

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La storia di come sono svanita nel silenzio ~ Bernadette Roberts

La mia passata esperienza mi aveva portato a conoscere intimamente vari tipi  e livelli di silenzio. C’è un silenzio interiore; c’è un silenzio che discende  dall’esterno; un silenzio che ferma l’esistenza e un silenzio che inghiotte  l’universo intero. C’è un silenzio del sé e delle sue facoltà: volontà, pensiero,  emozione. C’è un silenzio in cui non c’è nulla, un silenzio in cui c’è qualcosa; c’è  infine il silenzio del non-sé e il silenzio di Dio. Se esistesse un sentiero su cui  poter segnare le tappe della mia esperienza contemplativa questo sarebbe il  sentiero sempre più vasto e profondo del silenzio.

In un’occasione, tuttavia, è sembrato che questa strada fosse giunta al termine: è stato quando sono penetrata in un silenzio da cui non sarei mai  totalmente riemersa. Ma, prima di iniziare il racconto, devo fare una  premessa: in precedenza, in alcune occasioni, ero sprofondata in un silenzio  che pervadeva ogni facoltà in maniera così assoluta da provocarmi una sottile sensazione di paura. Era la paura di essere inghiottita, di perdermi, di essere annullata e cancellata, forse per sempre. In quei momenti, per tenere lontano  il terrore, con un movimento interiore abbandonavo il mio destino a Dio. Era  come un pensiero, un atto di volontà, una sorta di proiezione. E ogni volta che  facevo questo, il silenzio si rompeva e io gradualmente tornavo al mio sé  abituale e alla sicurezza. Finché un giorno le cose andarono diversamente.

Nella strada in cui abitavo, poco oltre casa mia, c’era un monastero sul mare,  e i pomeriggi in cui potevo liberarmi e uscire mi piaceva trascorrere qualche  ora da sola nel silenzio della sua cappella. Quel pomeriggio non era diverso  dagli altri. C’era come ogni volta un silenzio diffuso, tentacolare, e come ogni  volta io attesi che l’affacciarsi della paura lo rompesse. Ma in quest’occasione  la paura non venne. Forse per l’abitudine dell’attesa o perché la paura era  sotto controllo, per qualche secondo provai un senso di suspense, di tensione,  quasi in attesa che la paura mi toccasse. Durante quei secondi di attesa, provai  la sensazione di essere in bilico sull’orlo di un precipizio, o in equilibrio su una  corda sottile, avendo il noto (me stessa) da un lato e l’ignoto (Dio) dall’altro.

Un movimento di paura avrebbe voluto dire piegare verso il sé e il conosciuto.  Sarei passata, questa volta, o sarei ricaduta nel mio sé, come sempre? Dal  momento che non era in mio potere muovermi o scegliere, capii che la decisione  non era mia; dentro di me era tutto calmo, silenzioso e immoto. In questa  calma, non avvertii il momento in cui la paura e la tensione dell’attesa mi  abbandonarono. Immobile, continuai ad aspettare un movimento proveniente  dall’esterno e quando questo non venne restai semplicemente in una grande  calma.  La suora stava agitando rumorosamente le chiavi della cappella. Era l’ora di  chiudere, e l’ora di andare a casa, a preparare la cena ai ragazzi. In passato,  era sempre stato difficile dovermi improvvisamente strappare a un silenzio  profondo: le mie energie in quel momento erano al loro minimo e muovermi  richiedeva altrettanto sforzo che sollevare un peso morto. Questa volta  invece improvvisamente mi accadde di non pensare ad alzarmi ma di farlo,  semplicemente. Penso che non fu una cosa da nulla quello che imparai, perché  lasciai la cappella come una foglia portata dal vento. Ero sicura che una volta  fuori avrei ritrovato le mie normali energie e il controllo della mia mente, ma  quel giorno la cosa fu problematica: ricadevo continuamente nel grande  silenzio. Andare verso casa fu una costante lotta contro la completa  incoscienza, e quando cercai di approntare la cena fu come voler smuovere una montagna.

Per tre logoranti giorni, non feci che lottare per rimanere sveglia e tenere a  bada il silenzio che a ogni secondo minacciava di sopraffarmi. L’unico modo in  cui riuscii a sbrigare un minimo di faccende domestiche fu tenendo  ostinatamente in mente quello che stavo facendo: adesso sbuccio le carote,  adesso le taglio, adesso prendo una pentola, adesso metto l’acqua nella  pentola, e così via, fino a quando ero così esausta che dovevo correre a letto. Non facevo in tempo a mettermi giù che sprofondavo nel vuoto.

A volte mi  sembrava di essere stata fuori di coscienza per ore, quando invece erano  passati solo cinque minuti: altre volte avrei giurato che fossero passati solo cinque minuti quando invece si era trattato di ore. In quel vuoto non c’erano  sogni, né la coscienza di ciò che mi circondava, non c’erano pensieri né  esperienze: non c’era assolutamente nulla.

Il quarto giorno, sentii il silenzio alleggerirsi, così che potei stare sveglia con  minore sforzo e, di conseguenza, trovai il coraggio di andare a fare la spesa.  Non so come accadde, fatto sta che a un tratto mi trovai a essere scossa da una signora che mi chiedeva se stessi dormendo. Le sorrisi, cercando di  orientarmi, poiché sul momento non avevo la più pallida idea di come fossi finita in quel negozio o di cosa stessi facendo. Per cui, dovetti ricominciare tutto da capo: adesso spingo il carrello, adesso devo prendere delle arance, e via dicendo.

La mattina del quinto giorno, non riuscii a trovare le pantofole in  nessun posto, ma, al momento di preparare la colazione per i ragazzi, aprii il  frigo e ci trovai qualcosa di decisamente assurdo.

Al nono giorno, il silenzio era talmente diminuito d’intensità che mi sentii  sicura che, ancora un po’, e tutto sarebbe tornato normale. Ma, via via che  passavano i giorni e mi riscoprivo in grado di funzionare come al solito, notavo  contemporaneamente che c’era qualcosa che mancava, per quanto non riuscissi  a toccarlo con mano. Qualcosa, o meglio una parte di me, non era tornato. Una  parte di me era ancora in silenzio. Era come se un pezzo della mia mente  avesse definitivamente calato la serranda. Me la presi con la memoria, che era  l’ultima a tornare; quando questa infine tornò, mi accorsi che era diventata  piatta e spenta, come la sbiadita pellicola di un vecchio film. Era morta. Non soltanto il passato lontano, ma anche quello di pochi minuti prima, si erano come svuotati.

Ora, quando qualcosa è morto, si rinuncia presto a volerlo risuscitare; allo  stesso modo, quando la memoria si è spenta, uno impara a vivere come non  avesse un passato, impara a vivere nel momento presente. Che questo ora potesse avvenire senza sforzo, e non per disperazione, era il risultato positivo  di un’esperienza altrimenti massacrante. E anche quando riconquistai la memoria pratica, la capacità di vivere nel presente rimase. Con il ritorno della memoria pratica, tuttavia, ridimensionai la passata nozione di ciò che mancava e decisi che l’aspetto silenzioso della mia mente era in realtà una sorta di  ‘assorbimento’, un assorbimento nello sconosciuto, che per me naturalmente era Dio. Era come una continua contemplazione del vasto, silenzioso Inconoscibile, una contemplazione che nessuna attività poteva interrompere.

Questo fu un altro gradito risultato dell’esperienza iniziale.  L’interpretazione dell’aspetto silenzioso della mia mente come un ‘essere  assorti’ sembrò bastare, come spiegazione, per circa un mese, quando cambiai  di nuovo idea e decisi che l’assorbimento era in realtà consapevolezza, un particolare tipo di ‘vedere’; per cui quanto era realmente accaduto non era  affatto una chiusura, ma piuttosto un’apertura; non era venuto a mancare nulla, era invece stato aggiunto ‘qualcosa’. Dopo un certo tempo, tuttavia, anche questa idea sembrò inadeguata; in un modo o nell’altro non mi soddisfaceva più; era accaduto qualcos’altro, per cui decisi di andare in  biblioteca, per vedere se potevo risolvere il mistero con l’esperienza di qualcun altro.  A questo punto scoprii che, se non fossi riuscita a trovare quanto cercavo nelle opere di san Giovanni della Croce, probabilmente non lo avrei trovato in  assoluto. E sebbene le opere del Santo mi fossero familiari, non riuscii a trovarvi nessuna spiegazione della mia specifica esperienza; né mi riuscì di  trovarla in un solo libro della biblioteca.

Ma fu tornando a casa quel giorno, mentre scendevo giù per la collina, avendo di fronte la vista della vallata e dei monti all’intorno, che a un tratto rivolsi lo sguardo al mio interno: e ciò che  vidi mi fece fermare di colpo. Al posto del familiare, seppure non localizzato, centro di me stessa, non c’era nulla: c’era il vuoto. Nello stesso momento in cui vidi questo, fui invasa da un flusso di calma gioia e seppi, finalmente, cos’era ciò che mancava: era il mio ‘sé’.

Fisicamente, fu come se mi fosse stato tolto un grande fardello di dosso; mi  sentivo così leggera che lo sguardo mi corse ai piedi, sembrava che non  poggiassero a terra. In seguito riflettei sull’esperienza di san Paolo: “Ora non  io, ma Cristo vive in me”, e mi resi conto che, nonostante il vuoto, nessun altro era entrato a prendere il mio posto; per cui decisi che Cristo era la gioia, il vuoto stesso; Egli era tutto quanto rimaneva di questa esperienza umana.

Per giorni mi portai dentro questa gioia, così grande, in certi momenti, che mi stupivo della solidità della diga e mi chiedevo per quanto tempo ancora avrebbe retto. Considero quest’esperienza il culmine della mia vocazione contemplativa.

Era la conclusione di una domanda che mi aveva assillato per anni: dove finisco ‘io’  e comincia Dio? Anno dopo anno, il confine che ci separava era diventato così sottile e vago che per la maggior parte del tempo non riuscivo a vederlo,  eppure la mia mente continuava a voler sapere: che cosa è Suo e che cosa mio?  Ora il problema era superato. Non c’era più ‘il mio’, c’era soltanto il Suo.

Avrei  potuto vivere in questo stato di gioia per il resto della vita, ma non era scritto  così nel Grande Piano. Sarebbe stata questione di giorni, forse una settimana,  e la mia intera vita spirituale – il lavoro, il travaglio, le esperienze e i traguardi  d’una vita – sarebbe improvvisamente esplosa in un milione di pezzi mai più recuperabili: senza lasciare nulla, assolutamente nulla.

Bernadette Roberts

Tratto dal primo capitolo del libro L’esperienza del non-sé di Bernadette Roberts

 

 

……

 

 

 

La trappola della consapevolezza – Andreas Muller

Sebbene alcune persone insegnino la consapevolezza come una via verso la libertà, non ha assolutamente alcuna connessione con la liberazione. La consapevolezza può apparire oppure no, ma esperita come realtà, rimane nella storia del me. La consapevolezza usata come un metodo, può essere sentita molto neutrale e quindi in un certo modo piacevole. Eppure è il ‘me’ che cerca di mantenere l’illusione del controllo non essendo ‘ciò che è’, ma solo essendo consapevole di ‘ciò che è’.

La neutralità che viene sentita può sembrare piacevole per qualche tempo, perché raffredda l’intensità della vita. Inoltre, questa neutralità spesso viene confusa con l’illuminazione o la liberazione, che da all’apparente ricercatore la sensazione che sta procedendo bene.

Tutto questo è un gioco all’interno della storia della separazione. La liberazione è il collasso del ‘me’ e di ‘ciò che sembra essere separato’. Ciò che rimane è la totalità, che è vitalità totale, che è nessuna cosa.

Gli insegnamenti e le terapie parlano alla persona offrendo la liberazione nel futuro, dato che l’attuale viene percepito come ‘non esserlo’. Apparentemente questi insegnamenti mantengono il ricercatore incastrato nella sua storia del tempo e del percorso verso qualcos’altro. Nutrono l’idea di essere una persona così come il gioco di speranza e disperazione, mentre l’apparente ‘me’ si focalizza sul suo futuro obiettivo.

Questo messaggio non offre alcun percorso o metodo, perché non ci sono cose del genere. Tutto quello che c’è, è ciò che è. Non esiste nient’altro. Ciò che è è già completo, intero. L’idea che ci sia un qualcuno che può raggiungere ciò che è è assurdo, perché altrimenti ci sarebbe un altro ciò che è.

Questo messaggio viene dalla percezione della separazione come illusoria. ‘Dopo’ esiste solamente nella storia del me, dove il tempo viene sperimentato come reale. Ancora: tutto ciò che c’è, è ciò che è. E’ intero e completo. E’ la vitalità, la totalità che viene cercata. Nulla che appare come questo.

 

 

 

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E’ visto così semplicemente ~ David Carse

Fin dall’inizio, questa vita non ha mai avuto senso.
Per 46 anni, la vita è stata sperimentata come
arbitraria, caotica e dolorosa.
Ci sono stati molti:
genitori, fratelli e sorelle,
insegnanti, compagni di classe, amici,
fidanzate, mogli,
colleghi e collaboratori di lavoro,
consiglieri e counselors,
sciamani, preti e profeti,
dottori, terapeuti, guaritori di ogni tipo,
e più di un paio di spettatori relativamente innocenti;
che, ognuno a suo modo, mi ha dato
sollievo e supporto, aiuto e conforto,
saggezza e guida
ad un’anima frammentata
mentre si dimenava nell’oscurità
fino a quando è finita.
Questo libro è dedicato a tutti voi,
con eterna gratitudine.
Ora è visto così semplicemente:
tutti voi siete Mestesso.

Ci sono molti libri là fuori che ti aiuteranno a vivere una vita
migliore, diventare una persona migliore, ed evolvere e crescere per realizzare il tuo pieno potenziale come essere spirituale.
Questo non è uno di quelli.
Nel momento in cui scrivo [2005], quasi ogni insegnante spirituale famoso
in America ed Europa, sta insegnando l’illuminazione spirituale definitiva,
che una volta era ottenuta solo da alcuni yogi, guru e altri
esseri straordinari, ed ora può essere tua; e leggendo i loro
libri o partecipando ai loro seminari ti aiuteranno a quell’obiettivo.
Questo libro ti dirà che queste idee sono assurde, perché è
abbastanza ovvio che né tu né ogni altro è mai esistito.

David Carse, dall’introduzione del suo libro Perfect Brilliant Stillness

 

 

 

 

 

Non c’è alcun libero arbitrio ~ Ramesh Balsekar

A nessuno piace sentirsi dire che non ha libero arbitrio. Eppure guarda lo stato del mondo in questo momento. Il mondo è sull’orlo del disastro, dove è stato per molti anni con una crisi dopo l’altra. La questione – la grande domanda – rimane quindi: L’essere umano ha sicuramente un’enorme intelligenza (per inviare un uomo sulla luna); si suppone anche di avere il libero arbitrio – allora perché l’essere umano è stato incapace di combinare la sua intelligenza e la sua libera volontà per rendere il mondo un posto migliore?!

C’è anche un altro aspetto. Ci sono così tante persone intelligenti, leader nei rispettivi settori, che sono molto interessati a conoscere il loro futuro. Se davvero credessero nel loro libero arbitrio, perché sarebbero così interessati all’astrologia e fenomeni simili?!

Se si pensa che in questo senso, l’unica conclusione ragionevole a cui puoi arrivare è che l’essere umano ha agito in questo modo perché non ha alcun controllo sui suoi pensieri e le sue emozioni.

Ciò che egli considera come sue azioni sono in realtà solo reazioni dell’organismo individuale ad un impulso esterno: un pensiero che si verifica, un evento che vede o forse quello che gli capita di sentire. Ogni organismo reagisce in base alle caratteristiche naturali con cui è stato programmato: fisico, mentale, intellettuale, temperamentale.

Un’altra difficoltà ad accettare veramente questo insegnamento è l’idea che porterebbe ad un atteggiamento ‘fatalista’. L’argomento fatalista si traduce in una domanda: ‘Se io non sono motivato dai frutti della mia azione, e, anzi, se non ho il libero arbitrio sulle mie azioni, perché dovrei lavorare?’ La risposta è sorprendentemente semplice: non sarai in grado di essere inattivo per qualsiasi periodo di tempo, perché l’energia all’interno dell’organismo ti costringerà ad agire: agire secondo le caratteristiche naturali dell’organismo. In altre parole, agire o non agire è di per sé fuori controllo.

L’essenza della comprensione ultima è il fatto ineludibile che il singolo essere umano, in quanto tale, non ha, non può, avere alcuna volontà. Egli è senza indipendenza nella scelta di decisione e di azione, per il semplice fatto che l’essere umano non è un’entità autonoma. L’essere umano è solo una parte infinitesimale della totalità della manifestazione. Che l’essere umano possa vedere, sentire, ecc, attraverso i suoi sensi è solo perché, come ogni altro essere senziente (insetto o animale), è stato dotato di sensibilità. Che possa pensare è semplicemente perché, inoltre, è stato dotato di intelletto.

Non c’è alcun autore delle azioni.

Ramesh Balsekar

 

 

 

 

 

 

 

La vera comprensione è che non esisti – Sri Ranjit Maharaj

di Isabella di Soragna

Qui sotto traduco e cito qualche frase di Ranjit Maharaj, (n. 1913 – m. 2000) il quale incontrò il maestro di Nisargadatta Maharaj, Sri Siddharamshewar Maharaj, a soli 12 anni, ma lo convinsero a dialogare solo a 70 anni, alla morte di Nisargadatta Maharaj. Le sue parole semplici mi hanno alquanto sollevato da qualsiasi dubbio. Riceveva gli ospiti nella sua stanzetta di Bombay, camera da letto e cucina allo stesso tempo, finché fu messo su un aereo e trasportato in Europa e U.S.A., pur dando l’impressione netta che per lui non cambiava nulla.

Ranjit Maharaj: Per eludere ogni concetto bisogna domandarsi: ”Da dove viene tutto questo pensare?” Si pensa solo di ”altro”. Per vivere la Realtà non c’è bisogno di alcun pensiero. È là, dove non c’è nessun pensiero. Qualunque cosa si pensi, non esiste. Tutto è Realtà: ma qualunque cosa si pensi di QUELLO, lo rende diverso da quello che è. E se finisce il pensiero cosa succede? Ritorni allo zero. Finché il corpo sussiste, anche il realizzato agisce e chiama sua madre “madre” o la moglie “moglie”, se lo chiami per nome, risponde, ma sa bene che NON è quello. Anche se sei in prigione, non ti consideri una vittima.

La paura è sempre presente, finché ti consideri un corpo. La mente crea la paura, ma è solo un tuo concetto, vista l’incertezza del mondo, ma se vai oltre la luce e l’oscurità, la paura scompare. La mente si annulla nella propria sorgente. La Realtà finale non ha inizio né fine, è senza limiti. Non vi è nulla da rifiutare e nulla da guadagnare, poiché tutto è nulla. Sperimentalo! La mente non te lo permette e ti dice che tutto è reale: dille che nulla è reale e sparirà.

Osservi lo spazio, ma la Realtà è oltre lo spazio, dove non vi é né silenzio né stato che sono elementi condizionati. La Realtà è oltre qualsiasi concetto e nulla può toccarla.

Il tuo amore per l’illusione ti allontana dal Sé. Le Scritture ti indicano la Realtà, ma se la scopri esse diventano inutili.

Cosa ottieni dai desideri? Nulla, poiché dimentichi il tuo Sé. Vi sono milioni di bolle e una di quelle è il tuo sé individuale: rompi la bolla e torna alla tua vera natura. La vera comprensione rompe la bolla.

Se vai alla sorgente del fiume troverai forse un fiume? Troverai ghiaccio o neve. Se vai alla sorgente di te stesso sparirai anche tu. C’è solo la sorgente.

Il mondo è solo l’ombra della Realtà. Chi riconosce la Realtà? Colui che non si preoccupa né di Dio, né dell’illusione, né degli altri. Perché? Perché NON esisti. Se non esisti perché preoccuparti degli altri? Anche gli altri non esistono.

Le esperienze sono inutili e false. Solo ciò che NON puoi sperimentare è reale.

Le parole ti hanno reso prigioniero, le parole possono liberarti, l’ignoranza venne ascoltando e se ne andrà con l’ascolto. Le parole sono false, solo il significato che indicano è reale.

Chi ti ha messo in testa tutti quei pensieri? Padre, madre, educatori. Tutti ignoranti. Ogni impedimento è solo mentale, poiché l’hai preso in prestito da qualcun altro. Il denaro che hai preso in prestito non è tuo. Lo stesso dicasi per i pensieri di altri, che hai preso in prestito considerandoli tuoi. Rendi il denaro ai creditori e sii libero dal debito!

Il corpo.

Quando dici ”sono il corpo” sei all’inferno. Quando capisci che non lo sei, realizzi che sei ovunque. Questo è il paradiso.

Eri una goccia quando stavi nel grembo materno e un giorno ridiventerai una goccia di nuovo. Tutto sparisce quando sarai nella tomba. Allora perché amare questo corpo? Ama piuttosto il Sé, che non muore mai.

Ti riduci ad essere un corpo e costantemente ti preoccupi. Perché? Pensando che sei un corpo ti sei ridotto a una minuscola creatura. Il corpo non è nulla: viene da zero e ritornerà presto allo zero.

Come si fa a dire che il corpo è puro? Il corpo è una cosa sporca, che produce urina e feci. È un mulino per feci e tu dici “ sono questo”: lo onori finché la Forza lo mantiene, poi quando questa lo abbandona, ti affretti a liberartene! Non essere il padrone di un mulino di feci, ma dell’Eterna Realtà.

Se hai un ascesso su una gamba che ti duole, chiedi al dottore di toglierlo, perché fa male, anche se è sempre una parte del tuo corpo. Quando capisci che il corpo è solo un ascesso formatosi su di te, sarai molto contento di vederlo sparire. Questo corpo è un ascesso e potrai toglierlo con la giusta comprensione.

L’ego.

La vera comprensione è che non esisti. L’ego è il figlio di una donna sterile: non esiste. È solo una falsa proiezione di una mente ignorante.

Finché credi di fare qualcosa o di ottenere un risultato, significa che sei nelle grinfie dell’illusione. Dimentica l’illusione, sii Quello. Vai in fondo, sempre più in fondo a te stesso, finché sparisci. Quando l’”io” scompare, rimane solo e sempre “Quello”. Perché preoccuparsi?

Si dà un nome al bambino, quando nasce: si attribuisce un nome a ciò che NON esiste!

Non sei mai nato e sei senza nome, allora dove è finito l’ego? Se l’Io non esiste anche il mondo non ha esistenza.

Nulla è tuo, nessuno ti appartiene. L’amore è solo dualità, poiché puoi solo amare “qualcun altro”. Sei la Realtà, allora chi amare o non amare?

Gli eventi sono, a volte, contro la tua volontà, ma la tua volontà non è reale: in questo modo sei libero dalle grinfie dell’ego, altrimenti sei uno schiavo.

I pensieri sorgono dall’ignoranza. Se capisci che sono irreali, tutto si annulla. Allora ogni azione diventa “non-azione”, poiché non appartiene a nessuno.

La gioia dell’onnipotenza è una tromba nel deserto: la felicità è ancora sintomo di illusione.

Il mondo.

Il mondo è solo il riflesso della Realtà e ogni riflesso è irreale. Se ti guardi allo specchio e credi che la tua immagine riflessa sia vera, sei perso. Quanto tempo ci vuole per vedere che il riflesso del mondo è falso? All’istante sei la Realtà. Quanto tempo ci è voluto?

Come fai a dire che il creatore del mondo è grandioso, se la sua creazione è una frode?

Se nel deserto corri verso il miraggio dell’acqua e qualcuno ti dice: ”Non c’è acqua lì!” – tu rispondi che, invece, la vedi e continui a rincorrerla senza esito. Non è mai esistita eppure ci credi.

I tuoi genitori hanno generato il tuo corpo e poi soffri una vita perché lo credi reale.

Lo zero.

Che tu sia povero o un mendicante o seduto su un trono, sei sempre la Realtà. L’apparenza esteriore non ha nulla a che fare con Quello che sei. Questo puoi capirlo intellettualmente, ma non riesci a metterlo in pratica perché ami questo mondo illusorio e ti aggrappi agli oggetti che lo compongono. Collezioni solo degli zeri! Sii nel mondo, ma non nel mondano.

Tutti vogliono sapere e sapere sempre di più. Se il mondo è creato dallo zero, chi è il creatore dello zero? Non potrai mai trovarlo.

Se senti che qualcosa ti tocca o disturba sappi che sei nell’illusione. Come può toccarti un niente?

Il pensiero.

Tutti adorano Dio, ma non sanno cos’è. Dio è solo un pensiero. Se io, la Realtà Ultima, non fossi già lì, come potrebbe esistere Dio?

La mente.

Nulla è buono e nulla è cattivo. Sono solo pensieri, irreali. Se non ascolti la mente, diventi sempre più sottile.

Osservi il film, ma non ne fai parte. Lo schermo è indifferente se si tratta di scene orrende o magnifiche.

Molti stati di coscienza appaiono e scompaiono. Le preoccupazioni sono faccende che riguardano corpo e mente. Non hanno nulla a che vedere con te.

Tutto quello che senti, percepisci o ottieni è un’illusione. Se la mente accetta questo, sarai distaccato durante ogni attività quotidiana.

La mente non potrà mai sperimentare la Realtà. Ciò che puoi sperimentare è “altro”. Finché la mente non si dissolve nella Realtà, avrai esperienze, ma dopo la dissoluzione chi sperimenterà che cosa?

Vera felicità.

Tutti cercano la felicità, ma credono di trovarla per mezzo di oggetti o di persone esterni. La presenza del Sé è la sola, vera felicità.

Il Maestro.

Come fai a sapere che hai trovato un Maestro? Non c’è un test possibile. Le scritture e il maestro ti parlano, descrivono ad esempio il “sale”. Devi metterlo in bocca e verificarlo da te. Tutto ciò che dice il Maestro, se ti dà la giusta direzione, devi verificarlo di persona, assaggiandolo. Ma se l’indirizzo è sbagliato, non giungi al traguardo. Il Maestro deve essere perfetto, solo così può indicarti la via alla Realizzazione. Il vero Maestro è ovunque e mai lontano da te. Tu e Lui siete una cosa sola, non dev’esserci nessuna separazione tra te e il Maestro e nessuna paura dunque.

Il vero Maestro non ha forma, sa che non fa nulla e vede il mondo come non-esistente. Tu hai dimenticato il tuo Sé e lui cerca solo di ricordarti che sei il Sé.

Devi realizzare il Sé a costo della tua vita. Devi morire a te stesso.

Ci vuole fede all’inizio, il Maestro vanifica dubbi e perplessità. Con l’aiuto del Maestro i pensieri dall’esterno si rivolgono all’interno. Quando cessano, dimentica quello che hai imparato finora, Quello (il Maestro) è sempre presente.

Il Maestro è la più grande illusione, poiché le parole sono false, ma le sue parole false ti spingono verso il tuo Sé Reale, dove la comprensione è azzerata. Non vi è alcuna differenza tra il Maestro, il Sé e Quello che sei.

Quando hai realizzato l’Ultima Realtà, finché avrai un corpo, sii grato al Maestro che te l’ha indicata. Tu e il Maestro siete la stessa cosa.

La morte.

La morte non è nulla. Sappi che non sei mai nato e non morirai mai. Gioca con il serpente al quale hai tolto il dente avvelenato. Allo stesso modo gioca con il mondo e l’illusione, non c’è danno. Vivi senza paura di ciò che succederà. Non è mai successo nulla finora e quindi nulla potrà succedere. La spina dell’ego va tolta e sii convinto che non sai nulla, non odi nulla, non mangi nulla, non fai nulla. Allora l’ego deve sparire.

Sri Ranjit Maharaj

Fonte: http:/ /isabelladisoragna.com/?s=ranjit

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ Semplicemente Questo ~ Jim Newman

Il sé separato è in una missione, è alla ricerca dell’impossibile per conoscere la fine di se stesso, la fine della paura della morte, la fine della separazione. La realtà non-duale. In questa ricerca fallirà sempre. La situazione del senso del sé è completamente senza speranza. Come il suo sforzo di controllare la sua vita cercando di ripetere ciò che è piacevole e di evitare ciò che è doloroso, che è la semplice descrizione della sua intera vita. Non c’è alcun libero arbitrio – questa è un’altra illusione.

La buona notizia è che non esiste una cosa come la separazione. Quello che il senso separato del sé sta cercando è tutto ciò che è. C’è solo questo. Questo. Questo non è qualcosa di particolare o esclusivo. E’ tutto esattamente così com’è. Ogni cosa è un’espressione della totalità, ogni cosa è la fine del senso della separazione che il senso del sé separato sta cercando ma nella sua ricerca può solamente registrare qualcosa di separato, di relativo.

Quando questa realtà è riconosciuta, viene allora visto che non c’è alcuna separazione, che il senso della separazione era semplicemente un sogno, che non è mai accaduto, non c’è e non c’è mai stato un sé separato nell’interezza del tutto. Ogni cosa è il paradiso perfetto e completo. Ma non cambia nulla, dato che non c’era mai stata la separazione. La manifestazione non contempla più la ricerca per la fine della paura della morte e tutti i nevrotici atteggiamenti di tale ricerca, ma tutto è immobile, tutto. Nell’assenza della ricerca c’è la meraviglia inconoscibile che questo, ciò che è, possa esistere, semplicemente appare, una quieta maestosità che è questa esplosione di ogni cosa senza significato e senza scopo, che è un’anarchia di amore. Assoluta libertà che appare come ogni cosa che è.

Nella condivisione questo è spesso riconosciuto ed entra in risonanza. Qualche volta c’è la registrazione che questo sia innegabile sebbene non ci sia un riconoscimento,  ma semplicemente una comprensione che sembra risuonare come verità da qualche parte e la camicia di forza si allenta, qualcosa svanisce completamente.

Poiché il messaggio è che non c’è niente da trovare, è già questo, il senso separato del sé non gioca alcun ruolo in questo riconoscimento. C’è o non c’è una disponibilità impersonale.

Questo è ogni cosa, completamente impersonale e non ha niente a che vedere con ciò che il senso separato sente o pensa.

Jim Newman

 

 

 

 

Questa è la rivoluzione ~ Brendan Smith

I pensieri non sono per natura dualistici. Sarebbe come dire che i fiori o gli alberi o una farfalla sono per natura dualistici. Tutto è l’Unità che appare come ciò che sta accadendo. Non ci sono due. Quindi anche i pensieri sono l’Unità che pensa.

Quello che succede con l’apparenza del pensiero/sensazione ‘me’ è che ci sembra di essere un ‘io’ che è stato creato come separato dal resto della vita!! Non c’è! C’è solo la vita stessa! Si potrebbe dire che anche questo apparente ‘io’ che si sente separato è una creazione momentanea e spontanea della Vita stessa!

Questo apparente ‘io’ che è separato dai pensieri, separato dai sentimenti, separato da tutto ciò che sta accadendo, sembra essere il creatore di una separazione energetica e della dualità. Ma non c’è dualità! Tutto è la Vita!

Puoi dire che questo apparentemente ‘io’ separato cerca di relazionarsi con gli apparentemente pensieri separati. Sembra che ci sia una sottile divisione nell’esperienza, vi è un io che controlla, che vede, che cerca di manipolare gli apparenti pensieri. Ma anche questo è solo il gioco della vita! L’Uno gioca a fare due, per poi ri-rendersi conto che era sempre uno tutto il tempo!

Nondualità è la parola usata per descrivere la fine di questa divisione di esperienza, un crollo di una dualità che non era, che è solo apparentemente, spontaneamente, e momentaneamente creata dal “pensatore” e “pensiero”. Anche in questo caso, non ce ne sono due. Vi è solo ciò che sta accadendo in questa Storia d’Amore non lineare!!

Oh respirare !! Vedere!! Ascoltare!! Meraviglia!!

Un altro aspetto di questo, è che il senso del ‘me’ è sempre un senso accumulato composto di Tempo. Il “me” è un senso accumulato di sé, fatto di ricordi, abitudini, conoscenze, conflitti, sofferenze e paure, che è il residuo registrato del passato. Eppure, allo stesso tempo, l’Unità è l’unico me! Ecco perché questa è una storia d’amore non lineare! Non ha passato!

Nel vitalità selvaggia del presente, che è la Vita stessa, non c’è alcun senso accumulato di sé, e così la rilevazione della vita è radicalmente, fondamentalmente diversa. Senza un senso accumulato di sé, vi è la possibilità che la Vita sia energeticamente rilevata come essere intero e completo, perfetto così com’è. Questa è la morte per il “me”, per l’ ‘”io” che sembrava essere separato dalla vita stessa, e con questa morte, non nasce una rivoluzione dato che questa è la rivoluzione che sta sempre solo accadendo.

La meraviglia, la vera meraviglia dell’essere è che l’Unità sta apparendo nella forma, il Senza Forma che appare come Questo!

Brendan Smith

 

 

 

 

 

 

L’Amore non insiste mai ~ Avasa

Non c’è nulla che puoi fare, non puoi andare contro questo risveglio e non puoi accelerarlo. Sorgono domande perché a qualche livello intuitivo la mente sa che sta sta accadendo qualcosa di cui essa stessa non è in controllo. La mente non può mai produrre il silenzio, la mente è un prodotto del silenzio e quindi non puoi produrre ciò che è precedente ad essa. Ma occasionalmente può divenire consapevole della sua presenza e sebbene questa sia la cosa che la mente vuole di più è anche la cosa che teme di più.

E’ lo stesso schema, lo stesso gioco dell’innamoramento. Vedi ciò di cui ti vuoi innamorare e allo stesso tempo la maggior parte di te cerca di resistere. Visto che è l’Amore ciò che crea tutto l’universo, esso troverà sempre il suo modo per riuscire, sii chiaro su questo. L’Amore non insiste mai nei suoi modi, ma sa che troverà sempre la sua strada , non ha bisogno di insistere.

Nessuno realizza e nessuno non realizza, sono entrambe azioni impersonali, che sorgono come sensazione o pensiero, sono testimoniate dalla Consapevolezza Vuota, da nessuno.

Quando questo è visto con chiarezza è ovvio che tutto il vedere è visto, testimoniato, dallo stesso Essere e che questo Essere stesso è ciò che si manifesta in modo temporaneo come le cose, anche se in se stesso resta quel nulla in cui la manifestazione accade, tutto è Uno.

Questo allora è “Io”, Io sono il nulla da cui tutto si manifesta E la manifestazione stessa. Questo è vero di tutti noi, perché non c’è un NOI, c’è solo Io.

Avasa

 

 

 

 

 

 

 

La mente e il corpo hanno un centro? ~ Sailor Bob Adamson

La mente non può afferrare il nulla; non le piace il nulla. La mente, essendo una cosa essa stessa, è dualistica. Divide sempre nelle coppie di opposti, nelle cose. Non può conoscere o afferrare o capire il nulla. Il fatto è che potreste aver cercato nella direzione sbagliata. Siete tutte persone intelligenti, ma potreste aver cercato per anni. Avete lavorato così tante cose nella mente, ma non è possibile trovare questo perché credete che sia una qualche sensazione o concetto o idea di cui è stato letto, o di cui la gente ha parlato. Cerchiamo qualcosa di simile e manchiamo la «non-cosalità» di essa.

Dovete prendere queste cose in esame . Hanno bisogno di essere guardate e comprese. Sono questo corpo, per esempio? Di che cosa è fatto questo corpo? Noi indaghiamo, diamo un’occhiata e vediamo che non è altro che gli elementi. Si tratta per l’80% di acqua. Poi ci sono l’aria, lo spazio, la materia, il fuoco. È solo gli elementi. Gli elementi possono essere suddivisi in particelle subatomiche, in nulla. Guardate a esso ancora una volta e vedere anche che non si può essere separati dagli elementi. Questo corpo è gli elementi. E non è separato dagli elementi. Vedete quanto si può andare lontano senza aria! Vedere dove potete arrivare senza acqua, spazio, calore corporeo (il fuoco) o materia.

Non mi piace usare la parola “Dio” o “il Supremo” puramente e semplicemente per la ragione che ognuno di noi probabilmente ha un concetto diverso di cosa siamo giunti a credere che Dio sia o non sia. Anche se siamo agnostici o atei, avremo un concetto al riguardo. Uso il termine «intelligenza-energia», ma io non sto parlando del vostro intelletto, perché ci sono molti gradi diversi di intelletto.

Quello di cui sto parlando è quella stessa intelligenza che fa funzionare l’universo. Il fatto stesso che i pianeti possano orbitare intorno alla terra e formare dei gas nella particolare configurazione e forma e tenere quella forma implica un’intelligenza. L’andare e venire delle stagioni implica un’intelligenza. Le maree che entrano ed escono implicano un’intelligenza. Guardate da vicino. Sta battendo il tuo cuore in questo momento, sta crescendo i capelli e le unghie, digerendo il cibo, sostituendo le cellule nel vostro corpo.

Il meccanismo e il funzionamento di questo corpo implicano che c’è una meravigliosa intelligenza che si esprime attraverso di esso, come esso. E questo è in realtà quello che siete – quell’intelligenza-energia. Essa vi ha formato, vi ha cresciuto e continua a crescervi. Sta sostituendo le cellule nel vostro corpo e facendo altre cose del tutto naturalmente, lo stesso che è nell’universo. Ma quello stato naturale è apparentemente stato offuscato dal ragionamento o dal funzionamento della mente.

Guardate il corpo e scomponetelo. Non c’è un centro qui in questo corpo che io possa dire “questo è ciò che sono”. È iniziato con l’unione dello sperma e dell’ovulo. Se il corpo ha avuto un qualche centro sarebbe stato quella cellula originale. Ma quella è andata da tempo. In questo momento, ci sono molte cellule che muoiono in questo corpo e che vengono sostituite.

Un’altra questione è “sono questa mente?” Sono questo pensiero primario “io sono”? Quel senso di presenza si esprime attraverso la mente come quel pensiero “Io sono”. Guarda al pensiero. Esiste davvero una cosa come la mente, oltre al pensare? Non riesco ad afferrare tutto ciò che posso chiamare mente.

Che cos’è il pensare? Il pensare a livello sottile è una molto, molto sottile vibrazione. Al livello di parola pronunciata è un suono. Il suono è una vibrazione, e una vibrazione è un movimento di energia. Quindi è lo stesso. Non hai ancora separato quell’intelligenza-energia. Se guardate di nuovo la vostra mente, si vedrà che vibra sempre negli opposti interconnessi. Se non è passato, che è la memoria, è anticipazione e immaginazione, che è futuro. E all’interno di tale intervallo, sta costantemente vibrando come coppie di opposti correlati. È buono o cattivo, piacevole o doloroso, felice o triste, amare o odiare, o qualsiasi altra cosa.

Date un’occhiata alla vostra mente. Sta costantemente vibrando in quei modelli. Vedete se sta facendo qualcosa di diverso da ciò. Quindi, vedete, il pensiero è uno strumento meraviglioso quando è utilizzato, la sua attività è molto meccanica. Un bambino, quando è nato, non ha lasciato quello stato naturale. Lui sta ancora funzionando in quello stato naturale. Se ha fame piangerà. Se è felice gorgoglierà. Lui defeca e urina senza alcun senso di preoccupazione. Succede soltanto, proprio come il suo cibo viene digerito.

Sta facendo attività, muovendo le mani, muovendo le braccia, ogni sorta di attività è in corso. In quella fase non sta attribuendo queste cose a un me (“io sto facendo questo” o “io sto facendo quello”). Lui non sa. Il ragionamento non è iniziato. Mentre il corpo cresce, anche questa linea di ragionamento comincia a funzionare. I suoi genitori gli dicono “il tuo nome è Johnny, sei un bravo ragazzo, sei un cattivo ragazzo. Tu sei questo, tu sei quello”.

Sente questo, e questo comincia a incidere su di lui. Egli impara che cosa significa questa parola o che cosa questo pensiero è. Egli lo traduce in etichette che gli vengono insegnate. Quindi, prima o poi si rende conto che è di me che stanno parlando (“Questo sono io. Io sono Johnny”), mentre prima era solo “il piccolo Johnny”.

Quando l’idea di un “io” o un “me” scende su di lui, naturalmente, la mente, funzionando nell’opposizione, chiede, «qual è il contrario di io o me? Non è altro da me, o non-io?» Ora sta vedendo cose che prima non discriminava affatto. Era solo il vedere; era solo l’udire. Ora quel senso di “me” o “io” scende su di lui. Egli sta vedendo queste cose come “non me” o “non io” (o altro da me), e si sente separato da esse.

Sailor Bob Adamson

 

 

 

 

 

 

Accesso diretto a Dio ~ Rupert Spira

Quando la nostra attenzione viene portata alla conoscenza del nostro proprio Essere – che ciascuno di noi sa essere l’esperienza di “Io Sono” – cominciamo ad andare verso il nostro proprio Essere. Quando sentiamo parlare del nostro Essere, cominciamo già ad andare lì. A qualche punto della nostra strada, arriviamo lì. In realtà, non è che veramente arriviamo lì, o andiamo lì, questa è solo una metafora. In altre parole, quando sentiamo parlare del nostro Sè, è come se il conoscere il proprio Essere risplendesse e noi venissimo portati lì; qualcosa nelle parole, in una frase, ci porta lì. Allora, quando andiamo lì, per così dire, noi tocchiamo la nostra vera natura, noi ci conosciamo veramente per come siamo.

In quel momento senza tempo, perché l’attività della mente è assente, compare un rilassamento del corpo e della mente, magari non completo, ma alcune delle contrazioni, che sono il sé separato, si rilassano e accade uno sbrigliamento della tensione derivante dalla separazione. Quello sbrigliamento, quel rilassamento del corpo può essere espresso in vari modi: lacrime, risate, pelle d’oca, tremiti, sensazioni di malessere o sensazioni di piacere, come un’onda dolce che si diffonde nel corpo, o anche come se qualcosa in noi si spezzasse. Può sembrare di essere stati scossi da un terremoto e in questo caso è spiacevole. La forza della nostra conoscenza di “Io Sono”, che tutti noi conosciamo, non è la conoscenza di qualcosa, non è qualcosa che la mente conosce, bensì è una sorta di “buco” nella mente, è un accesso diretto a Dio.

Ora, è questa un’esperienza straordinaria? È qualcosa a cui io ho un’accesso speciale e tu non hai accesso? È qualcosa che richiede un tuo interesse alla non-dualità affinché tu possa accedervi? E’ ciò che ciascuno di noi essenzialmente è.

 

 

 

 

 

 

La Sorgente ~ Lisa Cairns

Domanda: Qual è la sorgente di questa espressione energetica della “personalità”? E perché è così potente se è illusoria? E perché ha una specifica locazione qui e non lì?

Lisa: La Sorgente di tutto non sarà mai conosciuta; tutto quello che c’è è la Sorgente. Tutto quello che c’è è Dio che fa esperienza di se stesso attraverso l’apparente separazione degli oggetti.

Qual è la Sorgente di tutto? Ogni cosa e nessuna cosa. Non una cosa, e ogni cosa. Non puoi mai stare fuori dal tutto e guardare per vedere cos’è. C’è solo la Sorgente, e non è una cosa particolare.

La contrazione energetica fa parte di questa espressione. Non è separata da questa espressione. La separazione non esiste realmente, appare solamente così. E’ molto strano e impossibile parlarne.

La separazione si sente molto reale perché è ciò che è progettata che faccia. E’ progettata per dare l’apparenza di un “qualcuno” che è separato dalla vita. Non esiste realmente, questa persona separata. Ciò che è, è questo, i suoni, odori, le viste, le sensazioni, ecc. In ciò, la prima astrazione, che in un certo senso non è neanche un’astrazione, è “io” sto facendo esperienza di questo, piuttosto che semplicemente il puro esperire, senza un “io”. L’astrazione sorge nell’esperienza.

Non è sbagliato e non ha bisogno di essere negato. E’ solo una descrizione di ciò che sembra stia accadendo. Non è chi sei. Per fare esperienza c’è bisogno di un oggetto che sia esperito. Tutto quello che c’è, è l’esperire, ed è così intimo che non c’è separazione tra l’esperire e gli oggetti; sono uno e la stessa cosa.

Tutte queste domande alla fine si riducono al non sapere. Proprio qui, proprio ora c’è solo un grande non-sapere. C’è un sapere dell’esperienza, ma niente che sia conosciuto nel pensiero. C’è solo esperire. Tutto nel pensiero è ipotetico; questo implicherebbe che c’è sapere, ma anche non-sapere.

Non sappiamo mai la risposta a chi siamo, o perché questo sta accadendo, o come sbarazzarci dalla contrazione energetica. Tutto ciò è fumo, è ipotetico.

La sola cosa che è sempre conosciuta è l’esperire, che è puro, semplice e immediato.

La descrizione di ciò che sta accadendo è solo una descrizione di ciò che sorge nell’Essere Vita dell’apparente personaggio. L’apparente personaggio è solo una forma di espressione. Ci sono miliardi di forme di espressione in questo, e tutte sono ciò che è.

Nessuna di esse è mai personale.

Lisa Cairns dal suo libro For the Love of everything

 

 

 

Sforzarsi di cambiare confonde ~ Jean Klein

Domanda: Non dovremmo occuparci di cambiare il mondo, ma piuttosto di cambiare la nostra attitudine. E’ questo che intende quando dice che noi non siamo il film dell’esistenza, ma siamo la luce che lo illumina?

Risposta: Certo, voi non potete cambiare il film, perché ogni tentativo di cambiarlo fa anch’esso parte del film.
L’identificazione col vostro corpo e la vostra personalità vi intrappola rendendovi i dipendenti. Le vostre percezioni sensoriali sono costruite dalla memoria e implicano un cocnoscitore. Per scoprire chi siamo veramente dobbiamo esaminare in modo accurato la sua natura e questo richiede tutta la nostra attenzione, il nostro amore: scoprirete allora ciò che siete veramente, questo è il solo sadhana.

Integrare la consapevolezza del Sé è LIBERTA’. Il Sé si prende carico di ogni cosa. Le immagini sorgono e si dissolvono nello specchio della coscienza e la memoria crea l’illusione della continuità. Essa non è altro che un modo di pensare, ed è puramente transitoria. Su queste basi instabili costruiamo un intero mondo di personaggi, e questa illusione ostacola la chiara visione.

Sforzarsi di migliorare o di progredire confonde ancora di più. Le apparenze esterne possono condurci a credere di aver raggiunto una condizione di stabilità, che stiano avvenendo dei combaiamenti e che stiamo progredendo, avvicinandoci alla soglia della grazia. In realtà però, nulla è cambiato; abbiamo
cambiato solamente la disposizione dei mobili. Tutte queste attività avvengono nella vostra mente, sono un’invenzione dell’immaginazione, ma tutto è molto semplice: perché farlo così complicato.

QUELLO CHE VOI SIETE fondamentalmente E’ SEMPRE QUI, sempre completo, non ha bisogno di purificarsi, non cambia mai. Per il Sé L’ OSCURITA NON ESISTE. Non potete scoprire o diventare la verità, perché LO SIETE.

Non c’è niente da fare per avvicinarsi ad essa, niente da imparare. Osservate solo che state costantemente cercando di fuggire da ciò che siete. Smettete di perdere energia e tempo facendo proiezioni, vivete questo arresto non in modo svogliato o passivo; vivete l’attenzione smettendo di aspettare e anticipare; anche questo è il vostro sadhana. Nella realtà non c’è posto per il miglioramento, dato che è di per se stessa perfezione; come potreste avvicinarvi ad essa, non esistono
mezzi per farlo.

Jean Klein, tratto dal libro ‘Io Sono

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