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Esercizi Gurdjieff (Pratiche della Quarta Via, Lavoro su di sé)

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Prima di tutto un elenco delle tecniche principali, poi verranno approfonditi gli esercizi.


Auto-osservazione e non identificazione.


Ricordo di sé


Attenzione divisa


Super sforzo


Movimenti e Danze sacre




Lo sforzo di realizzare: ho un corpo.

Lo sforzo di realizzare che Io discendo e sono collegato a questo organismo (questo animale) con lo scopo di svilupparlo.


Il tentativo di accorgersi della meccanicità dell’organismo.

a. Le sue reazioni abituali a situazioni ricorrenti.

b. Il rapporto magnetico dei centri.


 Fornisci la base, la terza forza, la neutralizzante, in tutte le situazioni. Cioè, Improvvisa.


Relaziona ogni oggetto alla sua posizione nella scala. Per esempio, una sigaretta fa parte del regno vegetale (Mi) della scala organica. Le piante appartengono al regno vegetale. L'oro di un orologio ai metalli (Do). L'uomo (Si). Ecc. L'intero regno naturale è interposto tra la Terra (Mi) e le piante (Fa) della grande ottava. Ecc.


Sperimentare la parte del conducente, allo scopo di fargli imparare il suo lavoro.

Come il centro formatorio trasmette i comportamenti dell’organismo all’”Io”.


La formulazione dell’osservazione simultaneamente all’atto dell’osservazione .


Formulazione delle Idee.

Il tentativo di comprendere le Idee.

Il tentativo di collegare le idee e comprenderne le relazioni.

 Il tentativo di definire termini in accordo con le idee del sistema.

Il tentativo di interpretare la vita, gli esseri umani etc. in termini di meccanicità, tipi, cause, centri etc.


Descrivere l’esperienza; rifletti sulle idee.


 Triangolare, cioè, avere un triplice scopo per ogni atto o azione.


Mettere insieme tutto quello che sai su un dato oggetto al momento di percepirlo.


Immaginazione costruttiva (creativa).

a. Immaginate la grande ottava.

b. Tentate di realizzare il posto dell’uomo nell’universo.


Prova a realizzare il fatto di due miliardi di persone.


Prova a realizzare il fatto della morte.


Renditi conto del peso dell'opinione.


Applicare la legge dell'ottava al proprio comportamento. Cercare di sapere quando ogni dato impulso ha raggiunto la nota Mi.


Sbuccia la cipolla, cioè, prendi nota dei vari atteggiamenti verso la vita, strappando quelli superficiali sforzandoti di raggiungere l'attitudine fondamentale.


Nota (annota) cosa ti piace e cosa non ti piace.


 Trova il desiderio essenziale.


Trova la caratteristica principale.


 Fai sforzi gratuiti.


Scegliere un ruolo per sé stessi.


Vai a caccia di un compito impossibile.


Vai contro l'inclinazione (tendenza).


 Spingi l'inclinazione oltre i suoi limiti naturali.


 Se un uomo ti obbliga a fare un miglio, vai con lui per due miglia (frase del vangelo).


Determina cosa vuoi veramente in ogni data situazione. Ottienilo deliberatamente, oppure opponiti deliberatamente all' "io" di questo desiderio.


 Pratica la ginnastica relativa al tempo, spazio e moto.


Cerca illustrazioni concrete ed esempi (pratici) delle idee del sistema.


 Prova a compiere consciamente il lavoro istintivo, emozionale e intellettivo allo steso tempo.


Prova a realizzare che in ogni dato momento stai mettendo in atto uno di parecchi possibili.


Prova a tenere in mente che quando parli di queste idee a qualcuno o a un gruppo, in quel momento le cellule umane stanno istruendo un gruppo di cellule scimmia, - che sono in ogni cervello.


 Prova a realizzare che l'uomo, in sé, è un cosmo. Che questo organismo è il pianeta o globo di questo "io". Che esso (l'organismo) contiene cellule corrispondenti alle categorie della natura.


 Prova a diventare cosciente delle operazioni dei sub-centri: i sub-centri motorio ed emozionale del centro intellettivo, l'intellettivo e l'istintivo del centro emozionale, i sub-centri intellettuale ed emozionale del centro istintivo


 Prova a tenere in mente e realizzare che riceviamo costantemente influenze dal nostro universo intero.


Prova a realizzare che questo organismo è, in realtà, solo una bolla percettiva.


 Dai a tutti e cinque i punti l'attività necessaria.


 Il tentativo di usare il centro formatorio come un muscolo, direttamente, e indipendente di sub-vocalizzazione.



 Il tentativo di ripetere un poema e una serie di numeri, simultaneamente, usando il centro formatorio per il poema, l'apparato vocale per i numeri.


 Srotola il film della vita


Evoca in figure l'oggetto al quale sono relazionate le idee.



Cast spells. (influenza con fascino, lancia incantesimi, fai delle magie)


 Prova a praticare la morale conscia.


Prova a pensare la cosa Ragionevole da fare o dire in qualsiasi situazione data.

(https://sites.google.com/site/georgegurdjieff/48esercizidigurdjieff)



Ora approfondiamo la pratica.

Partiamo con una riflessione di ZeRo sulla sofferenza volontaria.


La sofferenza volontaria è moneta di scambio per la salute, l'arricchimento interiore/esteriore, la crescita personale, la pace interiore, la forza, l'intelligenza.

Sigilla nel cuore questo messaggio ---> le persone più felici non sono quelle che hanno sofferto di più ma quelle che hanno saputo soffrire meglio.


  • ATTRITO
    • l'ideale sarebbe agire quando e dove c’è “attrito”, questo genera una trasmutazione interiore e favorisce un'accelerazione del processo. Il trucco sta nel fare qualcosa di utile proprio in quei momenti in cui hai meno voglia di farlo. In pratica devi riuscire a costringere il corpo a mettersi all'opera malgrado le resistenze della mente. Per superare l'attrito iniziale (resistenze dell'io pigrone o falsa personalità) devi affidarti alla forza di volontà e alla fiducia nel Lavoro sul corpo sottile o corpo energetico.

    • Es. di attrito = alzarsi presto quando non ne hai voglia; astenerti dal mangiare proprio quando desideri un dolcetto; fare una doccia fredda mentre sei appena sceso dal letto; fare una passeggiata o corsetta al mattino presto.

    • In soldoni, andare “consapevolmente” contro la via di minor resistenza, evitare la scelta più comoda, agire contro tutto ciò che è meccanicizzato (abitudinario) genera attrito e quindi “sofferenza volontaria” e infine trasmutazione da piombo in oro, salto ad un'ottava superiore ovvero un piano esistenziale migliore.

  • NON IDENTIFICAZIONE
    • Non scordare mai che la sofferenza è un mezzo e non il fine.

      •  con il crescere della tua consapevolezza, essa va scemando.

    • Renditi subito conto che non sei tu a soffrire bensì sono le emozioni negative, gli schemi di pensieri dominanti, le abitudini correnti, in due parole stai sacrificando la falsa personalità, l'identità con cui ti eri erroneamente immedesimato finora. Falsa personalità è sinonimo di sofferenza inutile, sofferenza immaginaria (provocata da preoccupazioni insensate, timori concettuali).

    • Mentre pratichi rimani autoconsapevole, ricorda che tu sei solo alchimista che controlla l'andamento del processo di trasformazione interiore. I processi che avvengono nel crogiulo umano riguardano le componenti del corpo. Sensazioni dolorose, emozioni sgradevoli, impressioni, pensieri e così via rappresentano il combustibile o la materia prima sottoposta al fuoco alchemico (fuoco = tua concentrazione/consapevolezza). All'emergere di queste sensazioni fastidiose non identificarti, rimani lucido, consapevole che tu sei l'osservatore "esterno" (non toccato dai quei processi) che si prende cura della macchina biologica: la tua attenzione è necessaria alla riuscita dell'opera. Il principiante si fa del male (SOFFERENZA INUTILE) perché si identifica con il materiale che brucia. Il bravo praticante sa che non può scottarsi perché egli stesso è quel fuoco o meglio il generatore e manipolatore di quel fuoco.

    • Man mano che pratichi lucidamente acquisirai un incredibile potere personale. Carisma, autostima, capacità attrattiva, vigore, centratura, radicamento: queste sono soltanto alcune delle inevitabili benefici dello sforzo cosciente o sofferenza volontaria. Questa sofferenza "utile" si trasforma automaticamente - per una legge fisica infallibile - in nuova energia. La soff. inutile invece - per una serie di ragioni che non è il caso di analizzare - ti depriva di energia.
    • Es. di Soff. inutile =
    • dare istintivamente espressione alle emozioni negative (rabbia, gelosia, senso di colpa, senso di inferiorità, autocommiserazione, lamentarsi-criticare gli altri),
    • continuare a dubitare del lavoro interiore,
    • FANTASTICARE (evadere dalla realtà presente), desiderare di trovarsi altrove con una persona speciale, lontano da ogni difficoltà.

  • DOLORE = PROPELLENTE

    • la fatica, l'attrito, la tensione iniziale vanno visti come una molla che ci spinge ad uscire dall'indolenza: affinché questa molla funzioni è necessario esercitare una pressione verso il basso, al crescere della quale crescerà lo slancio verso l'alto. Considera questo meccanismo come un incentivo. Inoltre questo dolore consapevole ti scuote dal torpore abituale.
    • Spezza le colonne dietro cui il falso io (l'avversario, l'ego) ha edificato il suo nascondiglio
    • Più è grande è la sofferenza "utile" e maggiore sarà l'energia propulsiva” che hai a disposizione
    • eleva il tuo quoziente volitivo = sviluppi la facoltà di non arrenderti davanti a niente e nessuno
    • "la volontà è la quantità di sofferenza che siamo disposti a spendere per ottenere ciò che vogliamo"
    • Se pratichi correttamente puoi accedere alla sorgente vitale ed usufruire di una quantità inesauribile di energia


  • NON RIMANDARE LE PRIORITA'
    • "Fallo subito, non domani mattina"
      • [che si tratti di lavare i piatti, fare la doccia, fare ginnastica, meditare, etc.]
    • Concentrati su un'attività per volta
      • "Lascia perdere il multitasking"
  • SACRIFICA LE ATTIVITA' SECONDARIE, INUTILI
    • mentre ti dedichi all'attività principale, non pensare ad altro [chiudi f.b., whatsapp, istangram]
    • stai alla larga dai vizi, dalle sigarette, dal caffè, dallo zucchero, dall'alcol, etc.
    • Es. di Soff. volontaria = stanare le inclinazioni insensate, i meccanismi sconvenienti che tendezialmente eseguiamo senza rendercene conto: una volta “stanato” uno di questi meccanismi, continuando ad osservarlo senza volerlo cambiare… prima o poi svanisce: da solo!
      • se cerchi di cambiarne anche solo una virgola, c’è la possibilità che lo stesso meccanismo si travesta, cambiando un dettaglio o spostandosi altrove, per ripresentarsi sotto mentite spoglie.
      • Il che equivale a non cambiare una beata fava: è come cambiare una camicia pensando di andare in giro a torso nudo.
      • Occorre porsi una specie di “sveglia” interna che ci porta a riconoscere il comportamento in questione sul nascere, ovvero dalla reazione emotiva che lo produce e stroncarlo letteralmente all’istante.
      • Se non cerchi di cambiare quello che osservi, ma continui a guardarlo senza cercare di giudicarlo (anche solo dare un nome ad una cosa significa de facto emettere un giudizio), è possibile che parta una catena di osservazioni che ti portano a capire molte altre cose interessanti sul tuo funzionamento.
  • IL POTERE DEI DOVERI ESSERICI
    • il leggero SFORZO COSCIENTE compiuto quotidianamente contrasta il torpore ("SONNO" o "IPNOSI" a cui viene abitualmente sottoposta la bio-macchina - il tuo corpo]
      • nel fare quella piccola attività stai rimandando qualcos'altro, l'attività deleteria [il dormire, il cazzeggiare, il disperdere energia vitale]
      • Dai sempre la precedenza a tutte le attività che stimolano attivamente la tua attenzione, innalzano il liv. energetico. Sacrifica le comodità. Il tuo Essere si espande fuori dalla zona di comfort
      • All'inizio evita i SUPER-SFORZI. Essi sono estremamente utili e potenti ma richiedono una padronanza enorme.
  • COMINCIA DAL MICRO
    • Non lancirati in attività eroiche. Parti con piccoli atti, di breve durata e lieve intensità, poi aumenta gradualmente la portata del lavoro. Inizia per pochi minuti, cronometra 5 minuti e non demordere fino alla fine. Dopo un paio di settimane prolunga di 5 min., poi 10 min., 15 min. etc.
  • ILLUSORIETA'
    • la sofferenza, per quanto lancinante, proviene sempre da una percezione soggettiva, è un fattore variabile, modulabile e in alcuni casi annullabile. In poche parole la radice della sofferenza è irreale. Fa leva su una serie ingannevole di meccanismi biologici, psicologici e sensoriali. Per ritrovare il benessere non è necessario intervenire cavillosamente su questi meccanismi... è sufficiente comprendere cosa significa il termine "percezione".
      • La sofferenza è uno dei legami più interessanti e diretti che abbiamo con l’illusione. Non va scacciata ma studiata a fondo. Il saggio giunge al risveglio proprio grazie alla lucida analisi della sofferenza: in tal modo ottiene la chiara visione della sua radice percettiva.
      • Sofferenza volontaria = non sfuggire da un dispiacere (una scomodità) frapponendo barriere tra noi e la sua percezione. Immergiti completamente! Riemergerai in un mare di GODURIA.
        • il dolore può sconfinare nel piacere, come viceversa. Piacere e dolore sono due facce della stessa medaglia: l'illusoria percezione soggettiva.

In conclusione la sofferenza è inevitabile, non c'è via di scampo. L'unica decisione sensata riguarda il tipo di sofferenza: puoi scegliere quella utile oppure quella inutile.






Continuo con una riflessione di Elvio Rocchi.


Il Ricordo di sé – Un potente esercizio di Presenza

Oggi voglio parlare del “Ricordo di sé”, un potente e bellissimo esercizio di presenza, per conoscere noi stessi e comprendere la nostra vera essenza


 

Il ricordo di sé fa parte degli esercizi di presenza che conobbi grazie alle idee di George Gurdjieff e della scuola della Quarta Via. 


Ci sono percorsi ed esercizi spirituali ai quali ci connettiamo più facilmente rispetto ad altri, personalmente, sentii che questo esercizio di presenza “risuonava” potentemente in me e provai bellissime sensazioni di consapevolezza ed espansione della coscienza fin dai primi istanti in cui provai a farlo.


Oggi mi sento di dedicargli questo Spiraglio, perché lo considero “l’esercizio principe”, anzi, qualcosa di più di un’esercizio: è una bellissima strada da percorrere che ci permette di fare passi da gigante nel nostro percorso di crescita personale ed interiore


L’addormentamento

monaco che dorme

Prima del parlarti del ricordo di sé, voglio fare un breve cenno a due concetti che ci aiuteranno a capire di cosa stiamo parlando: il primo è l’addormentamento. 


Ti è mai successo, mentre leggevi un libro, di renderti conto di non avere idea di cosa stavi leggendo e di dover tornare indietro anche di mezza pagina per riprendere il filo del discorso? E mentre parlavi con un amico, non ti è mai successo di distrarti e dovergli chiedere, magari vergognandoti un po’, di ripetere cosa aveva detto?


Sono solo due esempi di distrazione, una qualità umana che, chi più o chi meno, conosciamo tutti quanti.


Facciamo un’azione e intanto pensiamo ad altro. 


Può accadere anche per la strada: si cammina, si passeggia, e intanto ci si perde nei propri pensieri, fino a rendersi conto di aver percorso tutto quel tratto di strada in modo “meccanico”, senza prestare attenzione a cosa avevamo intorno; conosco una persona a cui capitava addirittura di sbagliare strada tanto tendeva ad “imbambolarsi” nei propri pensieri.


George Gurdjieff, esoterista e mistico di origini armene, chiamava questo stato “addormentamento”. 


Non mi dilungherò più di tanto, perché l’importante è rendere l’idea, ma se vuoi approfondire ho dedicato a questo argomento uno Spiraglio dal titolo Le nostre idee non sono nostre.


La Presenza

Se ti sei fatto una prima idea dell’addormentamento, immaginerai che il suo contrario è lo stato in cui siamo vigili e la nostra mente è attiva e connessa alle azioni che stiamo compiendo: la chiamiamo presenza. 


Camminare per strada in modo presente significa essere attenti e consapevoli a tutto ciò che accade, presenti con tutti e cinque i sensi: con la vista attiva e pronta a cogliere tutti i particolari e le sfumature di ciò che osservo, mettendo la stessa attenzione nell’udito per percepire tutte i suoni e rumori che ascolto lungo il cammino e così via.


Quando ti dimentichi un oggetto…beh….significa che nel 99% dei casi non eri presente.


Immagina questa situazione: entri in un bar con un amico per prendere un caffè, appoggi il cellulare sul tavolo, inizi a chiacchierare con lui, ti immergi ed immedesimi nella conversazione, sei così preso da ciò che dici e che ti viene detto che non fai caso a nient’altro.


A un certo punto vi alzate, vi recate a saldare il conto, “fate a gara” per stabilire chi riuscirà ad offrire il caffè all’altro e uscite dal bar.


Ma il cellulare rimane sul tavolo!


Dov’era la coscienza nel momento in cui lo appoggiavi? E nel momento in cui ti alzavi e lo lasciavi? Eri, appunto, nello stato di “addormentamento”, si chiama così perché è un po’ come quando sogni e non sai che stai sognando!


Molto semplicemente, eri distratto ed hai perso il cellulare. Succede vero? 


Il ricordo di sé (che possiamo chiamare anche ricordo di se stessi) è, appunto, un esercizio per sviluppare lo stato in cui sei vigile, presente a te stesso, consapevole di ciò che fai e del perché lo fai. Ecco perché l’ho definito “esercizio di presenza”. 


So che può sembrare una cosa banale, ma non lo è affatto. La vita diventa più piena quando ci “ricordiamo di noi”, più bella e più viva. 



Il principe degli esercizi di presenza: il Ricordo di sé….come si fa? 

Nel libro “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” lo scrittore russo P. Ouspensky lo descrive come “attenzione doppia”, divisa in due, una parte sull’esterno e l’altra su me stesso (da cui il nome “ricordo di se stesso”).


Cosa significa in parole povere? 


Significa che ti devi ricordare di esserci! 


A mio modo di vedere questo concetto si può afferrare bene pensando al suo opposto: quando passeggi per strada e vaghi perso nei tuoi pensieri “non ci sei”, non ti ricordi di te. Stessa cosa quando leggi un libro e ti distrai o quando vedi un film e ti ritrovi a pensare a tutt’altro e devi mandare indietro per riascoltare quello scambio di battute e capire meglio cosa è accaduto (succede, vero???)


E cosa significa, invece “attenzione divisa in due“? 


Questo concetto è più facile a farsi che a dirsi. Quindi, io te lo dirò con parole mie, ma tu, se vuoi comprenderlo, prova semplicemente a metterlo in pratica.


Te lo posso spiegare così: immagina di guardare un albero. Anzi, fai una cosa, appena puoi, appena esci di casa, vai in un parco e guarda un albero. Cosa vedi? La domanda sembra stupida, vero? Vedi l’albero, ovviamente.


Questo significa che l’attenzione, la tua percezione coglie l’esterno, ciò che si trova intorno a te. Se tu avessi una telecamera al posto degli occhi, e potessi registrare quella scena, tu, in essa, non compariresti. 


Ecco che il ricordo di sé, scusa il gioco di parole, riporta l’attenzione su di te. Una parte dell’attenzione va da te verso l’albero, l’altra è diretta verso di te. Per questo viene definita anche “attenzione bipartita” o “attenzione divisa”: è una grande presenza divisa in due parti. In una delle due, tu compari. 


Lo so, tutto questo può suonare contorto e non è immediato da spiegare a parole, eppure, ci stiamo provando e come sempre insieme: io scrivendo e tu leggendo: è una bella squadra, in fondo, no? 🙂


Entriamoci ancora più dentro…

Questo me lo chiedono sempre i ragazzi e le ragazze che frequentano i miei corsi. La mia risposta è si e no, e cioè: proviamo ad entrare meglio nel discorso, ad approfondirlo, ma lasciamo perdere il “capire”, mettiamo da parte la comprensione intellettuale di questa tecnica.


Non si tratta di capirla, bensì di sentirla, percepirla e viverla. 


Torna ora con la mente all’esempio del cellulare dimenticato sul tavolo.


Anziché essere distratto stavolta sei presente. Nel momento in cui lo appoggi, la tua attenzione è diretta verso l’esterno, cioè, in parole povere, vedi la tua mano mentre lo appoggia sul tavolo, ma al contempo sei consapevole di te mentre fai questo gesto.


Quando arriva il momento di alzarsi per pagare il conto, stavolta, non lascerai il cellulare abbandonato, pronto ad essere preda della prima “mano lesta” che passa da quelle parti. Se ripenserai a questa scena la sera, prima di coricarti, vedrai distintamente la scena della tua mano che appoggi il cellulare…ma al contempo vedrai anche la stessa scena come se fosse ripresa “dall’esterno”, e vedrai te stesso mentre appoggi il cellulare…e poi, fortunatamente, te lo riprendi anziché perderlo!


A grandi linee, per quanto si possa spiegare in un articolo di un blog, ricordarsi di se stessi significa proprio quello che hai appena finito di leggere: essere presenti anziché “addormentati” e distratti mentre agiamo nel mondo. Segui Spiragli di Luce, belle prossime settimana pubblicherò un post dedicato anche ad altri esercizi di presenza.





A cosa serve ricordarsi di se stessi?

Serve ad esercitare la consapevolezza, a divenire sempre più coscienti e, dunque, padroni del nostro destino. 


Ma come, Elvio…solo perché mi ricordo di un cellulare sono padrone del mio destino? Beh, mio caro lettore e lettrice…si e no. Non lo sei (e sarai) solamente “perché ti ricordi del cellulare, ma perché ogni azione produce un risultato. 


Mille azioni incoscienti, compiute nella distrazione più totale, producono mille risultati incoscienti, insomma, un vero e proprio disastro. 


Al contrario mille azioni coscienti, e compiute con Amore, produrranno risultati amorosi e consapevoli, più luminosi, splendenti, fonte di bellezza ed evoluzione. 


(fonte - https://spiraglidiluce.org/2017/06/28/ricordo-di-se-esercizio-di-presenza/)



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