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Bruce Lee - Il Tao del dragone: verso la liberazione del corpo e dell'anima (estratti)

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Non posso insegnarti; posso solo aiutarti a esplorare te stesso. Nient’altro. (Bruce Lee)



Parte prima

KUNG FU


Il modo di muoversi nel kung fu è strettamente legato al movimento della mente. Di fatto, la mente è abituata a dirigere il movimento del corpo. La mente vuole e il corpo agisce di conseguenza. Dato che è la mente a dirigere i movimenti fisici, il controllo della mente è importante, anche se non è semplice da conseguire. In un suo libro, Glenn Clark tratta di alcuni disturbi emotivi che si riscontrano negli atleti:

Ogni centro di conflitto, ogni emozione estranea, distruttiva, destabilizzante, interrompe il ritmo naturale e riduce il rendimento di un uomo nell’azione agonistica molto più di quanto possano danneggiarlo i problemi fisici e la stessa lotta corpo a corpo. Le emozioni che danneggiano il ritmo interiore di un uomo sono l’odio, la gelosia, l’avidità, l’invidia, l’orgoglio, la vanità, la bramosia e la paura.


Per eseguire la tecnica corretta, nel kung fu, alla scioltezza fisica deve affiancarsi la scioltezza mentale e spirituale, così da rendere la mente non soltanto agile, ma anche libera. Per ottenere questa libertà mentale, chi pratica il kung fu deve rimanere calmo e tranquillo e padroneggiare il principio del vuoto mentale (wu shin). Il vuoto mentale non è una mente vuota che esclude ogni tipo di emozione e non è neppure la semplice calma e la quiete mentale. Anche se la calma e la tranquillità sono fattori importanti, è soprattutto il distacco – il «non attaccamento» – della mente a costituire il principio del vuoto mentale. Chi pratica il kung fu usa la propria mente come uno specchio; non si attacca a nulla e non rifiuta nulla; sa ricevere, ma non trattiene. Come sostiene Alan Watts, il vuoto mentale è «uno stato di pienezza in cui la mente funziona liberamente e facilmente, senza la sensazione di una seconda mente o di un ego che le sta sopra con un bastone».6


Quello che egli intende è che la mente deve poter pensare ciò che vuole senza interferenze provenienti da un pensatore separato o dal nostro ego. Finché la mente pensa ciò che vuole, non fa alcuno sforzo nel lasciar andare; la scomparsa dello sforzo nel lasciar andare è esattamente la scomparsa di quel pensatore separato. Non c’è niente che dobbiamo provare a fare, perché qualsiasi cosa arrivi, momento dopo momento, viene accettata, compresa la non accettazione.


Vuoto mentale, dunque, non significa essere privi di emozioni o di sentimenti, ma essere qualcuno i cui sentimenti non si attaccano a niente e non sono bloccati. È una mente immune dalle influenze emotive.


Pertanto la concentrazione nel kung fu non consiste, come si crede solitamente, nel focalizzare l’attenzione su un singolo oggetto dei sensi, ma nella serena consapevolezza di ciò che accade qui e ora. Tale concentrazione si può notare, per esempio, negli spettatori di una partita di calcio, che invece di concentrarsi specificamente sul giocatore in possesso della palla, hanno una visione globale dell’intero campo di gioco. In modo simile, la mente di chi pratica il kung fu è concentrata, ma non rimane fissa su una specifica parte dell’avversario.


chi pratica il kung fu aspira all’armonia con se stesso e con il suo avversario. Inoltre, raggiungere l’armonia con il proprio avversario è possibile non attraverso la forza, che provoca conflitti e reazioni, ma arrendendosi alla forza dell’avversario. In altri termini, chi pratica il kung fu promuove lo spontaneo sviluppo del suo avversario e non cerca di interferire di propria iniziativa. Perde se stesso, rinunciando ai propri sentimenti soggettivi e alla propria individualità e diventando un tutt’uno col suo avversario. Nella sua mente, gli opposti collaborano reciprocamente, anziché escludersi reciprocamente. Quando il suo ego e i suoi sforzi coscienti si arrendono a un potere che non gli appartiene, allora raggiunge la suprema azione che è la «non azione» (wu wei).


Wu significa «no», «non», e wei significa «azione», «attività», «fare», «sforzo», «tensione». Wu wei non vuole dire non fare niente, ma lasciar andare la mente da sé, avendo fiducia che funzionerà bene per conto suo. Wu wei, nel kung fu, significa azione spontanea o azione dello spirito, nel senso che la forza che governa è la mente e non i sensi. Nel combattimento, chi pratica il kung fu impara a dimenticarsi di sé e a seguire i movimenti del suo avversario, lasciando la mente libera di fare le proprie contromosse senza interferire intenzionalmente. Si libera da tutte le resistenze mentali e adotta un atteggiamento arrendevole. Tutte le azioni che compie sono prive di autoaffermazione; mantiene la sua mente libera e spontanea. Appena smette di fare questo, il suo flusso motorio sarà disturbato e il suo avversario lo batterà immediatamente. Perciò ogni azione deve essere fatta senza intenzione, senza neppure «provarci». Con il wu wei ci si assicura una «riposante facilità».



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